Casa occupata dopo lo sfratto, il collettivo: “Si trovi alternativa reale e dignitosa”

Anche il collettivo di lotta per la casa interviene sullo sfratto fallito in un appartamento di San Concordio: “Riteniamo necessario – dice il collettivo – prendere parola sulla vicenda occorsa a una famiglia sotto sfratto per morosità che si è rivolta al nostro sportello la scorsa settimana e che noi ci siamo tempestivamente impegnati ad assistere e sostenere, anche per smentire alcune ricostruzioni tendenziose”.
“Martedì 23 maggio – si legge nella mail del collettivo – questa famiglia, composta da una madre e da due figlie, di cui una di 6 anni, è stata sfrattata dall’abitazione in cui le tre donne vivevano a San Concordio, una casa piccola e in cattive condizioni con un contratto d’affitto di ben 600 euro mensili. L’ufficiale giudiziario e il fabbro sono giunti all’abitazione e approfittando della loro momentanea assenza hanno cambiato la serratura, buttandole di fatto fuori dall’abitazione. Fatto importante da sottolineare, nessuno dei membri della famiglia era a conoscenza della venuta dell’ufficiale giudiziario quel giorno, non essendo stato recapitato nessun avviso scritto. Un aspetto su cui sarà necessario fare chiarezza esaminando i fascicoli in tribunale, per valutare se in questa vicenda abbiamo assistito o meno a un abuso di potere. Resta il fatto che dall’altra parte non ci si è minimamente chiesti che ne sarebbe stato di queste tre donne di cui, ripetiamo, una bambina. Che cosa avrebbero dovuto fare? Dormire per strada? Si parla molto di violenza contro le donne, bene anche questa lo è stata. Una violenza che esse hanno deciso di non subire, rivendicando il diritto a rientrare e restare nell’appartamento fino a quando non si fosse trovata una soluzione alternativa reale e dignitosa”.
“Il giorno successivo – prosegue il collettivo – dopo che i carabinieri si sono recati all’abitazione su mandato della proprietaria per intimare alla famiglia di andarsene, siamo immediatamente accorsi sul posto e siamo rimasti in presidio per tutta la giornata per evitare che l’ennesimo abuso venisse commesso. In questi giorni drammatici ci siamo stretti attorno a loro perché pensiamo che nessuno in questi casi debba sentirsi solo. L’abitazione verrà prossimamente liberata, una volta trovata una sistemazione alternativa per questa famiglia, non prima. Chi ha parlato di “famiglia albanese” ignorando che la madre ha la cittadinanza italiana, ha ancora una volta dimostrato come l’odio per gli stranieri oggi si sovrapponga sempre più al disprezzo e all’odio per gli ultimi, specie se questi decidono di resistere e di non chinare la testa. Per parte nostra continueremo ad appoggiare, difendere e sostenere tutte le persone senza casa o sotto sfratto per morosità incolpevole che verranno al nostro sportello, perché la vera violenza è essere buttati fuori di casa e abbandonati a se stessi dopo aver pagato per anni affitti troppo elevati. Riappropriarsi con ogni mezzo di un diritto fondamentale come quello alla casa pensiamo sia oggi giusto e necessario, e per questo sempre ci batteremo, opponendo ad ogni sfratto e sgombero tutta la nostra solidarietà e tutta la nostra resistenza”.