Mammini: urbanistica, non metto il freno per le beghe

4 ottobre 2016 | 14:45
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Mammini: urbanistica, non metto il freno per le beghe

Il “treno dell’innovazione è partito”, chi ci vuole salire si affretti. Chi no, perderà un’occasione ma intanto smetta di mettere in campo “tentativi goffi di farlo deragliare”. Usa questa metafora l’assessore Serena Mammini per far capire che i tempi per le novità dell’urbanistica sono segnati e che quel treno non aspetterà la discussione di “sofismi”, ferma restando la sovranità delle scelte che farà la commissione. La tensione tornata a salire negli ultimi giorni sul tema del piano strutturale – e le polemiche che ne sono seguite -, è l’occasione per l’assessore per respingere le critiche e le “beghette” di commissione, invitando a guardare nell’insieme al percorso intrapreso dall’amministrazione comunale. Senza mai nominare il piano strutturale, l’assessore Mammini critica gli atteggiamenti ostruzionistici che sono giunti più di recente anche su “semplici” varianti.

Per prima cosa infatti non manca qualche stilettata all’opposizione: “Nell’ultima commissione urbanistica, all’ordine del giorno c’era una variante semplificata per poter iniziare l’iter di recupero di due luoghi della città, l’uno a ridosso delle Mura è l’ex palazzo Bertolli (fino a una decina di anni fa sede della Guardia di Finanza) e l’altro è l’ex oleificio Borella in Pulia, area da anni in stato di abbandono. Due aree da recuperare importanti per la città quindi, che con la variante urbanistica potranno sperare di ritornare a vivere. Ma invece di entrare nel merito della scelta di recuperare i due edifici e quindi votare è stato preferito far slittare l’approdo in Consiglio con la scusa della necessità di un parere legale sulla procedura adottata”, ricorda l’assessore. “Come se le pratiche fossero redatte al bar, magari dopo un paio di birrette – prosegue la Mammini – , prima di essere presentate in Commissione, come se il Responsabile del procedimento non certificasse e quindi si assumesse la responsabilità di ciò che firma prima di porre le pratiche all’attenzione degli organi politici. La commissione è sovrana: approfondisca, studi, faccia domande, proponga, ci mancherebbe, ma chiedere un parere legale su una pratica presentata dall’Amministrazione e quindi vidimata da chi di competenza è un po’ come andare a caccia di streghe, servirà a dilatare i tempi (scelta lecita, almeno per chi sta all’opposizione) e a dare un inutile (in questo caso) incarico esterno, incarico che andrà sul conto di chi?”
“Se da più parti si chiede una centralità del Consiglio comunale, dall’altra nulla si fa per alzarne il livello e le parole rimangono sterili slogan per cuori agitati in vista di tornate elettorali, sempiterne, alla ricerca di nuovi messia risolutori di tutti i mali – osserva -. Si parla di prossime elezioni fin dal giorno seguente all’insediamento: chiacchiere che forse poco appassionano né avvicinano i cittadini, ma solo una manciata di addetti ai lavori, dimentichi che le persone ci accordano preferenze con il loro voto perché vogliono in primis un organo operativo, che decida, non autoreferziale: è questo il compito del Consiglio comunale e in questa direzione dovrebbe andare il processo per cercare di restituirgli centralità”.
“Il tempo – aggiunge – si dice che sia denaro, un valore economico, una risorsa preziosa anche e soprattutto per chi amministra un territorio. Il quotidiano è avanti, per fortuna, va oltre, con tutte le difficoltà che incontra, deciso a dare un valore anche etico al tempo che ci appartiene. In tutt’altra direzione, purtroppo, vanno le beghette in commissione, che cercano di rallentare o impantanare un iter avviluppandosi in sterili sofismi. Cercano, ma ci piaccia o no, il treno del rinnovamento è ormai partito. Certo, capisco che possa anche spaventare un metodo di lavoro che non indora pillole, che cerca di fare le cose per bene e che ha il coraggio di mettere le mani laddove per anni, troppi, ha predominato l’arroganza del dire che andava tutto bene o la codardia del non decidere. Capisco anche che faccia paura la determinazione di accettare sfide grandi come la nuova filosofia di pianificazione regionale nei confronti della quale Lucca ha voluto fare da apripista assumendosene anche il rischio, così come la fatica di dismettere le lenti deformanti degli interessi particolari per ripensare gli spazi di una città che vogliamo più giusta, più pubblica e più bella. Ma, ripeto, il treno è partito e se qualcuno vuole rimanere a piedi è libero di farlo, ma i goffi tentativi di far ogni volta deragliare il treno oltreché patetici sono controproducenti per chi li subisce ma anche per chi li applica”.
“Quanto sia utile l’atteggiamento prevenuto e ostruzionistico, divenuto quasi metodo, tenuto da una parte dei consiglieri non sta a me a dirlo. Atteggiamento legittimo, s’intende. Non so quanto sia utile a loro né quanto sia utile alla città di cui, improvvisamente, chi ne ha permesso una certa degenerazione, anche non affrontando problemi che ora sono annosi, si erge a strenuo difensore. Non ci sono fantasmi da cui difendersi, solo problemi che la politica deve saper affrontare con lealtà, valore soggiogato forse a mere frustrazioni personali. I tempi della pubblica amministrazione sono spesso lunghi. Quante persone, alla fine di un incontro chiedono: ‘i tempi?’. E allora utilizziamo al meglio quel tempo prezioso. Troppo spesso, purtroppo, è stato perso facendo perdere alla città troppe, infinite occasioni per migliorarsi”.