
Piano strutturale, dopo l’adozione l’opposizione va sulle barricate. E non esclude neanche di valutare un possibile ricorso al Tar per l’annullamento della seduta che, a tarda notte, ha adottato lo strumento urbanistico con i soli voti della maggioranza e del consigliere del gruppo misto Andrea Pini. Non basta, gran parte degli esponenti dell’opposizione non parteciperanno più, almeno se qualcosa non dovesse cambiare, alle conferenze dei capigruppo perché, per usare le parole di Marco Martinelli, capogruppo di Forza Italia – Alternativa Civica “è stato dimostrato che sono inutili”.
Una seduta che per Martinelli e Macera (FI), Angelini (Governare Lucca), Lenzi (Idv), Bianchi (Fds) e, anche se assenti Giorgi (M5S), Fava e Buchignani (Alternativa Civica) è stata “illegittima” per le forzature della maggioranza che, a detta degli otto consiglieri, avrebbe violato il regolamento consiliare pur di andare all’approvazione del documento. Sotto accusa anche la conduzione dell’assise del presidente Matteo Garzella che, a dirlo è Macera “non ha avuto il coraggio di andare contro alla maggioranza che lo ha espresso facendo rispettare il regolamento”.
La “storia” dell’adozione del piano
“Siamo otto consiglieri – esordisce Angelini – che non hanno la stessa posizione sulla politica urbanistica. Dopo tre anni in cui il sindaco, che ha voluto tenersi la delega, non ha fatto nulla abbiamo anche apprezzato la nomina e l’attività dell’assessore Serena Mammini, quindi non avevamo nessuna opposizione preconcetta. Ma il procedimento si è incagliato a dicembre, quando ci è stato comunicato che non avremmo ricevuto la cartografia fino a quando il piano strutturale non fosse passato dalla giunta. Poi ce l’hanno data a metà aprile e il presidente della commissione urbanistica, Lucio Pagliaro, ha potuto calendarizzare una serie di sedute fino alla fine di maggio per arrivare a votare il piano. Il cambio di rotta è avvenuto nella terzultima commissione dei capigruppo in cui è arrivato l’ordine, tramite Sichi, che si sarebbe dovuto votare il 24. Poi c’è stata la concessione si spostare il voto di una settimana, al 30 di maggio. Di qui sono partite le nostre resistenze. Giovedì scorso, poi, il presidente Garzella per comporre la situazione ha fatto la proposta di votare il 9, limitando gli emendamenti presentati dalla minoranza. Ma in quella occasione, dopo un primo assenso dalla maggioranza, è arrivata una telefonata a Sichi, probabilmente dalla Mammini, che ha messo il veto alla proposta di Garzella. Poi è andata come è andata, lunedì il consiglio è andato deserto per mancanza del numero legale da parte della maggioranza e poi si è arrivati a ieri”. E qui si fa forte la polemica: “Abbiamo presentato – dice Angelini – una serie di questioni pregiudiziali su tre temi principali: la documentazione consegnata, la procedura di convocazione e, non ultimo, la durata della seduta. Tutte a un certo punto bocciate dalla presidenza dopo il parere del segretario generale”.
Le posizioni dei consiglieri
Per Lenzi (Idv) il dato emerso dall’adozione del piano dalla sola maggioranza è da un lato tecnico e dall’altro politico: “Il sindaco – dice – da una parte ha mandato alle ortiche l’originaria coalizione di maggioranza, estromettendo Federazione della Sinistra, Sel e Italia dei Valori, poi ha mandato alle ortiche il rapporto con l’area dei comitati e ora ha trovato l’appoggio in consiglio comunale di due esponenti, i consiglieri Leone e Fazzi, di quel centrodestra che diceva di voler contrastare e di cui contestava lo stile di governo. Questo per noi significa un netto spostamento a destra dell’asse di governo”. Poi la considerazione tecnica: “Le questioni pregiudiziali – dice – che a un certo punto ci è stato negato di esporre possono essere sia procedurali sia nel merito, perché non tutto si può esprimere negli emendamenti. E come dice il regolamento le pregiudiziali permettono di sospendere la pratica per interpellare gli uffici. Le questioni che abbiamo sollevato e che volevamo sollevare volevano proprio concentrarsi sulle carenze del piano, in modo che ci fosse un dibattito nella città. Ma questo non ci è stato concesso”.
Angelini, sul tema, si appella al regolamento che disciplina proprio le questioni pregiudiziali che possono essere esposte “illustrandone sinteticamente le ragioni”. “E chi le deve esporre le ragioni – si chiede retoricamente Angelini – il proponente o il sindaco? Eppure Tambellini a un certo punto si è alzato come un energumeno e ha intimidito il presidente. E la stessa segretaria, che pur aveva firmato e vidimato le mie questioni pregiudiziali ha poi sostenuto che non fossero ammissibili”. “E’ chiaro – tuona ancora il professore – che l’intento era anche ostruzionistico. Ma abbiamo sempre detto che questo atteggiamento sarebbe cessato se la maggioranza avesse accettato la proposta del “suo” presidente, Matteo Garzella del Pd, di votare il piano il 9 di giugno”.
Mauro Macera di Forza Italia, già presidente del Consiglio, rincara la dose introducendo l’altro tema che ha fatto infuriare le opposizioni, ovvero quello della durata della seduta: “Abbiamo assistito – commenta – a una scena mai accaduta prima. I capigruppo avevano infatti stabilito un orario di chiusura del Consiglio poi nell’arco della seduta è venuto fuorui che questo non è valido. Un fatto di una gravità unica e un errore del presidente del Consiglio che non ha avuto il coraggio di chiudere il consiglio comuinale. Ho anche chiesto che venisse sentita la registrazione della capigruppo, perché qualcuno ha avuto anche il coraggio di dire che non era vero. Credo che non sia mai successo, ed è una gravissima mancanza di chi era chiamato alla funzione di garanzia nel condurre la seduta e che non ha avuto la forza e la capacità di opporsi a una manovra di questo tipo”. Per Angelini si è trattato di “un abuso assoluto da parte della maggioranza di fronte alla nostra estrema disponibilità rispetto alle proposte del presidente del consiglio comunale. Tambellini ha prevaricato il Consiglio e a questo punto spero che il suo partito faccia rispettare la regola delle primarie, visto che sono previste dallo Statuto così vediamo chi avrà la meglio”.
Anche la consigliera Bianchi ha qualche sassolino da togliersi: “Il sindaco – dice – ha dichiarato inammissibile fra le altre anche una mia pregiudiziale sulla presentazione in tempo degli atti del piano strutturale. Se le regole stabiliscono la partecipazione, invece, queste deveno essere rispettate e non solo per la presentazione ai consiglieri dei documenti. Tant’è che la maggioranza si è anche smentita perché prima ha dichiarato che gli atti sarebbero stati pubblicati solo dopo l’adozione, poi in tutta fretta li hanno pubblicati prrima del Consiglio. E spero che su questo tema anche i comitati vogliano intervenire visto che è stato leso il loro diritto alla partecipazione e alla trasparenza”. “Quello sul piano strutturale – chiude – è comunque l’epilogo di una lunga serie di fatti. Io ho cercato di dare la massima apertura possibile a questa amministrazione nell’affrontare le questioni concrete, ma ho sempre trovato chiusura su tutto”.
Anche Martinelli ne fa una questione di metodo, più che di contenuti: “Il fatto che qui – dice – ci siamo persone che appartengono a storie politiche diverse dimostra che il metodo è stato inaccettabile. Un metodo per cui si è fatto di tutto per oscurare a tutta la città questa pratica. Si sono travalicate le normali regole democratiche ed è mancata anche la figura di garanzia di chi doveva garantire il regolare mantenimento della seduta. Hanno preso invece il sopravvento coloro che, con il fuoco negli occhi, volevano approvare a tutti i costi il testo senza l’opposizione”. Una stoccata, poi, la dedica al capogruppo Pd, Francesco Battistini: “Ha più volte ribadita – dice – che siamo la minoranza della minoranza. Invece siamo in otto, quando la minoranza in aula è composta da 14 elementi. Certo, poi non si sa più se alcuni consiglieri siano o no di minoranza, se è vero che anche il consigliere Pini ha votato sì all’adozione del piano”. Ragionamento, quest’ultimo, che da il la anche al professor Angelini: “Trovo comico – aggiunge – il fatto che questa maggioranza trovi l’appoggio dei consiglieri Fazzi e Leone che sono i responsabili della cementificazione della città dal 2001 in poi e oggi diventano elementi di supporto di questa amministrazione. Quello che si dimostra, comunque, è una continua delegittimazione delle assemblee elettive e questo spiega la posizione dell’ex sindaco Fazzi, che era un prepotente, incline allo svuotamento del valore delle assemblee e al rifiuto del senso critico”.
Assente la consigliera Giorgi, che ha inviato una nota di commento all’episodio di ieri: “Portare a casa il piano strutturale – dice la consigliera a cinque stelle – alle 3 di notte, con discussione di appena mezz’ora nel merito, con le opposizioni che hanno lasciato l’aula e con i cittadini che l’hanno lasciata ancora prima, è una vittoria di Pirro. E Tambellini pagherà per questa manca di trasparenza e di partecipazione. Questa maggioranza non ha avuto voglia di confrontarsi e di portare a casa la maggioranza più ampia possibile su una scelta che nel bene e nel male cambierà molto della città. Si è arroccata sulla fatto che” è maggioranza”, e come maggioranza è voluta andare avanti da sola fregandosene di Lucca e dei lucchesi. Gravissima e vergognosa prepotenza, indicativa di grande fragilità”.
Le contromosse della minoranza
Posizioni differenziate, al momento, sul da farsi per il futuro. Da una parte c’è il consigliere Angelini che si recherà dal prefetto per chiedere conto del rigetto delle sue questioni pregiudiziali: “Sono state – dice – accettate e vidimate dal segretaio, poi ho saputo che nel prosieguo della seduta sono state dichiarate non accettabili. Io andrò quindi personalmente dal prefetto per capire se è regolare che un consigliere venga trattato così da una funzionaria pubblica”. Strali contro la segretaria anche sulla questione della durata della seduta, che si è potuta protrarre anche oltre l’orario inizialmente stabilito: “E’ una indecenza – dice Angelini regolamento alla mano – che la segretaria non conosca la legge”.
Si è andati, dunque, secondo le minoranze, all’adozione del piano in violazione del regolamento. E i consiglieri valutano il da farsi, stante che l’unica possibilità di impugnazione è rappresentata da in ricorso al Tar. Di certo i consiglieri non andranno più alla conferenza dei capigruppo. Lo dice Martinelli: “Inutile andare – dice con riferimento alla violazione degli accordi sulla durata della seduta – in una commissione dove poi non si rispetta quello che viene deciso, peraltro anche all’unanimità”.
L’ultimo stralcio è sulle motivazioni dell’abbandono della seduta e dello stop all’ostruzionismo. Lo spiega la consigliera Bianchi: “Dopo l’ultima forzatura – dice – non aveva pià senso avallare una situazione che per noi non era più legittima”. Forzatura di cui ognuno dà una diversa interpretazioni. C’è chi, come Martinelli, che pensa che ci sia stato un pressing degli uffici sull’assessore chi invece ci vede la mano dell’assessore Mammini che, dice Angelini “da persona corretta è diventata intransigente”.
Di certo c’è che la seduta di ieri sera si è trasformata in un possibile vulnus per la futura attività di Consiglio e commissioni. Con quale esito e durata, però, è tutto da vedere.
Enrico Pace