





Una sinistra lucchese unita, pronta a riconfermare Alessandro Tambellini come primo cittadino, senza primarie, perché l’alternativa è correre il rischio di riconsegnare Lucca al centrodestra. Sono estremamente nitide le idee di Sinistra con Tambellini, la nuova entità a sostegno del sindaco uscente, che oggi (25 novembre) ha inaugurato la sua sede, in via delle Tagliate.
Uno spazio aperto, dove i già oltre 80 firmatari del documento programmatico sperano di accogliere prestissimo – ovvero prima del referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo che pure, si evidenzia, resta un tema slegato dal buon governo della città – tutte le altre istanze della sinistra locale. Tambellini, completo scuro d’ordinanza, arriva e non cela una qual certa commozione, mixata all’entusiasmo di chi apprezza un simile attestato di fiducia. Davanti ad una sala piena prendono la parola gli organizzatori, Lucia Del Chiaro e Daniele Bianucci, per fare da apripista alla riflessione del sindaco. Nel pubblico tanti volti storici della sinistra lucchese, esponenti dell’amministrazione (tra gli altri, gli assessori Cecchetti e Sichi, tra i primi firmatari, e l’assessore Marchini oltre ai capigruppo Cantini e Battistini e ai consiglieri Pd Maria Teresa Leone e Paolo Moriconi) e, in generale, gente convinta di poter fare la differenza con il proprio contributo nella prossima tornata elettorale.
“E’ uno spazio di cui si sentiva l’esigenza da tempo – confessa Del Chiaro – perché c’è bisogno di parlare, di confrontarci su quanto di buono è stato fatto sino ad oggi e di quello che possiamo migliorare. Perché per noi l’amministrazione Tambellini ha governato bene e deve essere riconfermata, senza le primarie. C’è tanto ancora su cui lavorare: pensiamo al completamento delle piste ciclabili, al miglioramento dei trasporti pubblici, agli spazi e per i nostri figli, all’attenzione per le periferie ed alla vivibilità del nostro centro storico”.
Concetti ribaditi anche da Bianucci, che lancia con forza un monito: “Chiediamo a tutto il centro sinistra che si esprima in tempi brevissimi per la riconferma di Tambellini, perché – la sua analisi – l’alternativa è riconsegnare la città al centro destra. Non serve attendere il referendum, perché non è direttamente legato al destino della nostra città. Da parte nostra, intendiamo questo luogo come uno spazio di dialogo e cercheremo prima di tutto di aprire un confronto con le associazioni del territorio. Ma il presupposto per continuare a governare è che marciamo tutti uniti”.
Poi Tambellini afferra il microfono, senza riuscire a scrollarsi di dosso la gratitudine per quello che vede: “Questo è davvero un bel modo di iniziare – commenta – e dentro di me sono scosso da un fremito, perché mi chiedo se sarò capace di ripagare ancora la vostra fiducia”. Quindi l’analisi del momento, che spazia dai temi nazionali fino, inevitabilmente, alle questioni locali. “Viviamo in tempi complessi – afferma – in cui manca una linea culturale politica. Eppure dobbiamo continuare a mantenere la barra dritta sui nostri valori di fondo. Il Pd non può prescindere dalla sua storia – l’attacco nemmeno troppo velato a certe componenti oggi maggioritarie del partito – inneggiando al nuovo. Invece vedo che non si parla più di sinistra: c’è uno scollamento rispetto al nostro compito storico. Ma quando sento dire che non c’è differenza tra destra e sinistra, non posso tacere. Perché la destra ritiene che i cambiamenti siano dei disturbi agli assetti creati, mentre la sinistra ha nel suo dna la continua ricerca di equilibri più avanzati, capaci di garantire dignità e giustizia alla gente. Il caso Trump dovrebbe insegnarci qualcosa al riguardo”.
Ed è proprio sulla dignità, connessa a doppio filo al tema del lavoro, che il sindaco di sofferma a lungo: “Sul lavoro si basa la nostra vita – prosegue – e mi pesa molto non riuscire ad aiutare tutti coloro che quotidianamente mi chiedono come essere reinseriti nella nostra società. Bisogna riflettere profondamente su questo problema, arrivando a delle soluzioni concrete, perché la massa degli emarginati cresce sempre di più”.
Quindi, più nello specifico, l’analisi del momento lucchese, condita da stoccate nemmeno troppo velate ad altri candidati in pectore: “Una cosa è certa – afferma – io lavorerò sempre per unire, mai per dividere. Non ha senso cercare di affermare il proprio interesse personale: non mi interessano i magheggi, né gli obiettivi particolari. Non ho ambizioni personali, se non quella di essere un buon servitore dell’istituzione che rappresento. Sotto questo punto di vista, specie quando partecipo a cerimonie di commemorazione, mi chiedo se siamo all’altezza del nostro passato. E’ una domanda che dobbiamo porci sempre, perché mi pare che questa società stia scivolando verso crinali poco piacevoli”.
Paolo Lazzeri