



Nella sera in cui Ennio Morricone emozionava una piazza Grande gremita in ogni ordine di posti con le sue arie più celebri, a pochi metri di distanza, nell’auditorium della Pia Casa, un altro personaggio di spicco aveva scelto Lucca per lanciare la sua nuova “associazione”. La nostra città è stata scelta infatti, come sede dal ministro della giustizia Andrea Orlando e dal suo staff per lanciare, anche in Toscana, la sua nuova associazione Dems che avrà il compito, nelle parole del ministro, di “fare il partito del Partito: cioè di valorizzare i risultati raggiunti dal Partito Democratico anziché perdersi in diatribe interne ”.
Molti i temi toccati da Orlando nel suo intervento, durato circa mezz’ora, la maggior parte dei quali riguardanti la politica nazionale e le dinamiche interne al Pd, anche se si è lasciato sfuggire una battuta legata alla politica locale (“Siamo un partito strano in cui se dici che la linea tenuta dal segretario è sbagliata sei un traditore ma se inviti a votare per il centrodestra stai scherzando”, chiaro riferimento legato alla vicenda Remaschi). Orlando ha affermato come il Pd debba evitare due cose: l’isolamento e l’inseguimento del centrodestra sui suoi temi. Orlando ha affermato come ci sia stato un calo drammatico nella partecipazione e come il risultato del Pd alle ultime elezioni, salvo il caso lucchese, sia stato estremamente deficitario.
Questo, per il ministro, è dovuto fondamentalmente alla perdita dei valori della sinistra che hanno portato molti elettori a non votare o addirittura a votare contro il Pd mentre, dall’altro lato, il centrodestra riesce a mobilitare il proprio elettorato. A questo proposito, Orlando ha sottolineato come i voti del centrodestra si sommino mentre per il centro sinistra questo procedimento non sia scontato, a prescindere dalla scelta della nuova legge elettorale. “Si stanno creando – ha detto – delle fratture nel centro sinistra che difficilmente potranno essere ricomposte per soli fini elettorali. L’esigenza di distinguersi a tutti i costi (riferimento a D’Alema, ndr) porta all’isolamento e alla perdita dei valori”.
“C’è una fetta importante di elettorato – ha ribadito Orlando – che vorrebbe un centrosinistra unito e non possiamo essere noi quelli che avranno la responsabilità della divisione. Durante la campagna congressuale il compagno Martina (sostenitore di Renzi, ndr) ha citato spesso il modello Milano che altro non era se non un disegno che prevedeva un centro sinistra allargato (che non è stato messo in pratica). Ma i fatti stanno spingendo in questa direzione: anche nel centrodestra si sta sviluppando un percorso unitario. Abbiamo iniziato la legislatura promettendo di portare l’Italia nella Terza Repubblica ma adesso stiamo tornando verso la prima, lo dobbiamo impedire”.
Passando poi all’attualità, Orlando ha affermato come la caduta del governo senza una legge elettorale che garantisca la governabilità del paese farebbe si che l’Italia diventasse “il centro della speculazione internazionale”. Quanto alla questione migranti, tema caldissimo degli ultimi giorni, Orlando ha affermato come non ci sia un aumento sensibile del numero di migranti che sbarcano sulle nostre coste e come sia sbagliato inseguire il centrodestra nel suo campo: “Quando sento dire che non possiamo aiutarli tutti, io dico purtroppo! Il valore cardine della sinistra risiede nel fatto che il destino di un essere umano non debba essere segnato dal luogo dove nasce. Senza questo principio non si va da nessuna parte. E’ vero – prosegue il guardasigilli – che la gestione dei migranti può essere un boomerang e che la gestione degli arrivi debba essere migliorata ma è anche vero che “aiutiamoli a casa loro” è solo uno slogan dato che i principali paesi colpiti da flussi migratori sono attualmente senza governi, per cui non ci sono interlocutori con cui iniziare progetti a lungo termine. Senza dubbio, questo fenomeno deve essere gestito a livello europeo”.
Orlando, uscito sconfitto nel confronto con Renzi ed Emiliano per la leadership del Partito Democratico, non le manda certo a dire al suo segretario: “Non possiamo vivere in una realtà parallela senza tenere conto di quello che succede. Non possiamo solo esaltare i tifosi e rimuovere le sconfitte. Se non ti metti mai in discussione non puoi sperare di trovare interlocutori nella società civile nemmeno se fai bene, figurarsi se fai male. Avere un buon leader – ha concluso il ministro – non è sufficiente per arrivare alla vittoria, soprattutto se la sua popolarità è molto maggiore dentro al partito che fuori”.
All’incontro erano presenti il neo rieletto sindaco di Lucca Alessandro Tambellini e il senatore del Pd ed ex governatore della Regione Toscana Claudio Martini i quali hanno sottolineato la necessità di differenziarsi dal centrodestra, di ripartire dai valori e dalle idee della sinistra e di avere delle posizioni chiare e nette, come non sta accadendo sulla questione dei migranti, ad esempio. Martini si è poi soffermato sulla necessità della sinistra italiana di differenziarsi dalle posizioni del centrodestra anche per quanto riguarda il rapporto con l’Europa (“Vogliamo più Europa ma diversa”, ha detto il senatore) e sulla necessità di fare primarie non sulle persone ma sulle idee e i valori. Tutti i relatori si sono soffermati sul fatto che a Lucca il Pd abbia vinto, in controtendenza rispetto al risultato nazionale, anche per la capacità di superare le divisioni interne e di presentarsi uniti alle elezioni.
Al suo arrivo, il ministro Orlando è stato contestato da un piccolo gruppo di antagonisti per le posizioni espresse dal governo negli ultimi giorni sui migranti e per i fatti avvenuti durante il G7 dei ministri degli esteri svoltosi a Lucca il 10 aprile scorso e che hanno portato a 13 procedimenti per l’attribuzione di foglio di via per altrettanti manifestanti (di cui tre lucchesi) che parteciparono agli scontri con le forze dell’ordine.
Luca Dal Poggetto