
Riparte la mobilitazione dell’Oltreserchio contro il nuovo elettrodotto che Terna vuole realizzare sulle colline. All’assemblea di lunedì sera convocata a Nozzano dal comitato Starc che ribadisce il sostegno all’opzione zero (ovvero niente nuovi tralicci) e messa in sicurezza dell’elettrodotto che esiste già hanno già dato adesione tanti comitati e associazioni che fanno parte del coordinamento lucchese: da Legambiente di Lucca a Italia Nostra. Alla riunione saranno presenti anche i rappresentanti dei 5 comuni coinvolti.
Per Lucca ci sarà l’assessore all’ambiente Francesco Raspini ma ha già dato la sua disponibilità anche il consigliere regionale e presidente della commissione ambiente Stefano Baccelli che, salvo contrattempi, prenderà parte alla assemblea che si annuncia infuocata dopo l’uscita di alcuni comitati, che fanno riferimento a Maggiano 2005, che hanno, per certi versi a sorpresa, avanzato la disponibilità alla realizzazione di un nuovo elettrodotto, accogliendo una delle tre alternative proposte da Terna a dicembre, ma su cui sono stati rilasciati pareri negati dalle amministrazioni locali. I comitati per il sì al nuovo elettrodotto, purché venga dismesso, come si promette nei progetti, quello che esiste già tra Maggiano e Farneta, hanno proposto per buona – pur con i dovuti correttivi – l’alternativa A2, che conserva ancora la stazione di trasformazione a Cava Batano.
Il fronte del sì perde pezzi. Tuttavia il movimento del no all’opzione zero perde, nel frattempo, un suo sostenitore. Si tratta dell’associazione culturale Il Castello di Elda Carlotti che sabato scorso aveva aderito alla conferenza stampa dei comitati per il sì all’elettrodotto. E’ lei stessa a chiarire adesso di essere contraria ad ogni ipotesi di nuovi tralicci sul territorio, fermo restando la necessità di offrire soluzioni per l’elettrodotto che esiste già. Che è poi la tesi di Starc.
“L’associazione – spiega Carlotti – è stata, è e sarà sempre contraria al posizionamento di una stazione di trasformazione nell’Oltreserchio: è nata per la tutela del paesaggio, dell’ambiente naturale e dei beni monumentali di questo territorio e tutta la sua attività è stata rivolta alla sua valorizzazione e non alla sua devastazione. Proprio per questo – precisa – è anche contraria all’ipotesi di localizzare la stazione a Nozzano in località Cateratte, per il grave danno che porterebbe al contesto storico fra Lucca e Pisa (Silva Regia di Matilde di Canossa, Cotone, Torre dell’Aquila, Castiglioncello) e al castello di Nozzano che si troverebbe accerchiato non dai Pisani, ma dai tralicci. Parallelamente condivide la preoccupazione ormai insostenibile delle famiglie di Maggiano e Nozzano per la loro salute, e ritiene un loro diritto primario esigere la soluzione di questo problema, senza che si creino altrove gli stessi problemi. Per il bene di tutti ritiene che la guerra fra i gruppi sia un danno, e che sia necessario essere uniti e solidali, ricordando l’antico detto che fra i due litiganti il terzo gode”.
Ma gli “equivoci” e le prese di posizione delle ultime settimane rischiano di rendere molto animata la riunione di lunedì sera (16 maggio) nell’Oltreserchio. Una assemblea che era già stata organizzata da Starc per illustrare alla presenza dei tecnici Paolo Parma e dell’avvocato Cirri le osservazioni presentate nei confronti delle tre alternative proposte da Terna.
La partita, comunque la si voglia vedere, adesso non si gioca più a Lucca ma nelle aule del tribunale amministrativo regionale, dove è pendente il ricorso di Terna proposto per rimuovere gli ostacoli del piano paesaggistico regionale alla realizzazione del nuovo elettrodotto nell’Oltreserchio.
Il punto di vista di Legambiente. A invitare cittadini e amministrazioni all’unità è Legambiente Lucca: “La tutela dell’ambiente e del paesaggio, beni comuni per eccellenza – scrive l’associazione -, necessita di strategie condivise ed unità di intenti fra cittadini ed amministratori. Tale alleanza è necessaria per controbattere le evidenti contraddizioni di un progetto nato male, che mette a serio rischio il futuro di una parte considerevole del nostro pregiato territorio, oltre che, in alcune ipotesi realizzative, a riproporre le stesse criticità ambientali in nome delle quali l’intervento è stato politicamente giustificato, per risolvere problematiche analoghe che, in base alla normativa vigente, non vengono riconosciute come tali”.
“Il problema è quindi duplice – prosegue il circolo in una nota -: da una parte la razionalizzazione della rete di trasmissione elettrica, che la stessa Regione Toscana, nel parere espresso al Ministero dell’Ambiente al piano di sviluppo 2010 della rete Terna, ha ritenuto essere non valutabile, dall’altra la tutela sanitaria di tutta la linea La Spezia Acciaolo, fra le più critiche e monitorate della Toscana. Bene ha fatto l’amministrazione comunale di Lucca a correggere la propria impostazione sul problema, opponendosi ad un progetto che non presenta alternative credibili, richiedendo chiarimenti al Ministero in merito all’effettiva necessità dell’infrastruttura localizzata sul proprio territorio”. Poi c’è l’elettrodotto da mettere in sicurezza: “Quanto all’aspetto sanitario – prosegue Legambiente -, dal punto di vista normativo è necessario promuovere una azione politica, volta in primis all’adozione del Dpcm sui criteri di predisposizione del piano di risanamento degli elettrodotti, ovvero per far stabilire norme più restrittive di quelle attuali per prescrivere i risanamenti degli stessi. Il risanamento, infatti, dovrebbe avvenire in forza del principio di precauzione per tutti gli elettrodotti che non rispettano gli obiettivi di qualità (e non già i funzione del superamento dei limiti di attenzione come scritto nella legge e nella bozza di decreto) con riferimento alle indicazioni dei limiti sanitari indicati dall’OMS: tale metodo renderebbe equanime l’esposizione ai Campi Elettro Magnetici di tutti i cittadini, indipendentemente se questi siano interessati da elettrodotti esistenti ovvero da nuove linee. Dal punto di vista politico andrebbero ricercate e favorite tutte le soluzioni che possono determinare il risanamento degli elettrodotti che manifestano criticità diffuse, coinvolgendo in questo percorso tutti gli Enti interessati, in primis la Regione Toscana, con cui Terna deve confrontarsi per investimenti sul proprio territorio per un valore economico pari a 600 milioni di euro”.