Santini svela la telefonata di Remaschi: “Ti aiuto io”

30 giugno 2017 | 10:14
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“Una mano se posso la do a te”. Sono parole che, stando alla ricostruzione e alle prove addotte da Remo Santini, l’assessore regionale del Pd Marco Remaschi, renziano convinto, rivolge al candidato del centrodestra poco prima di conoscere l’esito del voto al ballottaggio, in una telefonata che data venerdì 16 giugno, ovvero il venerdì dopo il primo turno di voto. Una telefonata che oggi pomeriggio (30 giugno) Santini ha fatto ascoltare ai giornalisti al bar Stella di Sant’Anna.

La registrazione della conversazione intercorsa fra i due intorno alle 21,30 (quando Santini racconta di aver appena terminato il comizio al Rustichetto di Antraccoli) è nitida: “Ti volevo dire in maniera del tutto riservata – si sente dire -, io non solo non gli do una mano, se posso, quello che posso, poco, te la do a te. Punto. Ciao”. A quel punto Santini, mostrandosi sorpreso, insiste per capire cosa Remaschi intenda con queste affermazioni: “Fidati”, si sente dire dall’altro capo. Poi la conversazione si interrompe.
“Una chiamata assolutamente inattesa – commenta il candidato – tant’è che, come si evince dalla mia risposta, sono rimasto molto sorpreso. Abbiamo sempre intrattenuto normali rapporti di lavoro, ma niente di più. Comunque non si è più fatto sentire, nemmeno dopo il botta e risposta sui giornali di questi ultimi giorni”.

Video – L’audio della telefonata di Remaschi

Ma la vicenda non si esaurisce qui. Una volta aperto il vaso di Pandora, infatti, Santini è intenzionato ad andare fino in fondo, per fare chiarezza sul clima pre-elettorale, e non solo, che sembrerebbe regnare in casa Pd. A finire nel mirino è anche il consigliere comunale Lucio Pagliaro. Un pranzo al ristorante Forino di Capannori, avvenuto di fronte a testimoni intorno alle 13 del 25 maggio, e “voluto dallo stesso Pagliaro”, sarebbe stata, secondo il racconto dell’ex candidato del centrodestra, il pretesto per “mettersi d’accordo su un voto disgiunto che accontentasse entrambi”. A testimonianza di quanto affermato, Santini ha mostrato un messaggio ricevuto sulla chat di Facebook attorno alle 16,13 dell’11 giugno scorso, giorno in cui si è svolto il primo turno delle elezioni. Il mittente è proprio Lucio Pagliaro: “Comunque ti confermo che sarò il primo degli eletti delle tue liste”, scrive il consigliere renziano del Pd, concludendo con l’icona di una faccia sorridente e facendo un in bocca al lupo a Santini.
Video – Santini: “Pagliaro mi invitava a degli incontri per il voto disgiunto”

Inevitabile, anche alla luce della risicata distanza di voti che lo ha separato dalla poltrona di primo cittadino, interrogarsi sul perché l’ex candidato del centrodestra non abbia diffuso queste notizie prima del ballottaggio, conscio della possibilità che questa vicenda contribuisse a gettare fango sulla colazione avversaria. “Se lo avessi detto prima – spiega Santini  avrei creato un gran casino. Ho voluto tenere un atteggiamento corretto, anche perché ho da subito pensato che fosse una ‘baggianata’: vedevo l’impegno che entrambi stavano mettendo nella campagna. Lo tiro fuori solo adesso perché sono venuto a conoscenza a scoppio ritardato della campagna denigratoria nei miei confronti orchestrata dal Pd”.  E allora quale il motivo scatenante di questo presunto doppio gioco portato avanti dai due esponenti del Pd? Secondo Santini questi episodi non fanno che confermare la teoria del “partito di potere”, come lui stesso definisce l’attuale Pd, che avrebbe voluto “assicurarsi uno spazio di manovra privilegiato qualsiasi fosse stato l’esito finale della votazione”. “A mio avviso – dichiara Santini – è stato fatto perché ad un certo punto si è pensato che potessi vincere io. Abbiamo a che fare con un partito malato, che da un lato ha lavorato per infangarmi, dall’altro ha cercato di tenermi buono, facendo sottintendere che se avessi vinto avrei dovuto ricordarmi di questi personaggi. Una cosa per me indigeribile, un modo di fare politica da cancellare”.
“Ad ogni modo una storia che per me finisce qui – conclude-: ognuno faccia le dovute riflessioni”. Riflessioni che non tardano ad arrivare da uno dei diretti interessati, Marco Remaschi, che invece sembra intenzionato a mantenere la partita aperta, facendo sapere in una nota di essere intenzionato a querelare Santini. I toni della conversazione, a detta del consigliere regionale che ha dichiarato che il suo sostegno a Tambellini non è mai venuto meno, sarebbero stati scherzosi (Leggi).
A convincere Santini a fare uscire allo scoperto questi retroscena ha contribuito anche il video realizzato dai consiglieri regionali Pd, Monia Monni e Francesco Gazzetti, diffuso su facebook nei giorni precedenti al ballottaggio, ma di cui l’ex candidato sarebbe venuto a conoscenza solo in seguito. Un filmato che parla di presunti accordi segreti con Casapound, creando allarmismo su un presunto “ritorno del fascismo a Lucca” e “cinghiate in piazza” in caso di vittoria della coalizione guidata sa Remo Santini. “Un video infamante nei miei confronti – commenta Santini, indignato- immaginato sia stato commissionato dal PD. E’ già al vaglio dei miei legali, stiamo valutando se presentare una denuncia per diffamazione. Sono state usate immagini di scontri che non riguardano Lucca e soprattutto non riguardano noi. I consiglieri regionali pagati con i soldi dei cittadini dovrebbero solo vergognarsi. A questo punto viene da chiedersi: i toni aggressivi li abbiamo davvero usati noi oppure loro? Inoltre, da notare come mentre una parte del partito faceva questo, altri esponenti cercavano di intavolare tutt’altro tipo di trattative”.
Ad avvelenare l’umore di Santini, a pochi giorni dalla conclusione della tornata elettorale che ha portato alla riconferma di Alessandro Tambellini, è anche la “campagna di odio – dice – portata avanti soprattutto nei 15 giorni precedenti al ballottaggio da molti degli esponenti del Pd. Ci hanno accusato di essere la destra becera, ma il gioco sporco nel frattempo lo stavano facendo loro. Un’aggressione nei nostri confronti”. Le parole di Santini sono taglienti: “E’ stata artefatta la realtà – dichiara -: fra le altre cose si è detto che votare per Santini equivaleva a mandare 5 fascisti in Consiglio comunale. Una strategia studiata a tavolino per condizionare l’esito del ballottaggio”.
Progetto per il futuro è quello di fare un’opposizione “moderna”, che trovi il suo perno nella vicinanza ai cittadini di tutto il territorio. “Dalla prossima settimana gireremo il territorio per riascoltare tutte le persone – annuncia- : ci saranno momenti in cui sacrificheremo la nostra presenza in consiglio per assolvere a questo compito. Proporremo anche di concretizzare i punti del nostro programma in merito a sicurezza, sanità e assessorato a paesi, quartieri e frazioni”.
A questo punto è facile immaginare che le polemiche non cesseranno. Lo sa bene Santini che conferma che presenterà ricorso al Tar annoverando alcune presunte “gravi irregolarità”, nelle operazioni di voto. Nel mirino dell’alfiere del centrodestra “l’apertura dell’urna a voto in corso” in uno o più seggi. “Ma rispetto e prendo atto del risultato delle elezioni”, ha infine concluso.

Jasmine Cinquini

Il video dei consiglieri regionali Monni e Gazzetti (Pd)

AUDIO – In allegato la tefonata di Remaschi a Santini