
Ridare alla città un luogo di incontro, di confronto politico aperto, all’insegna di una reale libertà di pensiero, ma con capacità di sintesi positive. E aiutare anche la politica a “recuperare spirito di servizio”, perché l’impegno a favore dei cittadini non può limitarsi a qualche dichiarazione in tv e sui giornali. E’ questo uno dei principali obiettivi del ricostituito circolo Walter Tobagi, la cui rinascita ha suscitato già un certo dibattito negli ambienti della politica. Ma come spiega uno dei suoi fondatori, Fulvio Mandriota, non è nelle intenzioni del circolo percorrere la strada delle prossime elezioni amministrative. Ma qualche contributo al dibattito sul futuro della città – soprattutto in termini di rilancio culturale – questa “rinascita” lo ha già dato e – c’è da aspettarsi – lo darà.
Mandriota, di recente ha ripreso le attività il circolo Walter Tobagi a Lucca. Che storia ha il circolo e che importanza ha avuto nel dibattito della città nel passato?
“Nel 1982 l’Italia era attraversata da una straordinaria voglia di affermarsi, furono anni di innovazione nel paese e nel mondo. Nacque nel mondo il vero progresso tecnologico con Bill Gates e con esso il nuovo modo di vivere nella società moderna – allora noi giovani scoprimmo la competizione sociale e capimmo che si sarebbero affermate le giuste capacità. Il Paese esprimeva il sollievo collettivo per la lenta uscita dagli anni del terrorismo, e prevalse, in contrasto con il decennio precedente, il ‘privato’ e il liberismo. Anche Lucca fu toccata da questo entusiasmo e da Milano, capitale morale e culturale, scese Vittorio Barsotti, che portò anche nell’area di formazione laica, liberale e socialista (allora si chiamava Lib-lab) una ventata di cambiamento. Tutti fummo pervasi da una grande vitalità e il benessere diffuso spinse le ‘menti libere’ alla discussione, soprattutto verso la costruzione di una società più laica e aperta, dove si proponeva un universo femminile che riusciva a raggiungere le prime affermazioni professionali. Fu allora che nacque il Circolo Walter Tobagi, intorno ad un gruppo di intellettuali e giovani imprenditori. Fu una ‘scossa’ che produsse una forte elaborazione politica e soprattutto aprì la città al dibattito culturale nazionale. Arrivarono ospiti del Tobagi personaggi come Gianni Baget Bozzo, Giuliano Amato, Margherita Boniver, Eros Pagni, Franco Tosi, Walter Pedullà (allora presidente della Rai). I giovani trovarono un modo per incontrarsi ed elaborare una dottrina per costruire un ‘nuovo domani’”.
Perché era importante per voi che il circolo riprendesse le sue attività?
“Lucca odierna è in crisi di identità, afflitta per di più da uno stato confusionale, ma soprattutto senza un progetto culturale. La società lucchese naviga senza una meta e non riesce a mettere a frutto le grandi potenzialità che potrebbe esprimere. Forse tanta colpa di questo stato è da addebitarsi alle classe dirigente (non solo politica), restia al dibattito, più propensa alle divisioni o comunque al proprio orticello; quindi la comunità lucchese è tagliata fuori dal circuito che conta, anche per mancanza di scelte condivise. Con la rinascita del Tobagi riteniamo fondamentale ridare alla città un luogo di incontro, di confronto politico aperto, all’insegna di una reale libertà di pensiero, ma con capacità di sintesi positive. Tanto per cominciare la politica deve recuperare spirito di servizio, e l’impegno a favore dei cittadini non può limitarsi a qualche dichiarazione in tv e sui giornali. La nostra autonomia da ogni potentato, inoltre, garantisce ogni espressione ed è fondamentale per aiutare il risveglio delle coscienze di quei cittadini che si sono distaccati dal dialogo comune. La nostra ambizione è dare soprattutto spazio alle nuove generazioni, alle nuove idee. Il Tobagi vuol mettere insieme le persone perché tornino a confrontarsi: è proprio la mancanza di partecipazione che ha facilitato i nuovi ‘gattopardi’ che propongono che le cose cambino ma per non cambiare nulla, tanto che le loro rendite di posizione restano intatte.
Che obiettivi si pone il circolo nel panorama delle attività socioculturali della città nel breve e nel medio periodo?
“Il Tobagi proporrà un suo ‘manifesto’ nel quale esporrà un ‘programma aperto’ che è in fase di elaborazione per arrivare ad un progetto comune. Nel frattempo vorremmo favorire l’incontro fra le istituzioni – attraverso la conoscenza delle regole che le disciplinano – e i cittadini di oggi che potrebbero essere amministratori del domani. Oggi la gente conosce la macchina pubblica solo in negativo, perché tutti i giorni combatte con la burocrazia, ma la stessa gente non conosce le regole che danno diritti e doveri ai cittadini, e soprattutto i cittadini non sanno come deve funzionare una amministrazione pubblica”.
Quali sono le iniziative in programma nei prossimi mesi a firma del Circolo Walter Tobagi?
“Dal dibattito scaturirà l’esigenza di confronto su varie discipline e noi ci muoveremo di conseguenza invitando personalità sensibili a dialogare su quelle precise esigenze, dovranno essere incontri stimolanti e non i soliti senati accademici, più assemblee che luoghi di culto della materia”.
Che spazio può trovare in città un centro culturale che si dichiara “di ispirazione socialista”?
“Personalmente sono convinto che lo scacchiere politico internazionale cambierà. Oggi in tutto il mondo si contesta il liberismo becero, c’è voglia di ‘socialismo’ (scelte sociali condivise ed eque), la gente ha bisogno di uscire dall’incubo della miseria e della guerra, per questo vuole sognare una società più giusta, dove ci sia meno egoismo personale e più giustizia attraverso un riformismo che miri ad una ridistribuzione del reddito, dove gli anziani e i deboli non restino indietro e si inizi seriamente a dibattere il problema dell’integrazione. Oggi la società precipita verso la povertà, escludendo più che includendo. Le diseguaglianze e l’eccessivo potere del denaro a favore di pochi sono intollerabili, la disoccupazione, l’esclusione dei giovani dal loro futuro non è democrazia. Per tutto questo penso che il bagaglio di ispirazione socialista serva, essendo tutti consapevoli che oggi vadano pesate e affinate le vecchie ideologie, pensando che l’emergenza si supera unendo e non dividendo”.
Come è stata accolta la “rinascita” del Circolo culturale in città?
“Non ho ancora riscontri. Qualcuno dei ‘gattopardi’ tende a sospettare che dietro la nostra iniziativa ci siano operazioni di riciclaggio o tattiche pre-elettorali, niente di tutto ciò. Nei primi incontri è stato deciso che il Tobagi non traccerà nessuna progetto elettorale, e che il rilancio del Circolo deve servire ad arricchire il patrimonio della città, perché non ci sono carriere politiche da riproporre”.
Dal punto di vista culturale cosa augura per la città per il prossimo futuro?
“Come ho detto Lucca è divisa, e per questo, a parere mio, si è esclusa dalle scelte regionali e nazionali. La cultura storica di Lucca ha una tradizione incomparabile e riconosciuta nel mondo, ma la città di Giacomo Puccini, prima, e poi di Ungaretti e Petroni, poi, non sa promuovere i propri gioielli con orgoglio. Ha per meriti di singoli straordinari imprenditori inventato un Summer Festival e il Salone dei Comics, ma anche li troppe divisioni ed eccessive critiche. Una città bellissima, ma che ha sempre più necessità di fare squadra”.