Angelini, appello ai moderati per il no al referendum

13 novembre 2016 | 11:10
Share0
Angelini, appello ai moderati per il no al referendum

Da Piero Angelini di Governare Lucca un appello ai moderati lucchesi per il no al referendum costituzionale. Il professore, ex parlamentare, chiede di votare no all’appuntamento del 4 dicembre: “Ai moderati lucchesi, quelli almeno che hanno chiesto la mia opinione, rispondo che io, il 4 dicembre, voterò no al referendum – scrive – che è stato trasformato impropriamente da Renzi in un vero e proprio plebiscito sulla sua persona, sostenuto, per di più, con argomentazioni fondate sulla paura, non sulla ragione”.

“Irragionevole, innanzitutto – spiega – il rimprovero rivolto, da ultimo, anche dal professor Pera, ai moderati che intendono votare no, di confondersi con il loro voto, a suo giudizio, con un’accozzaglia politica di persone e movimenti impresentabili, dal momento che chi dice NO lo dice per motivi diversi, che non creano associazioni di sorta; è invece il sì che crea un legame politico tra movimenti e persone diverse, come quello stravagante tra Pera e Verdini, che ieri, con i loro litigi, hanno praticamente distrutto, in Toscana, la rappresentanza dei moderati, che oggi, per i loro interessi personali e politici, vorrebbero associare invece i moderati al progetto di Renzi di creare una nuova formazione politica (il Partito della Nazione), confusa e ambigua, se non pericolosa, tenuta insieme dal suo solo potere personale”.
“Diretto, poi, a terrorizzare i moderati – prosegue Angelini – l’altro argomento usato dai sostenitori del sì, che la vittoria del no porterebbe ad una crisi di governo e a successive elezioni, con il risultato possibile di consegnare a Grillo il Paese; è vero, infatti, il contrario, dal momento che, con la vittoria del no, il governo Renzi, se vuole, può continuare a governare, magari in modo meno arrogante; con la vittoria del no, però, al contrario di quella del sì, verrà a cadere anche l’Italicum, la legge elettorale che Renzi, ubriacato dalla vittoria alle elezioni europee, ha costruito a sua misura e che, oggi, in un diverso quadro politico, con il suo spropositato premio di maggioranza e con il ballottaggio, dà al movimento Cinque Stelle, pur minoritario, la concreta possibilità di assumere la guida del paese”.
“Naturalmente ci sono, nella riforma costituzionale  – ammette il professore – misure da tutti condivisibili, come ad esempio l’abolizione del Cnel, che potevano e, naturalmente, potranno essere approvate rapidamente dai due terzi del Parlamento, senza bisogno, perciò, di ricorrere ad un referendum popolare. Ma queste misure condivisibili sembrano inserite nella riforma soltanto per indurre i cittadini ad approvare una modifica della Costituzione che ragionevole non è; precisamente quella che , sotto il proclamato motivo del superamento del bicameralismo paritario (in realtà il Senato viene mantenuto con competenze paritarie su materie particolarmente importanti), toglie ai cittadini il diritto sacrosanto di scegliere i propri rappresentanti al Senato e dà fondamento costituzionale e giustifica, la legge elettorale voluta con ugual logica, da Renzi per la Camera, che va appunto nella stessa direzione, dal momento che, con il sistema dei capilista bloccati e delle candidature plurime, la scelta dei due terzi dei deputati è riservata, non ai cittadini, ma, allo stesso modo che per il Senato, ai capi partito”.
“Questa è la ragione che mi induce a votare no – chiude – anche perché le Costituzioni non vanno giudicate solo per l’oggi, ma anche per l’utilizzo che potrebbe farne domani un leader meno rispettoso di Renzi delle regole democratiche. A mio avviso, dunque, la Costituzione si può cambiare, non però stravolgere il principio, che sta alla base della democrazia nel nostro Paese e che è sancito dall’articolo 1 della Costituzione: il principio della sovranità popolare, che si esprime tramite il voto dei cittadini e la libera scelta dei loro rappresentanti, un principio indebolito in questi ultimi venti anni, che, con la riforma costituzionale proposta, verrebbe messo definitivamente in discussione. Sono sicuro che i padri costituenti, da De Gasperi a La Pira, guarderebbero con sorpresa ed orrore ad un sistema politico che, tramite la legge elettorale, sostituisce le coalizioni con il partito unico e attribuisce il potere di governare senza limiti tramite la roulette russa del ballottaggio. Sbagliata mi sembra comunque l’idea, sottintesa alla riforma, che i problemi creati al Paese dalla globalizzazione, dall’emigrazione al lavoro allo sviluppo, finora irrisolti, possano essere affrontati meglio da un governo, che senza contrappesi, pensi di conoscere e rappresentare le vere esigenze del Paese, tramite le tecniche moderne di consultazione e persuasione e il controllo dei mass media, dai giornali, alla televisione, agli opinionisti, ai sondaggisti. In America questa convinzione dell’establishment globalizzato, a cui sicuramente anche Renzi appartiene, si è rivelata una pericolosa illusione”.