Stretta sul credito bancario, Lucca Città in Comune: “Comune rifiuti diktat sul bilancio”

La lista civica Lucca Città in Comune, che candida Marina Manfrotto alla carica di sindaco della città, a fianco di coloro che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi economica, i lavoratori.
“Il dato del taglio del 16 per cento del credito bancario in provincia di Lucca – dichiara la lista civica – reso noto dalla Banca d’Italia non fa altro che descrivere con i numeri quello che i cittadini lucchesi stanno vivendo ogni giorno sulla loro pelle. Nel comune di Lucca il calo del credito tra 2012 e 2016 è stato di oltre il 25 per cento, e a questo si aggiunge la beffa dei recenti aumenti dei costi dei conti correnti imposto da alcune banche. Si tratta di un dato drammatico non solo per la dimensione del taglio, ma soprattutto perché questo colpisce in maniera decisiva soprattutto le fasce più deboli della popolazione, coloro che del credito bancario hanno bisogno per i propri bisogni essenziali.”
“Non sono certo i grandi ricchi, né a Lucca, né in Italia né in Europa a soffrire per le nuove regole sull’accesso al credito – continua Lucca Città in Comune – e questo è confermato dai dati che dimostrano come la disparita tra ricchi e poveri sia stata ulteriormente aumentata dalla crisi economica e con essa i patrimoni delle banche e le fondazioni bancarie. A Lucca sono soprattutto queste ultime a fare ormai il bello e il cattivo tempo, con interventi che, passando per riqualificazione di spazi abbandonati, spesso si limitano a rendere piacevoli alla vista degli spazi di cui i cittadini lucchesi hanno scarsa o nulla possibilità di usufruire”.
“Lucca Città in Comune crede fortemente che sia invece dovere dell’amministrazione pubblica – conclude la lista a favore della Manfrotto – farsi carico del proprio patrimonio, per renderlo bello, funzionale e, soprattutto, a portata dei cittadini. Per far questo serve il coraggio di rifiutare i dettami che vengono dall’alto come il patto di bilancio, che impone ai comuni di tagliare la spesa. Non è accettabile che i lavoratori, oltre al danno di vedersi negare una certezza del futuro, debbano sentirsi beffati da chi sostiene che abbiano vissuto sopra le proprie possibilità”.