
“Non c’entrano né i partiti né il governo: c’entra l’Italia”: l’ex senatore ed attuale presidente del comitato Liberisì, Marcello Pera, è tornato oggi (2 ottobre) nella sua Lucca, affiancato dall’ex ministro Giuliano Urbani (vicepresidente del comitato), per spiegare le ragioni del sì al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo.
Al comitato hanno aderito 35 ex parlamentari di Forza Italia e molti professori di chiara fama: ma la sala Tobino, dove si tiene l’appuntamento, tracima anche per la presenza di persone comuni, che si mettono all’ascolto con l’intento di schiarirsi le idee. Nell’occasione è stato lanciato anche il comitato lucchese di Liberisì nessun dorma, che è coordinato da Mario Pardini.
L’errore che non deve essere commesso, secondo Pera, è appunto quello di scambiare la campagna referendaria con un giudizio sull’operato del governo: “Da parte nostra – afferma – rivendichiamo il peso della nostra storia, certo, e chiediamo di non essere accomunati a chi con noi non c’entra nulla. Questo però non significa che la riforma non sia utile: quando il centro destra dovesse tornare a governare, potrebbe trattarsi di uno strumento importante”. Non ci sono quindi, per il filosofo, ideologie politiche alla base della scelta: “Qualcuno, semplicisticamente, argomenta che chi vota sì sta con Renzi e chi vota no parteggia per D’Alema. Noi, invece, stiamo dalla parte degli italiani”.
Pera rammenta anche come gli elettori del centrodestra siano sempre stati favorevoli alla riforma costituzionale, primo punto del programma di Silvio Berlusconi nell’ormai lontano 1994. Ed invita i moderati, i democratici ed i riformisti a riappropriarsi degli antichi vessilli.
Sia lui che Urbani tornano poi sul duello televisivo tra Renzi e Zagrebelsky, bollando come pressappochista la posizione del costituzionalista: “Non ha volutamente risposto a domande fondamentali – osserva Urbani – come quando non ha spiegato come si distingue la forma dalla sostanza di una riforma, che è una cosa da bocciatura all’esame di filosofia del diritto. Far prevalere il ‘no’ – prosegue l’ex ministro – significa spalancare le porte al nichilismo, portando il governo verso le dimissioni e dunque il Paese sull’orlo di una crisi politica, in un momento così politicamente complesso”.
Le conseguenze di una possibile vittoria del ‘sì’ preoccupano non poco anche Pera, che si chiede se la costituzione non venga letta da alcuni come una sorta di dogma intangibile e prefigura una vittoria del M5S in caso di disfatta referendaria, alla successive elezioni.
Quindi Pera sviscera le ragioni del sì e smonta gli oppositori, entrando nel dettaglio: “Questa è una riforma che diminuisce la conflittualità oggi esistente tra le Camere, produce una concreta semplificazione dei procedimenti legislativi e diminuisce i costi della politica. Il ‘no’ non ha semplicemente senso:è basato sulla non lettura del testo ed è in contraddizione con il no numero uno: non si può sostenere contemporaneamente che la legge aumenta i conflitti di competenza tra stato e ragioni e poi dire che invece rafforza il potere centrale a danno delle autonomie”. Non solo: l’ex senatore ricorda come, con la riforma, i disegni di legge di iniziativa popolare debbano necessariamente essere discussi e votati e che l’idea di un testo illegittimo per via del fatto che l’attuale Parlamento sarebbe incostituzionale, appartiene all’immaginario grillino.
“La riforma – è l’ultimo punto discusso da Pera, ma uno di quelli cruciali – non espropria la sovranità popolare. E’ esagerato sostenere questo: non si vota sul combinato disposto con l’Italicum. Tutto ciò sempre che non si consideri più salutare per la rappresentazione della sovranità popolare una legge elettorale proporzionale che dà al presidente della Repubblica e non agli elettori i veri poteri per formare un governo”.
L’ex presidente del Senato non ha mancato di lanciare poi uno sguardo generale al ruolo e al futuro del centrodestra: “Le forze riformiste devono ritrovarsi su un percorso unitario per far partire quella rivoluzione liberale di cui l’Italia ha disperatamente bisogno – è stato l’invito -. Da questo punto di vista, il referendum è uno snodo cruciale per la riforma in sé e perché un ‘Sì’ darebbe avvio a una stagione di rinnovamento politico. Penso ad Ala, a Scelta Civica e allo stesso Ncd oltre ai tanti che vivacchiano nel Gruppo misto o che non si rassegnano al declino di Forza Italia, per non parlare dei tantissimi che sul territorio attendono una proposta politica di qualità”. “Divisi, spersi e rintanati – ha aggiunto – ci si condanna all’irrilevanza. Eppure, tra il Pd di Renzi che rimane un partito di sinistra e il polo lepenista in cui si sta relegando Berlusconi c’è una prateria politica senza punti di riferimento. Per questo, ritengo che la grande sfida politica di questa seconda metà della legislatura sia offrire una casa agli uomini e alle donne che si riconoscono nei valori liberali che sono alla base della nostra civiltà occidentale”.
Da oggi il comitato Liberisì, nessun dorma di Lucca lancia ufficialmente la campagna e cerca nuove adesioni (email: liberisìnessundorma@gmail.com).