Referendum, ora vincitori passano all’incasso

5 dicembre 2016 | 01:38
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Referendum, ora vincitori passano all’incasso

Per una volta non hanno vinto tutti. Il referendum ha detto chiaramente che qualcuno ha perso, ed anche nettamente. Ed è stata la linea dettata dal premier Renzi dal centro alle periferie, quella mobilitazione per il sì che ha portato alla proliferazione di comitati, incontri, appelli, pubblicità, manifesti, volantini e affini per convincere gli indecisi. Indecisi che in gran parte, rispetto alle previsioni della vigilia, hanno evidentemente deciso di bocciare la riforma Renzi-Boschi e le sue modifiche in parlamento.
Non cambia nulla, dunque, dal punto di vista della Costituzione. Cambia tutto, invece, quanto agli equilibri politici. Perché i vincitori, di tutte le fattezze, adesso passeranno all’incasso, a livello nazionale e a livello locale. Anche perché nel 2017 si vota per le elezioni amministrative e sarà subito il tempo di mettersi al tavolo per individuare coalizioni e candidati.

Primo dato. A Lucca e in tutti i Comuni dove si va al voto il prossimo anno (anche Bagni di Lucca, Camaiore, Forte dei Marmi e Porcari) il successo è andato al fronte del no. Un fronte che, però, è difficilmente identificabile con un solo partito politico e non è addebitabile a orientamenti di centrodestra e centrosinistra. Per il no, infatti, si sono schierati la sinistra del Pd, i partiti di sinistra, gran parte della Cgil e l’Anpi da una parte, la triade Forza Italia-Fratelli d’Italia-Lega Nord, ma anche il Movimento Cinque Stelle dall’altra. Realtà inconciliabili, queste, che si dovranno comunque confrontare (o tornare a unirsi nel caso delle realtà del centrosinistra) con il Pd renziiano che ha fatto massiccia campagna per superare indenne questo referendum.
Fatto sta che i vincitori si siederanno come tali al tavolo delle trattative in vista delle prossime elezioni. A Lucca, ad esempio dove per il no si sono schierati i capigruppo di maggioranza che sostengono la giunta Tambellini, Francesco Battistini del Pd e Claudio Cantini di Lucca Civica, così come i due “leader” di Sinistra con Tambellini, gli assessore Enrico Cecchetti e Antonio Sichi. Che proprio nelle scorse settimane hanno chiesto la ricandidatura di Tambellini (che pure si è schierato per il sì) per un secondo mandato e senza primarie. E cercheranno di sfruttare l’onda lunga del successo referendario per far prevalere la loro posizione contro la parte renziana del partito uscita sconfitta da questa tornata elettorale. Che, di contro, vorrà invece subito far capire la sua volontà di riscatto mettendo sul tavolo alternative forti e, soprattutto, l’ipotesi primarie.
Si rafforza, invece, nel centrodestra, l’alleanza fra i partiti tradizionali. Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia con tutta probabilità a questo punto accelereranno nella scelta del candidato e del programma elettorale, non dovendo fare i conti con la corrente di Marcello Pera, ideatore dei comitati Liberisì e che contava in un successo elettorale per condizionare in qualche modo il voto della prossima primavera. E poi c’è il Movimento Cinque Stelle, che a livello nazionale ha rivendicato la paternità del successo elettorale e che potrebbe giovarsene in termini di voti anche agli appuntamenti amministrativi, anche in Comuni dove finora non ha mai sfondato.
Tutto, o comunque molto, dipenderà anche dalla “reazione” alla sconfitta del Pd renziano, certificata anche dal voto in Comuni come Barga, Capannori, Coreglia, Porcari. Che, almeno a caldo, male ha digerito l’esultanza per il risultato elettorale di alcuni compagni di partito. Una situazione che rischia di pesare e non poco nell’avvicinamento ai prossimi appuntamenti elettorali ed, eventualmente, congressuali dove peraltro si dovrà fare conto anche con la discesa in campo del governatore Enrico Rossi.
Primo passo, per il Pd lucchese, la scadenza del 16 dicembre, data entro la quale Tambellini, e in generale i sindaci uscenti, dovranno dichiarare se si sottoporranno o meno alle primarie.
Mancano poco più di dieci giorni. E rischiano di essere i dieci giorni che cambieranno il volto della politica locale.

Enrico Pace