“Bellissime”, scatta un’altra interrogazione dopo il libro di Piccinni

2 agosto 2017 | 06:51
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“Bellissime”, scatta un’altra interrogazione dopo il libro di Piccinni

La strumentalizzazione del corpo delle bambine e l’ipersessualizzazione che porta alla formazione dell’immaginario delle piccole italiane. E’ questo al centro dell’interrogazione parlamentare della Senatrice Fabiola Anitori incentrata sul libro inchiesta di Flavia Piccinni pubblicato da Fandango Libri che continua a creare polemica e dibattito. Dopo l’interrogazione parlamentare del deputato Riccardo Nuti che suggeriva l’invio di ispettori da parte del governo sui set, la Senatrice Fabiola Anitori chiede in un’interrogazione parlamentare rivolta alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministro del lavoro di “tutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso misure e provvedimenti che proteggano queste due delicate fasi della vita dalle forme di sfruttamento a cui la società oggi espone”.

“I giovani oggi sono esposti – commenta la senatrice di Alternativa popolare-Centristi per l’Europa – oltre alle forme classiche di lavoro minorile, ad alcune più sofisticate e apparentemente meno dannose per la salute fisica e psicofisica dei bambini. Mi riferisco in particolare, al fenomeno delle bambine-modelle, ormai abitudine commerciale nel mondo della moda-bambino. Questo fenomeno va osservato, valutato e affrontato in una dimensione socialmente e culturalmente più ampia, ovvero con il superamento degli stereotipi di genere, anche in piccola età. Soprattutto le bambine entrano precocemente in contatto con dei modelli di genere promossi dalla televisione, dallo spettacolo ludico, dalle pubblicità e dagli atteggiamenti osservati nella società. E come emerge dal libro-inchiesta Bellissime. Baby miss, giovani modelli e aspiranti lolite (Fandango Libri) della scrittrice Flavia Piccinni, le bambine sono spesso vittime di un’adultizzazione precoce, vengono truccate e presentate con atteggiamenti, comportamenti, abiti e calzature non in linea con la loro età che contribuisce a realizzare quello stereotipo di genere che spesso è l’anticamera dello sfruttamento e della figura della donna-oggetto”.
“Il dibattito sull’impiego dei bambini in televisione, nello spettacolo e nelle rappresentazioni al pubblico è tuttora aperto – prosegue -. Le norme in tal senso esistono, dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, che l’Italia ha ratificato nel 1991 alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Misure che però non bastano ad arginare un fenomeno sociale grave e pericoloso, dinanzi al quale è indispensabile che il governo agisca, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e comunicazione per istituire specifici corsi di orientamento nelle scuole primarie e secondarie, così da informare i bambini in merito alle conseguenze negative degli stereotipi di genere. E nel caso rivedendo anche le normative del ministero del Lavoro che regolano la partecipazione dei minori a sfilate di moda o a spot pubblicitari”, conclude la senatrice Anitori.