Menesini ‘boccia’ l’accordo sulla legge elettorale: “Meglio il maggioritario”

2 giugno 2017 | 16:23
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Menesini ‘boccia’ l’accordo sulla legge elettorale: “Meglio il maggioritario”

Il presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini, boccia l’accordo sulla legge elettorale tra Pd, M5S e Forza Italia. Secondo Menesini il modello migliore è il maggioritario, mentre l’accordo in questione propone un sistema “sbilanciato sul proporzione”. Menesini lo scrive in un post su Facebook, avanzando una dura critica. “La notizia di questi giorni  – scrive – è che le tre forze politiche più grosse (Pd, M5S e Forza Italia) avrebbero trovato l’accordo sulla legge elettorale. Un accordo che si basa sul modello tedesco. Detta così la cosa dovrebbe renderci felici, perché uno pensa che finalmente avremo una legge chiara. La stessa per Camera e Senato. Eh sì, perché abbiamo ancora Camera e Senato. Che fanno le stesse identiche cose”.

“Il 4 dicembre – aggiunge – è stato uno spartiacque. Il referendum spingeva sulla governabilità, garantendo un sistema dove la sera del voto sapevamo chi ci avrebbe governato e la fiducia sarebbe stata data solo dalla Camera. Ma questa è storia. E il 4 dicembre la governabilità ha perso, ed ha vinto la rappresentanza. Torniamo al proporzionale?  Io non mi rassegno a perdere il maggioritario. Come si fa per sindaci. E pretendo anche con chiarezza e sicurezza la possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti in Parlamento. E invece no. Pd, M5S e Forza Italia si trovano d’accordo su un modello sbilanciato sul proporzionale così come conseguenza avremo governi di coalizione, di responsabilità, di larghe intese. In più, se è vero che accanto al listino bloccato avremo collegi uninominali, è altresì vero che avendo la distribuzione dei seggi su base proporzionale può accadere che una persona, nonostante sia stata scelta dalla maggioranza dei cittadini del suo collegio, poi in Parlamento non ci possa andare per mere ragioni di metodo calcolo. Dobbiamo ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni. Fiducia vuol dire coesione, vuol dire sentirsi parte di una comunità, nessuno escluso. E questo si costruisce anche ricreando il sano rapporto tra cittadini ed eletti. La gente deve scegliere i propri rappresentanti, incontrarli, criticarli, proprio come avviene per i sindaci. Che non a caso, il sindaco, è tra le figure Istituzionali quella che gode di maggior fiducia. A questo non rinuncio, non ci sto. Non ci posso stare. Faccio il sindaco, ho poco più di 40 anni e sono padre di tre figli: non è questa l’Italia per cui lotto, per cui mi impegno ogni giorno e che voglio lasciare ai miei figli. C’è bisogno di coraggio, c’è bisogno di continuare a lavorare per dare sicurezza di chi ci governerà e per garantire che tutti quelli che vincono nel collegio entrino nel Parlamento e vadano a rappresentare i propri cittadini e il proprio territorio. Un Parlamento di eletti e non di nominati. L’Italia ha bisogno di cambiare, di governabilità e di contribuire con forza a costruire l’Europa del futuro”.