Nolli (Pdci): “Referendum, danni trivelle andavano denunciati di più”

21 aprile 2016 | 08:23
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Nolli (Pdci): “Referendum, danni trivelle andavano denunciati di più”

Francesco Nolli del Pdci di Lucca commenta l’esito del referendum sulle trivellazioni, attribuendo la sconfitta alla campagna per l’astensionismo del governo. “A distanza di qualche giorno dall’esito del referendum – osserva – penso che si possa vagliarne meglio l’esito, partendo dall’accettare il mancato raggiungimento del quorum e , quindi, la sconfitta che si è dovuto registrare, causata senz’altro dalla campagna astensionistica portata avanti dal governo e dal Presidente del Consiglio, un fatto scontato dal momento che un governo di nominati non può fare altro che considerare un impiccio, una perdita di tempo da evitare a qualsiasi costo,il giudizio dei cittadini”.

“Detto questo – aggiunge – mi permetto di sottolineare il fatto che, nonostante l’impegno dei tanti cittadini, dei militanti dei movimenti e dei Partiti che li hanno fattivamente affiancati e pur riaffermando che la questione ambientalista rimane importante, secondo me, si sarebbero dovuti denunciare con più forza gli accordi che sottostanno allo sfruttamento delle nostre risorse energetiche che obbediscono ad una logica colonialista per cui soltanto una quantità esigua di ciò che viene estratto viene riconosciuta al nostro Paese e che, oltretutto , viene remunerata in maniera insoddisfacente. Un doppio affare per le multinazionali che pompano dal nostro sottosuolo, con tutte le conseguenze che questo comporta nel breve e soprattutto nel lungo periodo, caratterizzato quindi da un minimo impegno finanziario unito poi al fatto che tutto il costo delle operazioni di bonifica è a carico nostro, compreso quello derivante dalla dismissione degli impianti , andando ad incidere sui bilanci delle Regioni, come lo stesso presidente del Consiglio ha ricordato commentando l’esito del voto. Mettendo quindi l’accento su questi aspetti, a mio giudizio, si sarebbe potuto e dovuto parlare di un referendum visto come una sorta di riscatto nazionale nei confronti dei favori, avallati da questo governo, a queste imprese e sottolineando il fatto che la stessa questione del lavoro fa parte di questo ricatto. Messe così le cose, si sarebbero potute favorire maggiori adesioni alle proposte e, quindi voti in più dal momento che il referendum avrebbe legato alle questioni ambientali altre, considerate diverse, ma altrettanto importanti e tali da parlare anche ad altri settori della società.
Dopo questa ennesima esperienza credo che dovremmo chiederci se sia più opportuno far coincidere le giuste questioni ambientali con una prospettiva di più largo respiro, capace di parlare all’intera Nazione, con al centro un orizzonte più vasto che guardi ad una società diversa basata su un nuovo modello di produzione e di consumo rivolto al soddisfacimento dei bisogni collettivi, e sul concetto di condivisione secondo il quale si garantisca a tutti non solo l’accesso ma anche la proprietà dei cosiddetti Beni Comuni. Un nuovo paradigma, dunque, che faccia giustizia, per queste materie,del vecchio concetto di proprietà privata e del privato”.