Colucci apre al ‘nuovo’ circolo Tobagi

28 marzo 2016 | 09:14
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Colucci apre al ‘nuovo’ circolo Tobagi

La rinascita dl circolo culturale Tobagi? Per Francesco Colucci dei Riformisti italiani è un segnale importante. “Quando quasi quarant’anni fa un gruppo di giovani intellettuali, operatori economici, professori, fondarono il Circolo Culturale Walter Tobagi crearono assai subbuglio nella saporosa e ingessata, Lucca di allora. Io stesso giovane segretario provinciale dei Socialisti vidi con sospetto il sorgere di questo club di uomini di pensiero e d’azione, dato che si richiamavano espressamente alla tradizione socialista con legami con la Milano Craxiana e quindi temevo venissero a pascolare nel mio orticello. Feci presto a convincermi del contrario e di quanto di positivo vi potesse essere per Lucca dall’attività di questo circolo”, scrive Colucci.

“Il Tobagi – aggiunge – ci convinse tutti per una sua azione culturale di avanguardia e di spessore, dando luogo ad un dibattito di alto livello sulla città e non solo. Dal Tobagi sono emersi valenti donne e uomini che si sono affermati nella società civile e anche nella politica, attraverso un percorso culturale partecipativo che ruppe gli antiquati schemi di allora. Il fatto che i fondatori di allora, con molti capelli bianchi e qualche pancetta in più, abbiamo deciso di ridere vita al Tobagi è senz’altro un fatto eclatante e positivo e mi sembra anche ben centrato. Ora come allora Lucca ha bisogno di persone che stimolino la riflessione su cosa siamo e cosa vogliamo essere, riportando al centro del dibattito anche politico, le idee, i progetti, i programmi, volando alto e uscendo dai personalismi di bassa lega e dalle improvvisazioni, che guidano la città ora. Quella della superiorità delle idee e dei progetti sugli odi personalistici su cui è ingessata la politica e anche la cultura lucchese, è una battaglia che faccio da solo, da anni. Ora il Tobagi ha forze intellettuali e sociali che potranno fare questa battaglia per Lucca, più e meglio di me e spero anche insieme a me, senza timori che voglia mettere il cappello”.