Maffei dell’Istituto storico lucchese di Ponte a Moriano: “Fiducia in Tambellini da confermare”

22 giugno 2017 | 06:51
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Maffei dell’Istituto storico lucchese di Ponte a Moriano: “Fiducia in Tambellini da confermare”

“Partecipare a costruire la “città” significa volontà di esser presenti con senso di responsabilità, solidarietà sociale, nel continuo dialogo e confronto. E’ compito delle istituzioni, con i loro rappresentanti, svolgere tali funzioni, promuovendo concertazione sociale e istituzionale”. La pensa così Daniele Maffei, direttore della sezione di Ponte a Moriano dell’Istituto storico lucchese, che invita al voto per Alessandro Tambellini.

“Non sempre è facile – spiega Maffei – perché ricercare con convinzione le soluzioni più adeguate è impegnativo e complesso; convincere poi i cittadini della bontà delle decisioni assunte, mitigando l’eventuale dissenso, necessita di correttezza, pazienza e scambio costante con la cittadinanza e tra le istituzioni. La politica deve oltrepassare i personalismi per poter prospettare una diversa società e un futuro migliore, impegnandosi in questo quando più forte è la rassegnazione per una stagnazione dell’esistente, per il rifiuto della mediazione, per la crescente sfiducia verso ogni forma di competenza e autorevolezza, forme di pensiero e di azione sistematicamente affiorate e diffuse in questo inizio di nuovo secolo. In tutto ciò consiste l’arte di un possibile cambiamento, culturale e politico, che si può e si deve realizzare anche nella nostra città. La dinamicità dei rapporti politici della passata amministrazione ha peraltro dato buoni frutti, da molti riconosciuti, da altri criticati: ma questo è nell’ordine delle cose. I risultati elettorali del primo turno hanno dimostrato tuttavia la realtà di un certo equilibrio politico, la nullità di velleitarie posizioni personali e la presenza di una destra storica che va oltre quella moderazione di buon senso che aveva finora caratterizzato lo scenario politico lucchese”.
“Ai cittadini attenti ai contesti e alle vicende storiche della nostra città – prosegue – la realtà attuale impone una seria riflessione e il riconoscimento della nostra cultura solidaristica e umanitaria, secondo lo spirito e i valori della nostra Costituzione. La memoria storica ci invita alla vigilanza affinché sia ribadita la distanza che ci separa da vecchi steccati. Noi “anziani” e le nuove generazioni non siamo qui a rivestirci della miseria e delle sofferenze che ormai la maggior parte di noi non ha vissuto; abbiamo però il dovere di onorare quanti hanno sofferto, pienamente consapevoli delle pagine più buie della nostra storia e della nostra capacità di far vivere alla luce di regole e principi democratici, i valori costituzionali nati dalla Resistenza. Per questo ritengo che il riaffacciarsi di forme mentali foriere di muri e discriminazioni sia motivo di seria preoccupazione per ogni cittadino che si reputi autenticamente democratico. Le difficoltà del momento storico che stiamo vivendo favoriscono la proposta di movimenti populisti e nazionalisti, espressione di una rivolta contro la lunga tradizione democratica del nostro paese; movimenti che si sono formalizzati quale destra estrema, connotata da razzismo, intolleranza e finanche violenza. Non solo: serpeggia la convinzione che la democrazia sia solo l’espressione di un voto, peraltro da disertare, e non invece la dialettica di una partecipazione della comunità all’esercizio dei diritti e dei doveri, con un ruolo fondamentale svolto dalle istituzioni, filtro e perno di scelte operate nel confronto civile di idee e proposte. Ma svilire in tal modo la nostra tradizione democratica non è forse sempre stato l’inizio della strada che ha portato ad ogni forma di dittatura? Così come abbiamo fatto negli anni bui del terrorismo, non possiamo né dobbiamo lasciarci assalire dal disorientamento della pura emotività, talora peraltro giustificabile, ma capace solo di annientare, nel timore e nella diffidenza del presente e del futuro, le nostre più autentiche e costruttive potenzialità decisionali, politiche e amministrative. Dipende ancora da ciascuno di noi. Se la “pancia” soverchia testa , ragione e cuore, il condizionamento di una nuova destra nella nostra città può avere il gusto di un frutto avvelenato, che non ci meritiamo”.
“Sono perciò convinto che Lucca – conclude – abbia, ancora ben strutturata, la capacità di confermare la fiducia nella democrazia e nelle istituzioni governate da raziocinio, buon senso e interesse per la collettività, così come ha fatto il sindaco Tambellini negli ultimi cinque anni: se non vogliamo avventure senza “parenti” serventi di logiche elitarie, lavoriamo insieme per superare, come città e periferie, qualsiasi dimensione individualistica e ricerchiamo una solidale libertà del “noi”, come dimostrano le liste di supporto a sindaco e le posizioni personali e politiche espresse dall’Udc lucchese e da Stefano Baccelli ed altri in questi giorni”.