Mammini: cambiamo Lucca. Pagliaro: voto sì ma…

1 giugno 2016 | 00:57
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Mammini: cambiamo Lucca. Pagliaro: voto sì ma…

Era già successo per la fase di avvio dell’iter. Sarà destino o no, ma il piano strutturale approda in consiglio comunale a tarda notte, anche ora in occasione dell’adozione arrivata alle 4 di notte all’unanimità dei presenti: 19 consiglieri, la sola maggioranza e il consigliere del gruppo misto Andrea Pini. Dopo circa 5 ore di ostruzionismo, l’opposizione, infatti, lascia l’aula e la discussione sul nuovo strumento può cominciare e concludersi senza altri ostacoli, visto che i consiglieri “irriducibili” hanno lasciato Palazzo Santini senza partecipare alla discussione e, tanto meno, al voto. L’assessore all’urbanistica Serena Mammini prende la parola alle 2,20, quando ormai è rimasta soltanto la maggioranza che suggella il momento con un applauso.

Una reazione a una lunga serata di tensione e scontri che, probabilmente, avranno i loro strascichi. Ma c’è molto di più in quell’applauso: adesso, infatti, l’adozione è cosa fatta: non ha avuto più nessun ostacolo dopo l’uscita delle minoranze dall’aula. Non che la minoranza potesse far saltare l’ok, non avendone i numeri. Ma i rinvii e le pregiudiziali avrebbero potuto far allungare e non di poco i tempi dell’adozione.
Ma l’amministrazione, è stato ribadito, vuole guardare al futuro. Non è stato facile a quanto pare, visto che proprio dalle righe della maggioranza e del Pd in particolare il presidente della commissione urbanistica Lucio Pagliaro fa notare le sue differenti vedute anche sullo stesso piano strutturale. Ma lo vota “perché così chiede il sindaco” e “anche io – dice – faccio parte di questa maggioranza”.
Parole che arrivano dopo l’illustrazione del piano svolta dall’assessore Mammini: “Abbiamo aperto una pagina nuova, costruito una alternativa e guardato in faccia i veri problemi. Il nostro piano non finge, non prevede colate di cemento. Il piano recupera e rigenera. Proponiamo un disegno che mette a sistema campagna e città, abbiamo riconosciuto una rete di valori ambientali da valorizzare”. Un piano che guarda al nuovo e che la Mammini lo dedica, con commozione, ad Alessandro Bertolucci, il collega consigliere del Pd, scomparso ma il cui ricordo è ancora ben vivo, non solo a Palazzo Santini.
Così dopo tanta tensione e contrapposizione, fa capolino nell’illustrazione del piano – che adesso non ha più ostacoli verso l’adozione – anche la commozione. E un nuovo applauso dedicato al consigliere del Pd.
“Abbiamo identificato i parchi territoriali e riconosciuto i paesaggi identitari del nostro patrimonio per procedere alla loro tutela e conservazione – ha proseguito la Mammini -. Per la mobilità abbiamo individuato le aree per nuove piste ciclabili, che è riconosciuto come un tema fondante e principale. La città ha urgente bisogno di strumenti urbanistici nuovi? Sembrerebbe di no da quello che abbiamo visto stasera. Lucca ha bisogno o no di nuove strade e soluzioni alla viabilità sempre rimandate per paura di perdere consensi? Io dico sì, che Lucca ne ha bisogno ed è quello che vogliamo fare”. Tra gli obiettivi il contrasto al consumo di suolo e una priorità assoluta alla mobilità alternativa, in particolare a quella ciclabile.
Ma entrando nel merito lancia anche indirettamente la stoccata alle minoranze e ai detrattori fuori dal consiglio comunale. “Amministrare – ha osservato la Mammini – è una cosa seria: ascoltiamo, condividiamo poi però scegliamo, e lo facciamo con coraggio. A questo siamo chiamati e ciò stiamo facendo. Abbiamo desiderio di restituire dignità alla politica, che è connessa all’urbanistica il cui assetto deve favorire le attività della polis”.
“Il piano – ha ricordato – è una sorta di costituzione del territorio. Il piano strutturale fa ordine nella conoscenza del territorio chiamando in causa discipline diverse, introducendo un miglioramento dello stesso. Finora c’è stato un eccesso di urbanizzazione, compromettendo la situazione attuale. Sono mancati strumenti di controllo, soprattutto nel periodo commissariale. La precedente amministrazione ci ha lasciato una disperata variante di salvaguardia, ma la situazione era gravemente compromessa”.
“Per la prima volta la persona sarà al centro della pianificazione urbanistica: è tramontata l’urbanistica delle Utoe e del pallottoliere. Oggi miriamo all’urbanistica della bellezza, uno strumento con cui perseguire lo sviluppo sostenibile, cercando di armonizzare le risorse del territorio”. “Il lavoro – ha aggiunto la Mammini – è stato ampio e complesso, traduce in norme gli obiettivi definiti dall’Avvio del procedimento approvato dal Consiglio comunale il 31 luglio 2014, dal punto di vista tecnico, si è concluso in due anni in un contesto normativo regionale molto movimentato. Come abbiamo detto più volte il nostro comune è il primo capoluogo in Toscana ad adottare un Piano Strutturale dopo l’entrata in vigore della legge regionale 65/2014 e del piano paesaggistico, con tutto ciò che ne deriva. Abbiamo però portato a termine un progetto senza inciampare nelle difficoltà date dal non avere letteratura di riferimento. Lucca inaugura una nuova stagione urbanistica, ha la possibilità, con il piano, di imporsi nel panorama regionale nel modo che da sempre le appartiene: con la qualità del suo lavoro, con l’onestà delle sue scelte e con il coraggio di progettare. Allora, proprio a partire da ‘Lucca cambia Lucca’ fino al piano che va in adozione, abbiamo aperto una pagina nuova, costruito un’alternativa con i piedi saldamente per terra, guardato in faccia i problemi”.
Il consigliere comunale del Pd, Lucio Pagliaro, presidente della commissione urbanistica, ammette la sua distanza dall’idea della maggioranza sul piano strutturale, ma ha riconosciuto e ringraziato la Mammini per i suoi meriti, senza risparmiare una stocca al sindaco (che aveva mantenuto a sé la delega all’urbanistica nella prima fase del mandato): “Solo da quando c’è l’assessore Mammini – ha detto – si è parlato seriamente di urbanistica. Prima c’era il vuoto assoluto. L’assessore ha questo merito, anche se sa che su diversi fronti ho un’idea diversa. Ma siamo qua grazie a lei e ora che il sindaco ci chiede di andare all’adozione lo faremo, perché anche io faccio parte di questa maggioranza”.
Il capogruppo del Pd, Francesco Battistini, non ha mancato di sottolineare che il piano strutturale è uno degli atti più importanti del mandato Tambellini che giunge ora a conclusione: “”Il piano strutturale di Lucca è il primo strumento urbanistico di un comune capoluogo in Toscana nato sotto la ‘stella’ della nuova legge regionale di governo del territorio, la numero 65/2014 e del piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico regionale. Due dispositivi che hanno incontrato gli indirizzi espressi dall’amministrazione Tambellini nel suo programma di governo negli obiettivi fondamentali, il primo dei quali è il contrasto al consumo di suolo. Quando un suolo si dice consumato? Quando esprime urbanizzazione, che non significa soltanto edificazione – osserva Battistini -, è bene chiarire questo punto che nel dibattito di questi ultimi mesi ha dato il la a fraintendimenti. Il territorio urbanizzato – e quindi consumato – include gli spazi verdi attrezzati (parchi, giardini privati), i servizi, gli impianti tecnologici, i lotti e gli spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria. Un campo da calcio, per fare un esempio, benché ricoperto di erba, è suolo consumato per finalità antropiche. Il nuovo piano strutturale, per legge, ha dovuto perimetrare accuratamente il territorio urbanizzato e quindi già consumato. Va da sé che il piano strutturale, non consentendo nuova edificazione oltre quel perimetro, attua un innovativo e importante dispositivo che impedisce consumo di nuovo suolo e al tempo stesso valorizza come territorio che esprime una sua identità quello rurale, per il quale qualsiasi intervento futuro dovrà trovare un accordo in Conferenza di copianificazione – sede istituzionale che vede la partecipazione di Comune, Provincia e Regione Toscana, tenuta a verificare che non sussistano alternative all’intervento che viene discusso. Il piano strutturale – aggiunge – prevede le trasformazioni possibili di qui a quindici anni, che il successivo Piano Operativo dovrà puntualizzare nel dettaglio, e dà obiettivi e indicazioni applicative. Intanto, prevede un dimensionamento massimo di 1625 unità abitative, un numero che include anche la domanda di edilizia sociale che, ad oggi, è di 570 alloggi e che si prevede arriverà, in 15 anni, a 700 (dati dell’ufficio Casa del Comune di Lucca). Di queste 1625 unità abitative (e non edifici) solo il 40%, e quindi 650, potranno essere di nuova costruzione. Il 60% dovrà essere ottenuto da recupero dell’esistente (975 alloggi). Interventi che comunque non potranno avvenire al di fuori del territorio già urbanizzato: per questo non avremo consumo di nuovo suolo. Interventi che, attraverso il meccanismo del bilancio positivo, saranno vincolati a restituire almeno la metà della superficie territoriale interessata in spazi verdi o spazi pubblici. Interventi, quelli sul nuovo, che non potranno prevedersi se contestualmente non si progetta di recuperare altrettanto. Non slogan quindi, ma regole chiare e realistiche che mettono in atto gli obiettivi che abbiamo votato con l’Avvio del Procedimento del 31 luglio 2014. Tra questi, c’è anche il serio riconoscimento del territorio rurale e dei suoi tratti identitari: corti, ville, percorsi di viabilità lenta, cunei agricoli della piana e varchi di visuali libere lungo le radiali. I nuclei storici, il fiume Serchio e i suoi ecosistemi,le aree umide e boschive. Il dettagliato lavoro del piano ha messo a sistema le conoscenze raccolte,ha fatto ordine, ha scritto regole di conservazione e sviluppo per ogni “tassello” del nostro territorio. Questo lavoro è supportato da un ampio quadro conoscitivo, lo ha metabolizzato, lo ha fatto divenire coscienza di una situazione che certo non è intatta. Per invertire davvero la tendenza e ridisegnare il tessuto compremesso della nostra città occorrerà procedere al più presto con il piano operativo, braccio destro del piano strutturale che andiamo ad adottare. Dal percorso di partecipazione abbiamo raccolto le esigenze più sentite dai cittadini: tra queste il bisogno di dotare i quartieri intorno alle Mura urbane di aree di rigenerazione, dove prevedere spazi di incontro, percorsi protetti e servizi. Nell’incontrollato eccesso di edificazione che ha caratterizzato lo sviluppo più recente della nostra città sono venuti a mancare gli spazi pubblici. Gli oneri di urbanizzazione hanno finito col “fare cassa” nei bilanci comunali e non sono stati investiti nell’attrezzare le aree di luoghi per la comunità. Non c’è stata restituzione di città pubblica. Oggi, forti anche di una normativa nazionale che va in quella direzione, abbiamo lavorato per ricucire questo strappo rimettendo i bisogni delle persone che abitano la città al centro del nostro progetto”.