Lavori agli Osservanti, Chiari attacca Fondazione Crl

22 marzo 2016 | 15:22
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Lavori agli Osservanti, Chiari attacca Fondazione Crl

I lavori della Fondazione Crl agli Osservanti “non sono legittimi”, perché “il diritto ad usufruire della volumetrie è decaduto essendo il tutto terminato da oltre 10 anni”. A sostenerlo è l’ex assessore all’urbanistica della giunta Favilla, non nuovo ad attacchi frontali all’ente di S. Micheletto. Stavolta è finito nel mirino il cantiere per realizzare la ‘Limonaia’ nel giardino degli Osservanti. Secondo Chiari, “questa è l’ennesima dimostrazione di come il potere ed i soldi comandino. Si tratta di volumetrie residue, recuperate dalla vecchia demolizione degli impianti della ex caserma, di un vecchio piano di recupero che permise, all’epoca, la realizzazione di un fabbricato residenziale sempre nella stessa area. Ecco ‘l’immobiliare Fondazione’ che investe in nuovi fabbricati”.

“Penso – prosegue Chiari -, ma vorrei essere smentito, che tale permesso non abbia i requisiti della legittimità in quanto tale diritto ad usufruire delle volumetrie è decaduto essendo il tutto terminato da oltre 10 anni. Mi chiedo chi abbia autorizzato il rilascio di tale permesso e con quali presupposti: ad altri privati tali operazioni sono state negate. Perché non analizzare nel dettaglio tale autorizzazione? E’ il dirigente del settore che l’ha autorizzata? La Fondazione, ho letto, avrebbe rilevato o meglio acquistato un immobile di proprietà della Leccio spa, più precisamente l’attuale Agenzia delle Entrate o forse Equitalia di Guamo. E’ forse vero quanto scritto? Se così fosse, chiedo di rendere pubblico quanto è costata e se la Leccio spa non risultasse socia nella Lucca Solare, per una quota pari al 51%, con la stessa Fondazione; a quale titolo la Fondazione avrebbe acquistato tale immobile? Lo scopo sarebbe stato forse quello di dare liquidità alla sua docia in un momento di difficoltà finanziaria? La Fondazione avrebbe agito anche in questo caso come una immobiliare pur non essendo tale ruolo previsto dallo statuto?”.
Ma le osservazioni di Marco Chiari non finiscono qui: “Tra i revisori dei conti della Fondazione – aggiunge – non risultano professionisti che curano o curavano gli interessi anche della Leccio spa e, se così fosse, non sarebbero in contrasto con la propria funzione, ritrovandosi nella doppia veste di controllori e controllati? In merito poi ai costi degli appalti chiedo di nuovo, entrando più specificatamente nel dettaglio, se sia vero che l’appalto per la Casa del Boia era stato assegnato per una cifra pari a 700.000 euro ed è stato liquidato per un importo superiore ai 2.500.000? Risulta vero che la ristrutturazione dell’ex canile era stata appaltata per un importo pari a 250.000 euro ed il costo totale invece è stato di circa 700.000? A quale titolo si sono verificati tali aumenti? Perché non si indaga, e nulla si dice, di queste vicende e con quali motivazioni ciò avviene?”.