Cesare Sesti: “Grave errore aver tagliato i lampioni sulle Mura”

“Le dichiarazioni rilasciate alla stampa locale del sovrintendente Ficacci in merito al concerto dei Rolling Stones, oltre a sue personali considerazioni sull’ opportunità o meno di farne altre, rappresentano forse un tentativo di giustificarsi rispetto al famoso taglio dei lampioni”. Ne è convinto un lettore, Cesare Sesti, che dà un contributo al dibattito, ancora vivo in città.
“Non mi sarei mai aspettato – si legge nella lettera – che un alto dirigente dello Stato, preposto alla tutela dei beni culturali, avesse il coraggio di sostenere tesi che una qualsiasi persona di buon senso riterrebbe risibili e soprattutto assurdamente insostenibili. Nel merito dei punti da lui affrontati mi permetto di fare alcune riflessioni. E’ vero che la rimozione dell’intero palo sarebbe stata molto difficoltosa con alti costi perché quel tipo di lampioni non sono imbullonati alla base ma affogati per 40/50centimentri nel basamento. Molto più semplicemente bastava posizionare le strutture diversamente, in modo compatibile con i lampioni. In ogni caso non si dovevano assolutamente tagliare all’altezza di un metro, solo per guadagnare più spazio per gli sky box. Bastava che la struttura dei box avesse un rientro, perimetrando sui lati i lampioni. Si sarebbe forse perso un mezzo posto, lasciandoli però tranquillamente al loro posto, senza oltretutto alcun rischio per la pubblica incolumità. Sostiene il Sovrintendente che tagliare e risaldare un lampione dei primi del 900, ottenuto in unica fusione, non sia un danno. Sarebbe un po’ come dire che per far spazio a qualcosa di temporaneo si abbatte un antico muro e poi lo si ricostruisce con gli stessi identici materiali e tecnica. Lo stesso potrebbe dirsi per un quadro o qualsiasi altro bene culturale. In questo modo, a detta di Ficacci, il loro valore rimarrebbe immutato. Mi chiedo allora cosa sia la conservazione di un bene culturale e a cosa serva l’articolo 9 della Costituzione. Averli tagliati e risaldarli è un danno irreversibile ed è pura follia e contro ogni logica di corretta conservazione dei beni culturali – sostiene Cesare Sesti -. Uno degli elementi di pregio di quei lampioni, oltre all’epoca, sta nell’essere realizzato in un’unica fusione. Caratteristica questa che con il taglio si è persa. Altrettanto stupefacente quanto improvvido è l’aver dichiarato che ci sono altri lampioni del 1911 in magazzino. Anche se così fosse si potrebbe giustificare il danno? Una dichiarazione, quella del sovrintendente, comunque affrettata e superficiale perché al deposito Gesam non risulta esserci alcun lampione risalente al primo ‘900. Di quell’epoca ci sono solo quelli sulle mura. Semmai i lampioni giacenti nel magazzino sono quelli, anch’essi presenti sulle cerchia muraria, acquistati dal Comune a cavallo tra gli anni 80 e 90 dalla Fonderia Ottanelli di Grosseto, oppure quelli comperati successivamente negli anni 2000 dalla Fonderia Neri di Recanati. Questi ultimi si distinguono, anche visivamente dagli altri, perché non sono in unica fusione ma composti da più pezzi. I lavori di istallazione degli sky-box hanno provocato anche qualche altro danno. Su quel tratto di mura si possono vedere evidenti segni di cingoli metallici che hanno segnato il costoso asfalto natura. Questo oltre ad un danno è anche sintomo di pessima gestione dei lavori. Lucca e la sua amministrazione fanno bene ad organizzare eventi quali Comics, Summer Festival e concerti. I danni provocati da questi eventi, magari pur apparentemente piccoli, si sommano però negli anni, bisogna quindi, in una visione più a lungo termine, almeno ridurli al minimo. Si potrebbero anche individuare nuovi e compatibili luoghi da destinare a questi eventi. Queste iniziative, importanti per Lucca debbono perciò essere coniugate con l’identità e la tradizione di una città che ha tra le sue principali caratteristiche la conservazione di un patrimonio artistico e culturale intatto che non ha eguale. Identità che si sta piano piano perdendo, lasciando spazio ad una specie città souk di bassa qualità”.