Ndoye Daouda: “Sul turismo serve innovazione, non slogan”

17 marzo 2017 | 17:17
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Ndoye Daouda: “Sul turismo serve innovazione, non slogan”

Nel giorno del convegno sul turismo interviene sul tema anche il sindacalista Daouda Ndoye: “Scommettere sulle bellezze del nostro territorio è la soluzione che mette sempre d’accordo tutti – dice – Vivere di rendita però non si può più. Il turismo stesso non esiste in quanto tale, poiché vi sono o industrie legate all’ospitalità (hotel, agenzie di viaggi, tour operator) oppure legate alla gestione delle attrazioni (parchi divertimenti, musei, escursioni). Il turismo così come lo vediamo è un fenomeno sociale generico e non un settore dell’economia empirico. Almeno non qui”.

“Bisognerebbe – questa la posizione di Ndoye – ricalibrare la definizione di turismo ed il suo trattamento in ambito economico-statistico. Bisogna studiare i modelli di sviluppo, dare voce e corpo ai lab universitari che potrebbero trovare un grande bacino di produzione scientifica all’interno del fenomeno turistico, andando a ricoprire i più svariati ambiti. Creare fucine scientifiche che possano riconnettersi al territorio, creare una logica di integrazione dei dati contenuti in rete, rendere i dati accessibili (e attendibili), visibili in immediato, realizzando sistemi di interoperabilità attraverso la digitalizzazione del prodotto culturale e – perché no? – definendo strategie di comunicazione per i musei e poli culturali lasciati alla polvere. Combattiamo per migliorare le cose in un paese che forse migliorerebbe da solo come tutti gli altri, se solo fosse consentito il ricambio generazionale e quindi la naturale evoluzione dei suoi impiegati.  Ovviamente per il rilancio di una destinazione non basta la cultura, altrimenti Atene sarebbe la città turistica per eccellenza. Non basta la testimonianza storica nelle cose, serve lasciare un’esperienza evocativa legata ad essa, creare engagement a livello museale e attrattivo locale. Serve lanciare un programma di open innovation sui viaggi online e investire in start up che operano nell’ambito dell’online tourism e travel. Con un occhio di riguardo alle idee fresche e alle tecnologie digitali”.
“Sono convinto che, parlando di digitale – conclude il sindacalista – ancora non si sia fatto abbastanza nel settore dell’offerta turistica italiana all’estero. È una questione anche di competitività del nostro territorio rispetto al resto d’Europa, come la Spagna o la Francia che sono molto più avanti quando si parla di internet e di commercio elettronico. Questa rappresenta un’opportunità irripetibile per tutte le piccole e medie imprese del comparto turistico (alberghi, pubblichi esercizi, agenzie di viaggio, tour operator, servizi di incentive, campeggi, villaggi e residenze turistico-alberghiere, bed & breakfast, ostelli, stabilimenti balneari e discoteche, porti turistici) una nuova opportunità di sviluppare e sostenere il proprio business grazie al digitale: una piattaforma tecnologica efficace ed efficiente per promuoversi, e per migliorare le relazioni con i propri clienti e il loro grado di soddisfazione. Caro sindaco l’industria turistico non solo dei slogan e convegni serve il reale convolgimento del veri attori nel settore, di tutta la filiera da chi gestisce a chi è semplicemente un addetto. Bisogna coinvolgere e non fare prediche pre elettorali”.