Mammini all’assemblea di Sinistra: “Ps, strumento equo per governo del territorio”

“Il piano strutturale è un atto di cultura e uno strumento orientato ai principi di solidarietà e uguaglianza del pensiero di sinistra, perché ha l’obiettivo di restituire una città più pubblica, soprattutto nei quartieri e nelle periferie; perché interrompe il consumo di territorio puntando sul riuso e sulla rigenerazione; perché tutela lo sviluppo rurale, salvaguarda gli utenti più deboli e crea i presupposti per una maggiore connessione, anche relazionale, sul territorio”. Dopo sette sedute-fiume in consiglio comunale, con queste parole l’assessore all’urbanistica Serena Mammini ieri sera (3 marzo) ha presentato all’assemblea pubblica di Sinistra con Tambellini il nuovo piano strutturale del Comune di Lucca, per la prima volta così come modificato dalle osservazioni accolte.
“E non è stato un caso – spiega la lista -. Sinistra con Tambellini, infatti, è la lista d’impegno civico che alle elezioni della prossima primavera sarà presente sulla scheda elettorale, per sostenere la conferma del primo cittadino che col rinnovo dello strumento di governo del territorio ha mantenuto un importante impegno programmatico”.
Parlando di fronte a una platea particolarmente attenta, e pronta a sollevare con decisione domande di chiarimento, l’assessore ha voluto subito sottolineare la natura del documento di pianificazione, frutto di un lungo ed elaborato processo di confronto e partecipazione: “Il nostro – ha esordito – è un piano equo, che non ha visto l’interferenza di alcun interesse privato nella sua elaborazione e che parte dal sogno, parola bella e coraggiosa, di una città più vivibile per tutti”.
“Oggi la nostra città ha finalmente a disposizione un piano strutturale che segna una netta discontinuità rispetto al passato – ha incalzato l’assessora Mammini –. Il nostro lavoro è stato molto complesso: il nostro territorio non è una pagina bianca ma il risultato di scelte e di non scelte del passato. Per decenni si è edificato dappertutto, troppo e male. Per la prima volta è stato riconosciuto il territorio rurale e sono state scritte norme per garantirne la conservazione dell’identità. Si tratta di un passaggio storico, senza precedenti: il territorio rurale nel nostro Comune ha una grandissima estensione e qui, tranne rarissime e motivate eccezioni, non si potranno più realizzare nuove volumetrie. Numeri alla mano, rispetto alle previsioni del regolamento urbanistico del 2004 ancora vigente, con questa decisione, e in applicazione della nuova legge regionale e del Piano Paesaggistico, abbiamo salvato almeno mille ettari di territorio dalle nuove costruzioni”.
Il messaggio che viene lanciato è quindi forte e chiaro: “le scelte dell’amministrazione Tambellini dicono basta alle colate di cemento del passato, conseguenza della mancanza di monitoraggio alla quale il piano strutturale pone rimedio”, ha precisato Serena Mammini.
Anche sulle zone identificate come già urbanizzate, il piano strutturale orienta al recupero dell’esistente rispetto alla previsione di nuove edificazioni, puntando in particolare a dotare i quartiere ed i paesi di nuovi servizio, aree verdi e spazi pubblici a disposizione dell’intera comunità.
“Abbiamo introdotto e normato il concetto di ‘bilancio positivo’ – ha spiegato l’assessora – per cui il piano strutturale dispone che le previsioni di nuove edificazioni siano individuate dal piano operativo soltanto a fronte di maggiori o uguali previsioni di recupero del patrimonio edilizio esistente. E ogni trasformazione dovrà restituire almeno la metà di superficie territoriale utilizzata in spazi verdi e attrezzature pubbliche. È così che si rigenererà il suolo già consumato. Vogliamo una comunità che si riconosca nel suo paesaggio e che abbia consapevolezza del valore della città storica, che nel nostro piano va oltre le Mura e include la maglia ottocentesca dei primi quartieri. Il nostro piano strutturale ha compiuto scelte oneste, per noi i parchi sono parchi e non progetti di nuova edificazione come il parco est o il parco di Sant’Anna. Abbiamo avuto il coraggio di progettare mettendo la persona al centro delle nostre scelte e non più l’aritmetica delle volumetrie: è un cambiamento prima di tutto culturale, e ci auguriamo che indietro non si possa tornare”.