
Urbanistica, rush finale per il piano strutturale. E mentre infiammano le polemiche sulle osservazioni interviene l’assessore Serena Mammini: “Il piano strutturale – dice l’assessore – è un progetto costruito con le persone e per le persone che vivono Lucca. È il risultato di un percorso che ha visto il coinvolgimento di molti cittadini con un fine comune: conoscere a fondo il territorio, metterne in luce punti di forza e di debolezza per programmare, con realismo, le azioni future. Il lavoro è partito da una presa d’atto, onesta e cruda: a Lucca si è costruito troppo e male, senza un disegno generale, saturando gli spazi senza restituire, di volta in volta, quanto sarebbe dovuto spettare alla città pubblica”.
“Pochi percorsi pedonali e ciclabili protetti – spiega l’assessora – e soprattutto scollegati tra loro, poche attrezzature, pochi parchi urbani, poche piazze, pochi luoghi di incontro e relazione. Ci siamo chiesti quali strumenti, allo stato dei fatti, potevamo mettere in campo per avviare una vera rigenerazione urbana, nel rispetto della legge di governo del territorio regionale e delle istanze raccolte nel lungo percorso di partecipazione. La legge chiede al piano Strutturale di perimetrare il territorio urbanizzato: è stato importante quindi, in via prioritaria, disegnare i confini entro i quali i successivi piani pperativi potranno spostare qualche tassello. Ricordiamo che prima della legge 65/2014 e quindi prima dell’individuazione del territorio urbanizzato il regolamento urbanistico poteva spostare i tasselli su tutto il territorio comunale. Sarà dentro quella linea che potranno attuarsi le soluzioni ai problemi annosi che la città ha maturato. All’interno di questo spazio, che include “i centri storici, le aree edificate con continuità dei lotti a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico ricettiva, le attrezzature e i servizi, i parchi urbani, gli impianti tecnologici, i lotti e gli spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria”, era necessario stabilire le regole per la pianificazione”. “Le città – è l’idea della Mammini – si modificano, si sviluppano, si adattano ai bisogni degli abitanti, che nel tempo si evolvono. Il Piano Strutturale ha coscienza del territorio attuale e si è fatto carico delle previsioni del territorio che sarà: dovrà regolarne lo sviluppo per almeno 15 anni, in cui si susseguiranno verosimilmente tre piani operativi che dal piano strutturale recepiranno indicazioni e direttive. Lo ha fatto con responsabilità stabilendo un meccanismo nuovo per migliorare la qualità della vita delle persone, quello della solidarietà sociale. D’ora in avanti ogni nuova edificazione potrà essere individuata soltanto a fronte di maggiori o uguali previsioni di recupero del patrimonio edilizio esistente. Ma c’è di più: ogni intervento di trasformazione, che sia nuova edificazione o recupero, dovrà restituire almeno la metà della superficie territoriale interessata in spazi verdi o spazi pubblici. È così che il territorio già urbanizzato potrà tornare a “respirare” modificando le sue geometrie all’interno di un confine oltre il quale la grande risorsa del nostro paesaggio rurale sarà tutelata e valorizzata”.
Il concetto chiaro è che la volontà non è quello di aumentare gli spazi di edificazione: “Lo spazio individuato dal perimetro urbanizzato – dice Mammini – non sarà indistintamente edificabile: questo è un concetto del tutto superato, inappropriato per un piano strutturale che non stabilisce quali siano i terreni “murativi”. Lo spazio individuato dal perimetro del territorio urbanizzato sarà quello che potrà giocarsi la carta della rigenerazione urbana con le regole stabilite dal piano strutturale, pensate perché Lucca possa divenire una città più giusta, più pubblica e più bella, perché si possano ridisegnare aree che sono letteralmente “scoppiate” senza le dovute maglie stradali, senza un’armonia d’insieme, prive di servizi, perché vengano rispedite al mittente fin dalle prime mosse le possibili velleità speculative e al tempo stesso perché il nostro patrimonio divenga maggiormente attrattivo per interventi che restituiranno a tutti attrezzature, aree per lo sport, marciapiedi, piste ciclabili, parcheggi, verde pubblico, orti urbani. Questi non sono desiderata destinati divenire lettera morta ma articoli ben precisi di un piano che più volte abbiamo definito come la Costituzione del territorio. La qualità della città che abbiamo pensato dovrà misurarsi con le carenze di una crisi economica e sociale e lo farà con lealtà: è necessario, adesso, una volta valutate le osservazioni al piano con l’obiettivo di renderlo uno strumento migliore, andare avanti”.
Mammini chiude con un segnale a chi ha criticato il piano: “Da parte di alcuni – spiega – c’è stato un tentativo di denigrare il lavoro fin qui fatto, tentativo lecito nel triste gioco delle parti; talvolta scadendo nell’attacco personale, questo molto meno lecito. Ognuno reciterà la sua parte con il proprio livello di responsabilità. Il percorso fatto fin qui è stato faticoso, attento e onesto: Lucca merita ora di andare avanti”.