Bini: “Infermiere di famiglia per migliorare sanità territoriale”

22 marzo 2017 | 17:59
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Bini: “Infermiere di famiglia per migliorare sanità territoriale”

Marco Bini, dipendente dell’azienda Usl Toscana nord ovest ed ex consigliere comunale di Lucca Civica attento al tema della sanità, interviene per proporre l’affermazione della figura dell’infermiere di famiglia, considerata una “soluzione concreta per la sanità territoriale”, che da alcuni anni viene formata con un master Polo didattico di Maggiano e che costituisce una specializzazione della professione infermieristica.

“Purtroppo ad oggi – scrive Bini – alla formazione non è seguita l’implementazione di questa figura in maniera sostanziale nelle zone e nei distretti periferici. Mentre le esigenze di cura, a causa del forte aumento della popolazione ultra 75enne, si sposta sempre di più sulle prestazioni territoriali inerenti alle cronicità (diabete, malattie respiratorie, patologie cardiovascolari ) questo fenomeno non è adeguatamente accompagnato da un investimento organizzativo e di risorse umane in sede territoriale. Tale distonia – prosegue Marco Bini – crea oltretutto decine di accessi impropri all’ospedale, da parte di cittadini che non trovano assistenza adeguata di prossimità. Oltre al fondamentale ruolo dei medici di medicina generale infatti, la presenza del professionista infermiere di famiglia, soprattutto nelle sedi distrettuali più periferiche con gruppi di cura aperti almeno sulle 12 ore, accoglierebbe tantissime richieste di assistenza (controllo dei parametri vitali, medicazioni specifiche) fornendo grossi vantaggi soprattutto alla popolazione anziana e decongestionando contestualmente l’accesso ai pronto soccorso. Spesso – continua – non si pensa al fatto che un investimento efficace consentirebbe già nel breve periodo un cospicuo risparmio in altre strutture in termini di inutili sprechi, inoltre creerebbe un beneficio innovativo per una fascia debole della popolazione. Un progetto che andasse con determinazione verso l’istituzione di questa figura professionale – propone infine Bini – con l’apertura di ambulatori specifici o contestuali a quelli dei medici di famiglia, potrebbe concretamente migliorare l’assistenza socio assistenziale territoriale”.