Referendum, Andreuccetti: “Nessuna bocciatura dei sindaci”

5 dicembre 2016 | 14:30
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Referendum, Andreuccetti: “Nessuna bocciatura dei sindaci”

A mente un po’ più fredda sul post referendum interviene il segretario territoriale del Pd, Patrizio Andreuccetti, che ipotizza alcuni scenari per il futuro: “Il no ha vinto – dice il segretario – ed è giusto riconoscerlo con chiarezza. In democrazia la ragione ce l’ha chi ottiene il consenso. Ma con chiarezza è anche giusto dire che quello di ieri non è stato un referendum sul merito della riforma e nemmeno per la difesa dei valori della Costituzione come qualcuno sbandiera; perlopiù si è trattato di una elezione politica che nel quesito riportava “sei pro o contro Matteo Renzi e la sua politica?”. L’errore di Renzi, da tutti riconosciuto e da lui per primo, è stato quello di personalizzare il confronto. Una volta tratto il dado non è stato sufficiente fare di tutto per portarla sul merito della riforma”. “Renzi – prosegue – è stato coerente sia al mandato di Napolitano con la rielezione in parlamento sia con quanto aveva detto. Il suo governo era lì per fare le riforme, la riforma più importante è stata respinta, quindi corretto dimettersi. Sembra banale ma non lo è affatto. L’Italia, come diceva Andreotti che se ne intendeva, è il paese dove le dimissioni si minacciano ma non si danno. L’errore è stato osare? E’ stato isolarsi rompendo il patto del Nazareno? E’ stato mostrare troppa spavalderia? Diciamo che, come un moderno Ulisse, Renzi ha provato a spingersi oltre le colonne d’Ercole e la democrazia lo ha punito”.

“Ma ha davvero perso Renzi? – si chiede Andreuccetti – Analizziamo questa elezione come fossero le politiche. Da una parte vi è “l’area Renzi”, composta dall’80 per cento del Pd e da persone di varie estrazioni, con oltre il 40 per cento dei voti che, ad Italicum in vigore, basterebbero da soli per vincere alla camera e prendersi il premio di maggioranza senza andare al ballottaggio. Dall’altra parte vi è il fronte del no, cioè tutti gli altri partiti dell’arco costituzionale, che hanno raggiunto insieme il 60 per cento ma che alle elezioni vere non si presenteranno mai insieme. Un conto è distruggere, essere tutti contro qualcuno, un altro è costruire qualcosa e questi “insieme per” non possono starci. Alle politiche l’Italia sarebbe tripolare più alcuni estremi. Della serie, se ognuno si fosse presentato con il proprio schieramento e non per un si o per un no oggi staremmo qui a parlare di vittoria clamorosa di Renzi. Aggiungo che il 40% “l’area Renzi” lo ha preso essendo al governo e dopo aver fatto riforme che per quello che toccavano hanno fatto arrabbiare intere categorie, cosa affatto non banale. Per essere ancora più chiari basta guardarsi i dati delle europee 2014, i numeri che raggiunse il Pd sono gli stessi raggiunti oggi dal sì sia in ambito nazionale che locale, e tutti allora parlarono di grande vittoria. Questa tornata mi ha fatto definitivamente capire quanto sia sbagliata la politica del tutti contro e, per quel che conta, ho fatto mea culpa per un atteggiamento che ha caratterizzato la mia prima giovinezza. Il problema degli ultimi venti anni non è stato solo Berlusconi e il berlusconismo, bensì anche tutti coloro che, senza avere una proposta comune credibile, stavano insieme non per costruire ma esclusivamente per contrapporsi all’ex cavaliere. Se il centrosinistra avesse governato due mandati pieni oggi forse saremmo un’altra Italia e la colpa di non esserci riuscito è solo del centrosinistra stesso”.
“Quanto sopra – chiarisce il segretario –  non deve servire a negare l’evidenza dei fatti, solo a scavare più in profondità. La sconfitta c’è stata ed è giusto dare atto ai vincitori di avercela fatta. Nonostante tutto io credo ancora che l’Italia sia un paese riformabile e che sia possibile farla uscire dall’eterno gattopardo. Questo governo ci ha provato e su più fronti ci è anche riuscito. Si riparte, con la solita convinzione e con l’idea chiara che un paese si governa con la buona politica, non con l’anti-politica”.
Spazio anche all’analisi sul dato a livello provinciale: “Sul piano provinciale il dato è migliore del nazionale ma certamente non risplende. Fermandomi a casa mia, Borgo a Mozzano, il dato del si è più che buono e si attesta circa sul numero raccolto dal Pd alle europee 2014 e identica è anche la percentuale, il 48,3%. Non credo possa essere considerato un test sull’amministrazione, anche perché conosco tante persone che sono dalla nostra ma che hanno votato no e, viceversa, so di persone che non sono dalla nostra che hanno votato si. Ma se volessimo considerarle elezioni di medio termine non potrei che vederle come positive, dal momento che nel fronte del no c’era anche parte della nostra amministrazione che, sommata al 48,3% darebbe, chiaramente, la maggioranza assoluta”.
“Cosa succederà da domani? – conclude – Difficile dirlo. Io credo che ci sarà un governo tecnico che approverà la legge di stabilità, proverà a modificare la legge elettorale e poco altro. Nel Pd ci sarà molto probabilmente il congresso anticipato che vedrà Renzi contro Rossi e/o altro e che credo che a vincerlo sarà di nuovo Renzi. Sulle previsioni future però è meglio fermarsi, la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno. Ora è opportuno che per qualche giorno i vincitori esultino”.