Custodi della città: “Bellezze di Lucca possono conciliarsi con grandi eventi e cementificazione?”

Bellezze di Lucca e grandi eventi, una difficile conciliazione. La pensano così dall’associazione Custodi della Città verso gli Stati Generali della Cultura. A parlare è Francesco Pietrini: “Occupandosi, in un libro uscito da poco (Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili, Einaudi) dei rapporti fra città e campagna alla luce di nozioni “un tempo chiaramente distinte di centro contro periferia oppure paesaggio (extra urbano) contro paesaggio urbano”, l’illustre archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, rileva come da tempo nel nostro paese “la città si espande, si tramuta in agglomerato di periferie, divora al tempo stesso il suo cuore antico (il centro storico) e la circostante campagna”. Con alcune felici eccezioni, però. E cita la nostra Lucca: “La prodigiosa conservazione della cinta muraria di Lucca (1540-1648, perimetro di oltre 4 chilometri serva qui da simbolo e metafora di quella chiara separazione fra il perimetro storico della città e ogni sua estensione, che sia campagna o periferia”. Le nostre Mura, insomma, hanno, fin ad oggi, difeso il centro storico trasformandosi nel tempo da possente strumento di difesa in “un vasto parco pubblico, voluto già nel primo Ottocento dalla duchessa Maria Luisa”. Le Mura parco monumentale e – aggiungo – il verde degli spalti, malgrado qualche offesa e superfetazione edilizia verificatasi nel corso degli ultimi decenni”.
“Si osservi – prosegue Pietrini -la bellissima pianta geometrica della città disegnata da Paolo Sinibaldi nel 1843. Non so voi, io sono preso da un anacronistico sentimento di nostalgia per un paesaggio che non ho goduto come invece capitava ai viaggiatori del Grand Tour e ai romantici alla John Ruskin, raffinati cultori di salutari bellezze. La domanda che, in conclusione, mi pongo evitando di farmi coinvolgere in occasionali polemiche, è la seguente: si può conciliare quanto di bello ancora abbiamo intorno alle Mura e di storicamente e artisticamente visibile e godibile, malgrado le escrescenze tumorali dei sobborghi, nel paesaggio delle storiche Sei Miglia attraversate (a nord) dalla vena d’acqua del pubblico condotto del secolo XIV, con gli eventi che implacabilmente o per alcuni opportunamente si susseguono, e con la inarrestabile (per alcuni) o contenibile (per altri) cementificazione del territorio?”.