Caso Minzolini, Giannini (Pd Lucca sud) critica Marcucci

“La vicenda del voto contrario alla decadenza del senatore Minzolini, in base alla legge Severino, ha fortemente scosso la fiducia degli iscritti e simpatizzanti, sulla coerenza dei rappresentanti di partito eletti alle Camere, che in maniera schizofrenica non perdono occasione per smentire i valori costituenti a cui hanno liberamente aderito”. Lo afferma il segretario del circolo Pd Lucca Sud Gianni Giannini criticando la posizione del senatore Andrea Marcucci.
“No caro senatore Marcucci, non ci sto – scrive Giannini -. Votare o meglio astenersi, su un principio di ’secondo coscienza’ mettendo in discussione, su valutazione soggettiva, una sentenza in giudicato della magistratura ed una legge dello Stato, non può avere giustificazione accettabile da parte di un senatore del Partito Democratico. Ad un Senato riunito è stato chiesto di approvare o no la decadenza di un suo membro in base a due sole motivazioni: la presa d’atto della sentenza di condanna sulla colpa imputata e la condizione assunta dallo stesso di fronte alla Legge 190/2012. Il gruppo dei senatori Pd, dando indicazioni di voto, aveva assunto una linea garantista delle regole, stabilita nella giunta di autorizzazione a procedere. Ai singoli Senatori non poteva e non era concessa nessuna libertà interpretativa. La sua astensione – scrive Giannini riferendosi a Marcucci – , che equivale ad un voto contrario, verrà quindi interpretata come un complice disimpegno, senza però essersi apertamente espresso, e la giustificazione di essersi trovato in compagnia di altri senatori in maniera trasversale, non ne attenua la portata. L’esito del voto non è tanto la salvezza del senatore Minzolini, né l’ennesimo tentativo di eutanasia del Partito Democratico, ma la distruzione della giustizia e delle regole della democrazia. Noi, quadri di partito, iscritti e simpatizzanti, teniamo molto alla coerenza di operato del Partito Democratico, ma principalmente ci siamo impegnati ad impedire il crearsi ’di un vuoto politico molto pericoloso -Giannini cita il manifesto dei valori del Pd -, che ha dato spazio alla demagogia populistica, all’arroganza di ristrette oligarchie e anche a poteri opachi che tendono a sottrarsi al controllo della legge e delle istituzioni democratiche”.