Luciani: “Dietro l’odio distorta voglia di partecipare”

7 marzo 2017 | 19:24
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Luciani: “Dietro l’odio distorta voglia di partecipare”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo per la campagna #nohatelucca #bastaodio l’intervento del professor Luciano Luciani.

Caro Direttore,
non mi intendo di social media, che frequento poco e in maniera disordinata, e neppure di sentimenti estremi come l’odio “la catena più grave insieme e più abbietta, con la quale l’uomo possa legarsi all’uomo”, per dirla col mio amato Foscolo. Ho l’impressione di non aver mai odiato nessuno. Forse, in gioventù, l’ingiustizia, intesa come negazione dei diritti di tutti secondo ragione e morale: anche gli ingiusti, però, gli operatori d’ingiustizia, mi hanno fatto sempre una gran pena. Quindi non sono la persona più adatta a intervenire sulla questione, di non poca lena, da Lei sollevata sulla preoccupata pagina di Lucca In Diretta del giorno 4 u.s. Mi permetta, comunque, alcune modeste osservazioni.
Sgomentano anche me gli epiteti volgari, i commenti razzisti, le considerazioni rozze e qualunquiste che inquinano quella nuova frontiera di libertà rappresentata dalla “rete”. Possibile che anche questa straordinaria opportunità, nata dalla intelligenza degli uomini, debba soccombere investita da uno tsunami di grossolanità e bassezze? Possibile che la moneta peggiore debba sempre scacciare la migliore? Perché, lo sappiamo, le parole sono comunque pietre: fanno male. E spesso, troppo spesso – la Storia è lì a insegnarcelo – alle parole seguono i fatti: tragici e terribili come quelli che hanno lacerato l’Europa di settanta/ottanta anni fa.
L’impressione che si ricava da questa diffusione dell’hate speech, discorso d’odio, è che i barbari siano alle porte e premano e siano sul punto di entrare nella fortezza del politicamente corretto: forse non è così, almeno non ancora. E poi, siamo sicuri che tale eventualità rappresenti il male assoluto? Certo, siamo di fronte a fenomeni di rinselvatichimento di massa che, è mia opinione, coinvolge soprattutto larghi strati giovanili: d’altra parte cosa puoi aspettarti da giovinotti/e cresciuti a overdose di televisione, sala giochi e tanto pallone, carne da discoteca o da curva sud, aspiranti pueri aeterni con scarsa voglia di crescere? Vogliamo provare a ragionare anche di questo cercando, ognuno nei limiti delle proprie competenze e possibilità, di contribuire a rimuovere le condizioni di solitudine e disagio, rabbia e impotenza in cui tanti, soprattutto giovani, ci appaiono oggi ristretti? Ovvero, mi permetta il gioco di parole: provare a disinnescare le cause dell’odio sociale per non ritrovarcelo poi sui social. E qui entrano in gioco questioni strategiche: una discutibile “buona scuola” che abbiamo accettato tutti troppo passivamente; le cifre scandalose della disoccupazione giovanile; la povertà di iniziative e servizi pubblici per contrastare una larga e preoccupante “perdita di senso” che oggi tocca tutti, ma si accanisce soprattutto sui più deboli, i più vulnerabili, che spesso sono anche i più giovani.
Su questi temi, caro Direttore, anche il suo giornale potrebbe portare contributi importanti. Mi permetto di suggerire a Lei, alla Redazione e ai Lettori un modesto spunto di riflessione: e se dietro le manifestazioni d’intolleranza di molti ci fosse una distorta voglia di partecipazione? Una richiesta, formulata male, in maniera rabbiosa, di “esserci”, di concorrere al dibattito sia pure con i limitati mezzi intellettuali disponibili? Pensiamoci. Forse i barbari alle porte potranno essere fermati davvero pensando più a una loro “civilizzazione” che a scomuniche o demonizzazioni. Insomma, una Graecia capta ferum victorem cepit: ecco, mi permetto di pensare a una cosa così.

Luciano Luciani