Menesini: “Basta correnti, il Pd sia unito dove governa”

23 giugno 2016 | 13:24
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Menesini: “Basta correnti, il Pd sia unito dove governa”

Il Pd deve avviare una riflessione e farsi un esame di coscienza e deve ritrovare l’unità non soltanto laddove si trova all’opposizione ma soprattutto dove governa. E’ l’analisi e l’invito del sindaco di Capannori e presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini, che si rivolge al suo stesso partito. “Alle elezioni – osserva -, come nelle tante sfide della vita, si vince e si perde. Le grida sensazionalistiche che seguono ogni tornata elettorale, quindi, le prendo sempre con le molle. Insomma, vincono sempre tutti. Questo però ci fa commettere un errore, che invece è fondamentale evitare: analizzare il voto a partire da noi stessi e non dai cittadini”.

Ed è questo il monito di Menesini: ascoltare di più la gente. “La volontà degli elettori – osserva – sembra non contare nulla; sembra avere peso soltanto quello che uno ha fatto o quello che l’altro non ha fatto. E’ chiaro che le strategie messe in campo per una campagna elettorale sono determinanti, ma non scordiamoci mai che le persone sanno cosa vogliono”.
“Non è l’indecisione – insiste il sindaco di Capannori -, non è l’incomprensione, non è la scarsa attenzione nel valutare le proposte dei candidati: il risultato elettorale rispecchia, senza dubbio, il desiderio di una comunità. E da questo penso che bisogna, onestamente, avviare la riflessione. Il dato, si legge su tutti i i giornali, è un Pd che perde, anche in Toscana. E’ vero, il Partito Democratico, il mio partito, in questa tornata di amministrative, in particolare a livello regionale, ha deluso, non ha raggiunto gli obiettivi, eccezione fatta per la splendida vittoria di Sara D’Ambrosio ad Altopascio, e per la quale le faccio ancora tanti complimenti e le dico che sono contento che sia lei, preparata ed entusiasta, il primo sindaco donna eletto dai cittadini della Piana di Lucca. Partendo quindi dal dato di fatto, ovvero un Pd che non ha raggiunto il traguardo prefissato, direi che non si può, con la superficialità che ormai purtroppo sempre più spesso caratterizza l’analisi politica, buttare via tutto.
Questo Governo ha dei meriti. Anzitutto, dopo vent’anni le attività parlamentari sono tornate al centro della discussione politica, così come le riforme. Questo Governo ha portato a casa leggi di redistribuzione del reddito e di uguaglianza sociale importanti, non sufficienti certo, ma almeno segnano un inizio. Per non parlare della riforma costituzionale, che contiene modifiche di cui le varie classi politiche degli ultimi cinquant’anni hanno sempre parlato senza mai realizzarle. Governare è complesso, e ci vuole tempo per cambiare le cose. Ci vuole tempo perché gli effetti si vedano. Ci vuole tempo perché i cambiamenti già compiuti diventino confortevoli a chi era abituato a tutt’altro. A differenza della palude di prima, adesso il Parlamento lavora per cambiare leggi e situazioni. Da questi risultati elettorali, quindi, dovremmo prendere tutti insieme la decisione di lavorare seriamente su tre punti – suggerisce Menesini -: l’unità, la centralità dei sindaci e del territorio, posizioni chiare sui valori che ci guidano. E allora, la prima cosa da fare è basta con le correnti. L’unità di intenti si può avere soltanto se ci si confronta sui temi. Questo posso dirlo anche per esperienza personale, visto che sono l’unico sindaco della Piana di Lucca che è passato dalle primarie per avere la legittimazione alla candidatura. Il Pd di Altopascio, oggi, anche se non ha fatto le primarie, è andato unito alle elezioni e ha raggiunto una vittoria storica. Se adesso però prendiamo Altopascio come esempio su tutto, commettiamo un altro grosso errore. Ad Altopascio poteva solo andare bene, visto che stava governando il centrodestra da venticinque anni. In un contesto del genere, non pensare a correnti, accordi, disaccordi, poltrone e spartizioni varie è più semplice, perché c’è ancora da mettere la ‘prima bandierina’. Il difficile – spiega – è quando le chance di vincere le possiedi fin dall’inizio. Quando ci troviamo di fronte a un sindaco uscente che non va a genio a una fazione, o a una candidatura ex novo da fare in una città in cui la vittoria Pd la sentiamo possibile. E’ lì che il partito deve dimostrare il superamento delle correnti a favore dell’unità e quindi del territorio. E’ lì che il gioco diventa complicato, che i pesi e contrappesi interni schiacciano la bellezza della politica, della nostra politica. E’ per questo che la gente si stufa di noi e sceglie altri. E’ il momento di dare – a livello nazionale, regionale e locale – segnali seri e concreti della fine delle correnti, a vantaggio di un ragionamento che metta al centro i cittadini. Altro elemento fondamentale è la centralità dei territori. La conoscenza dei territori ce l’ha chi il territorio lo vive. Il sindaco non può essere solo il parafulmine delle imprecazioni cittadine rivolte alle decisioni impopolari che spesso un Governo deve assumere per provare a far ripartire un Paese, è anche il detentore di storie di vita, di problematiche, di ambizioni, di sogni e di paure di tanti tanti suoi concittadini. È colui che a partire dai problemi e dalle ansie dei cittadini cerca risposte collettive. Un patrimonio così importante deve stare al centro delle scelte, non può essere relegato in un angolo. Il Partito Democratico ha bisogno di questo, ha bisogno dei saperi dei cittadini.
E’ dai sindaci, dai territori, dai cittadini che il Partito Democratico deve ripartire, il giorno dopo alcune cocenti sconfitte. E i sindaci devono ritrovare la giusta dialettica con Regioni e Governo. È nei comuni che devono esserci le risorse per servizi efficienti e per un welfare che genera comunità, identità.
C’è bisogno di comportarsi da persone, e non da supereroi. La realtà ci dice che c’è un grande bisogno del vero Partito Democratico, che è quello dove si discute ma poi si decide e si va tutti insieme dritti alla meta, che è quello presente sul territorio e che spiega alle persone scelte del Governo o del sindaco del posto, che è quello che con entusiasmo racconta quanto sarà bello fra dieci anni un territorio se realizziamo tutti gli impegni assunti, che è quello che mantiene la parola data. Mi permetto di dire – conclude Menesini – che il Partito Democratico vero è anche quello che fa gli interessi di una comunità a partire dalle situazioni di fragilità, che governa con trasparenza, onestà e correttezza, che ci mette la faccia anche quando è impopolare, che porta avanti politiche all’avanguardia in materia ambientale, e che realizza un welfare capace di garantire l’equità sociale. Se facciamo così, i cittadini ci capiscono, ci danno indicazioni e ci supportano, e tutti insieme miglioriamo le nostre città e il nostro Paese”.