Angelini: “Le denunce di Santini sul Pd? Grave errore”

30 giugno 2017 | 15:02
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Angelini: “Le denunce di Santini sul Pd? Grave errore”

Piero Angelini torna, a mente fredda, a commentare l’esito delle elezioni comunali a Lucca. Lo fa, concentrandosi sulle circostanze che hanno portato a scegliere Tambellini, anziché Santini, accusando quest’ultimo di essere stato troppo fiacco sul tema dell’immigrazione e negli attacchi all’amministrazione. “Nel commentare le elezioni del Comune di Lucca – l’incipit del professore – bisogna partire sempre dal fatto, già dimenticato, che il sindaco è stato eletto dal 45% degli aventi diritto al voto e che molte delle 500 schede che sono state annullate portavano la scritta: ‘siete due m….’ ; il che fa pensare a tutti che, in questi anni, a Lucca, è aumentato il distacco tra i cittadini, da una parte, i partiti e chi li governa, dall’altra, in primo luogo il Sindaco, a cui, nel momento del trionfo elettorale , qualcuno avrebbe dovuto ricordare, come ai generali vittoriosi a Roma, che è sempre un uomo, un uomo a cui, in questi anni, molti cittadini hanno chiesto trasparenza nell’azione amministrativa, rispetto del diritto e della verità, che sono invece mancati”. Angelini confessa poi di essere rimasto colpito dalle accuse rivolte da Santini a Remaschi e Pagliaro: “Se vere e ritenute così gravi sul piano politico, Santini le avrebbe dovuto denunciare prima, non dopo il ballottaggio; a me sembra, invece, naturale che un politico di centrosinistra, in questa tormentata campagna elettorale, in cui Tambellini ha brillato per supponenza e arroganza, potesse spingersi fino a confidare a Santini il suo disagio ed esprimere una qualche riserva e un dubbio sul sostegno ad un sindaco siffatto; qualche volta, poi, si parla per paradossi: se qualcuno avesse registrato le mie telefonate, mi avrebbe sentito dire che Tambellini è il sindaco che i lucchesi si meritano, che non costituiva certo un complimento. Le confidenze fatte a Santini avrebbero dovuto essere da lui apprezzate e conservate con discrezione, perché avrebbero potuto costituire, dopo le elezioni, qualunque fosse stato l’esito, un canale personale di dialogo e di collaborazione tra pezzi della maggioranza e dell’opposizione. Le denunce di Santini costituiscono, dunque, un grave errore politico, anche perché non è difficile supporre che, di qui in avanti, a Santini sarà difficile parlare con chiunque, al di fuori del suo giglio magico e che il centrodestra, di conseguenza, con un leader azzoppato, sarà più debole in Consiglio comunale”.

Per l’ex senatore, comunque, anche nella maggioranza Pd in molti erano sicuri della vittoria di Santini: “C’è da chiedersi – prosegue – in che cosa Santini abbia sbagliato per perdere una battaglia elettorale praticamente già vinta. Uno dei punti di debolezza della campagna elettorale di Santini è stato quello dell’immigrazione. Quasi dappertutto nel Paese, eccetto che a Lucca, il centrodestra, pur con le sue gravi responsabilità a partire dalla firma del Trattato di Dublino, ha vinto e il centrosinistra ha perso sul tema dell’immigrazione; tutto questo perché non soltanto Renzi, ma anche Bersani, Rossi e a Lucca Tambellini e Vietina hanno sempre avuto la stessa linea: l’accoglienza è un bene che va protetto ed ampliato, non solo perché moralmente doveroso, ma perché, nel tempo, risolve persino i gravi problemi del Paese, come la scarsa natalità e le pensioni ai giovani: una linea che fa infuriare la gente, soprattutto quella degli strati più bassi, toccati, a differenza dei benestanti borghesi, dalle conseguenze di queste scelte politiche; le forze responsabili, oggi, anche di sinistra, non dicono certo che bisogna rifiutarsi di accogliere i migranti, ma sostengono che servono per questo risposte concrete e regole chiare; ‘in un Paese a illegalità diffusa- ha scritto recentemente il sociologo Ridolfi- in alto come in basso, bisogna innanzitutto contrastare il crimine, combattendo l’immigrazione clandestina. E invece la sinistra continua a diffondere un messaggio buonista. Per tantissimo tempo ha semplicemente negato il problema e in parte continua a farlo’. Solo in questi ultimi mesi, infatti, il ministro Minniti ha dato un segnale diverso, con la proposta di una diversa regolamentazione dei campi di accoglienza, una lotta al business sugli immigrati e, l’altro ieri, ha sostenuto addirittura, per la prima volta, a nome del Governo, che il tasso di immigrazione è “insostenibile” per il Paese, minacciando di chiudere i porti alle Ong che battono bandiera straniera, dal momento che, per esempio, non si capisce perché le Ong francesi non sbarchino gli immigrati a Marsiglia”.
Santini e il centrodestra, sempre secondo Angelini, avrebbero dovuto dire semplicemente, a Lucca, città dell’accoglienza e del volontariato, in modo moderato, le cose che aveva cominciato a dire Minniti, “per denunciare una gestione del problema dell’immigrazione, al livello nazionale e locale, inadeguato e insostenibile. Doveva farlo, però, con parole appropriate. Lo ha fatto, invece, con accenti pesanti ed eccessivi, secondo una linea tracciata dagli elementi più radicali della destra, da Lega Nord, Fratelli d’Italia e persino da Casa Pound e dai giornali che li sostenevano e a cui si è accodato. Tutto questo ha permesso al centrosinistra di trasformare un forte argomento di contestazione politica in qualche cosa di diverso: l’espressione di una cultura tutt’altro che democratica, il sostegno alle tesi e alla linea di Casa Pound, fatta soltanto per guadagnarne i voti. Le ultime settimane di campagna elettorale si sono trasformate, così, in un anacronistico scontro tra fascismo e antifascismo”.
Sul punto, Angelini esprime una riflessione preliminare: “Io, poiché ho tanti anni, ma non sono ancora andato ai giardinetti, ricordo di aver partecipato, da ragazzo, tramite mio padre, agli ultimi anni della lotta di liberazione; sono stato presente, sempre da ragazzo, alla gestione politico-amministrativa della comunità, quando le famiglie che avevano fatto la Resistenza (dai Carignani, ai Martini, agli Angelini, ai Baccelli) sono diventate classe dirigente della città e del Paese. Dopo il 25 aprile 1945 nessuno di noi, però, si è mai permesso di andare ad accertare i quarti di nobiltà antifascista degli esponenti di famiglie che hanno governato la città e il territorio, neppure di quelle che sono diventate oggi classe dirigente del Pd. Dc e Pci si erano infatti trovati d’accordo, fino dal dopoguerra, per pacificare il paese, quasi completamente fascistizzato, a varare una generale amnistia giuridica e morale”.
Per il professore nostalgici del fascismo, vecchi o giovani, “ci sono poi sempre stati, anche nella nostra città, e talvolta hanno compiuto atti di violenza che tutti ricordiamo: ma mai nessuno ha potuto accreditare la tesi di un pericolo fascista a Lucca; l’unico pericolo reale della nostra città è stato semmai e rimane quello della mafia, da tutti, fuorché da noi, sottovalutato. Finché c’è stata la Dc, che ha governato il Comune, nessuno ha mai potuto rimproverarci una qualche debolezza verso le nostalgie fasciste pur presenti nella città, perché noi, seguendo la lettera e lo spirito della Costituzione, abbiamo sempre marcato la distanza dai movimenti e dai partiti che si richiamavano, direttamente o indirettamente, come un valore positivo, all’esperienza del ventennio fascista: in primo luogo dal Msi, almeno fino al Congresso di Fiuggi; e localmente, nelle elezioni da noi vinte nel 2007, abbiamo marcato la nostra contrapposizione a movimenti di ispirazione fascista. Altrettando non ha fatto, con chiarezza, Santini in queste elezioni nei confronti di Casa Pound. Intendiamoci, Santini non ha niente a che fare con il fascismo; e indegne e strumentali sono state le accuse di dirigenti e militanti del Pd, a cominciare dal sindaco Tambellini, e gli accostamenti da loro fatti tra Santini e Casa Pound. Ma proprio per questo, perché doveva sapere con chi aveva a che fare ( si è saputo, poi, che fin dall’inizio esponenti del Pd avevano promesso addirittura un qualche aiuto nella certificazione delle firme di presentazione della lista a Casa Pound, utile per erodere voti a Santini), Santini doveva evitare di dare a Tambellini ogni pretesto in proposito. E lo poteva fare, a differenza di quanto da lui invece fatto, proponendo fin dall’inizio di apparentarsi con tutti quelli che giudicavano negativa l’esperienza di governo della città da parte di Tambellini; con tutti, fuorché con Casa Pound, da cui Santini doveva prendere formalmente le distanze, anche se naturalmente doveva dialogare con i cittadini che avevano votato, con una scelta estrema, Casa Pound, come è avvenuto ad Antraccoli, solo per protestare con le scelte chiaramente clientelari del Pd”.
Altro errore di Santini, per Angelini, è stato quello di non avere impostato la battaglia elettorale, semmai, “in modo più efficace di quello che ha fatto Casa Pound, sui temi del malgoverno Pd, perché, anche sulla scia della migliore opposizione in Consiglio, dal sottoscritto, alla Giorgi, alla Bianchi, a Lenzi, era in grado di conoscere e denunciare le sue politiche clientelari nei concorsi, negli appalti e nelle concessioni fatte alle cooperative rosse, da Piazzale Verdi alla nuova Coop, nella gestione del sociale; in particolare nell’urbanistica, dove Tambellini e Mammini, contro la legge 65/2014, avevano sottratto un milione di mq al territorio rurale, per darlo ai privati; magari facendo qualche ulteriore domanda all’assessore Mammini sull’opportunità di alcune scelte che la riguardavano e a cui non ha mai dato adeguata risposta, che anzi l’hanno fatta assurgere ad una specie di eroina del popolo Pd. E, riprendendo uno dei temi cari al Garzella, doveva chiedere anche qualche chiarimento al gruppo Marcucci sulle sue politiche sulla città e sui modi per attuarle. Non è stato fatto niente di tutto questo, qualche volta, anzi, l’esatto contrario, come quando Santini ha cominciato a ridiscutere dei varchi e della sosta in città, perdendo il consenso dei residenti: una scelta, quella del controllo dei varchi in città, che era stata fatta, si badi bene, non dal centrosinistra, ma dalle precedenti Amministrazioni di centro destra; che andava mantenuta, semmai integrandola con il recupero della Manifattura Tabacchi (come da me sostenuto e, in precedenza, dall’architetto Mannocci) a verde, parcheggi, strutture e servizi per i giovani, come previsto dal Piano strutturale precedente, per dar vita ad una nuova cultura della città, cioè ad una città non chiusa com’è ora, ma aperta al suo territorio; che invece sarà destinata, per scelta irresponsabile di Tambellini e dall’assessore Mammini, con la loro pseudo-cultura piccolo borghese, al Museo del sigaro e al Palazzo degli ordini professionali, caro anche a quel Cecchini, che, nonostante la sua storia, Santini aveva deciso di nominare assessore all’urbanistica”.
Chiusura sulla distinzione tra città buona e cattiva, intorno alla quale si sono create non poche polemiche: “Dopo la sua non irresistibile vittoria – dice Angelini, a Tambellini e alla sua amministrazione, a cui viene riconosciuto il merito di aver respinto con decisione l’attacco nazifascista alla città, sarà permesso di tutto, a cominciare dalle sciagurate scelte sulla Manifattura Tabacchi e su Campo di Marte. La città, naturalmente, si merita Tambellini, dal momento che la sua parte migliore gli ha rinnovato il consenso. Coloro come me , che appartengono alla parte “peggiore” della città e che lo hanno spesso contestato, a partire dalle sue scelte, nel lontano 2005, per la costruzione del nuovo Ospedale S. Luca ( che, come sosteneva allora, in modo che oggi risulta risibile, doveva rilanciare la sanità lucchese), continueranno a metterne in risalto la pochezza e gli inganni. Quanto alla opposizione c’è bisogno oggi di una autocritica e di una riflessione seria , che finora sono mancate”.