Butelli (Sinistra con Tambellini): “Alcol e giovani, senza dati si fa solo disinformazione”

“Trovo veramente superficiale e pericoloso lanciare slogan elettorali e poi non dare né un quadro preciso della situazione oggetto dell’intervento, né tantomeno una, sia pur parziale, risposta possibile”. Così Leonardo Butelli, candidato di Sinistra con Tambellini sul tema giovani e alcol: “Tra candidati al consiglio e candidati sindaco sento e leggo ogni giorno facili slogan – dice – tanto per colpire la pancia dei cittadini alla ricerca di voti, anziché guidare i cittadini ad una scelta onesta e consapevole del sindaco e del consiglio comunale. L’ultima è “attenzione all’alcolismo dei giovani”. Intanto l’alcolista è una cosa e l’abuso di alcol è un’altra. Quindi cerchiamo di usare bene le parole altrimenti facciamo disinformazione”.
“Vediamo – prosegue – con l’aiuto dei dati di ragionare e di lanciare politiche per la “riduzione del danno”, politiche che già l’attuale sindaco Tambellini ha messo in atto anche se nessuno ne vuol prendere atto. Parlare di alcolismo tra i giovani non solo è scorretto dal punto di vista scientifico ma è anche fuorviante rispetto alle ricerche condotte dall’Istat, dall’Istituto superiore di sanità e dallo stesso ministero della salute. Il 12 aprile di quest’anno (giornata per la prevenzione dell’uso di alcol) l’Istituto superiore della sanità ha prodotto un manuale sugli interventi di riduzione del danno alcol-correlato, che mette l’accento sulle possibili politiche da attuare per impedire l’aumento di assunzione di bevande alcoliche, non solo tra i giovani, ma anche tra le persone sopra i 44 anni di età. Secondo l’Istat cala il consumo di alcolici in Italia. Nel 2016 i consumatori giornalieri di bevande alcoliche, sono il 21,4% della popolazione di 11 anni e più, confermando il trend discendente degli ultimi dieci anni (22,2% nel 2015 e 29,5% nel 2006). Continua invece ad aumentare la quota di coloro che consumano alcol occasionalmente (dal 38,8% del 2006 al 43,3% del 2016) e che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 26,1% al 29,2%). Tra gli adolescenti diminuisce sensibilmente il consumo di alcolici (dal 29 al 20,4%), seppure con un andamento oscillante negli ultimi anni. Beve vino il 52,7% della popolazione che ha consumato alcolici mentre il 47,8% consuma birra e il 43,2% aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori. Prevalgono i consumatori moderati (48,8% sul totale della popolazione e 75,4% sui consumatori annuali). Stabili i comportamenti di consumo abituale eccedentario o di binge drinking (coloro che bevono il venerdì sera o il sabato sera quantità ingenti di alcolici n.d.r.), che hanno riguardato 8 milioni e 643 mila persone (15,9% della popolazione e 25% dei consumatori). Nel consumo eccedono più gli ultrasessantacinquenni (36,2% uomini e 8,3% donne), i giovani di 18-24 anni (22,8% e 12,2%) e gli adolescenti di 11-17 anni (22,9% e 17,9%). La popolazione giovane (18-24 anni) è quella più a rischio per il binge drinking, frequente soprattutto durante momenti di socializzazione, come dichiara il 17% dei ragazzi (21,8% dei maschi e 11,7% delle femmine). L’Istat osserva che il consumo non moderato di alcol dei genitori influenza il comportamento dei figli. Il 30,5% degli 11-24enni, che vivono in famiglie dove almeno un genitore ha un consumo di alcol eccedente, ha abitudini alcoliche non moderate. La quota scende al 16,2% tra i giovani con genitori che non bevono o bevono in maniera moderata. Bevono di più i 18-24enni che frequentano spesso discoteche, spettacoli sportivi e concerti sono più diffusi consumo abituale eccedentario e binge drinking (32,2%) rispetto ai coetanei che non li frequentano (6,5%). Dove è avvenuto più frequentemente l’ultimo episodio di binge drinking sono nell’ordine: casa di amici o parenti (39,3%); bar, pub o birreria (29,4%); ristorante, pizzeria, osteria (27,5%); casa propria (25,1%); discoteca/night (13,0%); all’aperto o in strada (5,3%) e altri luoghi, come ad esempio posti di degustazione o vinoforum (2,7%)”.
“Secondo l’Istituto superiore di sanità – prosegue Butelli – “dall’analisi del tipo di bevande consumate si conferma la tendenza già registrata negli ultimi dieci anni che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne e un aumento della quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, aumento che si registra nei giovani e i giovanissimi ma in misura percentuale maggiore negli adulti oltre i 44 anni e gli anziani. Lo studio sui consumi alcolici nelle regioni italiane dimostra che il consumo di alcol nell’anno è decisamente aumentato rispetto all’anno precedente sia al Nord e sia al Centro Italia, mentre non si rilevano variazioni statisticamente significative al sud e nelle isole. Riassumendo si può affermare che i giovani e giovanissimi sono binge drinker (cioè assuntori di quantità numerose di alcol in uno spazio temporale ristretto che si identifica nell’arco della settimana tra il venerdì sera e il sabato sera) mentre sempre di più consumano alcol fuori pasto, i maschi sopra i 44 anni di età, meno le donne”.
“Un’importante componente dei programmi comunitari sull’alcol che dimostra di avere un impatto sul bere dei giovani e sul danno alcol-correlato – spiega Butelli – quali ad esempio gli incidenti stradali e la violenza, è rappresentato dal regolamentare i mezzi di comunicazione. Ciò può educare la comunità con il risultato di dare maggiore attenzione all’alcol nelle politiche pubbliche. Questa maggiore attenzione può portare a modificare l’approccio ai problemi alcol-correlati per fare in modo che si ottenga un risultato coordinato nei settori rilevanti come la società civile, il settore sanitario, le forze dell’ordine e le autorità comunali. La principale caratteristica di un programma efficace di comunità è che implementi e sostenga interventi riconosciuti come efficaci, come le leggi su alcol e guida, quelle sulla restrizione delle vendite ai minori ed ai soggetti in stato di ebbrezza. Mediare sull’orario di apertura dei locali, come è già stato fatto dal sindaco Tambellini e che questi osservino le leggi sull’impedimento dei minori (sotto i 18 anni) all’accesso alle bevande alcoliche. È necessario che anche i negozi e i supermercati osservino la legge e che alla cassa venga sempre richiesta la carta d’identità nel caso in cui si presentino ragazzi con nel carrello hanno bevande alcoliche. L’avvio di un tavolo di coordinamento interistituzionale con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato sulle problematiche giovanili in grado di esprimere politiche di prevenzione efficaci in ordine alle dipendenze: alcoldipendenza, ludopatia, tossicodipendenza. Di più non è possibile fare poiché l’industria dell’alcol purtroppo è un gruppo di pressione che agisce a livello politico al fine di proteggere i propri interessi commerciali. I gruppi di pressione hanno capacità differenti nell’influenzare le azioni relative alle politiche sull’alcol ed alcuni di essi sono più potenti di altri. L’industria dell’alcol generalmente esercita un forte potere economico, politico ed organizzativo, soprattutto nei paesi europei in transizione. Le diverse componenti del mondo dell’industria spesso costituiscono gruppi di pressione (lobby) e coalizioni per favorire gli interessi comuni, sebbene non sempre questi interessi convergano su proposte politiche condivise. Il profondo divario tra i risultati scientifici sugli effetti delle scelte politiche più efficaci sull’alcol e la forma che le politiche alcologiche assumono è spesso attribuito al ruolo centrale e dominante che gli interessi commerciali esercitano sul processo decisionale delle politiche sull’alcol. Il coinvolgimento dell’industria degli alcolici può quindi rappresentare una delle principali barriere alla realizzazione di piani di azione sull’alcol orientati in una prospettiva di salute pubblica”.