Elezioni, Barsanti e Bergamini candidati di Casapound

“Lucca è per noi un modello e ci auguriamo che almeno alla Camera ci sarà un suo rappresentante”. Con queste parole il leader di Casapound Italia Simone Di Stefano ha lanciato l’investitura di Fabio Barsanti, attualmente consigliere comunale, come candidato ad un seggio alla Camera nel collegio uninominale di Lucca, e l’alpinista Riccardo Bergamini, già candidato consigliere alle ultime elezioni amministrative, per uno scranno in Senato.
“Siamo convinti che alla Camera otterremo tra i 12 e i 13 seggi – ha spiegato Di Stefano – e speriamo che uno di essi sia occupato da Fabio Barsanti”. La visita del leader nazionale a Lucca – la città che alle scorse amministrative ha regalato l’exploit motivo di lustro, attestandosi intorno all’8% – si intride così fin da subito di apprezzamenti diffusi: “Se vogliamo replicare questo modello in Italia? Sicuramente i militanti sono ispirati da quello che è stato fatto qui – prosegue Di Stefano – perché a Lucca sono state raggiunte una maturità ed una concretezza che il nostro partito non aveva ancora conosciuto”.
Così, dalla roccaforte del partito, affiancato proprio da Barsanti e Bergamini, il candidato premier affresca un futuro fatto di opposizione da farsi con il coltello serrato tra i denti.
I temi sono quelli ormai noti: lavoro, casa, figli. Sono questi i capisaldi della proposta azione di governo. “La legge elettorale – spiega Di Stefano – è stata fatta di proposito per arrivare ad un governo di grande coalizione. Non c’è dubbio che Berlusconi tradirà nuovamente le aspettative degli elettori, così come Salvini e la Meloni. Il M5S? E’ il cavallo di troia per sostenere il futuro governo tecnico. Il nostro obiettivo è superare la soglia di sbarramento del 3% ed entrare in Parlamento: possiamo farcela alla Camera e forse anche al Senato. Una volta entrati, faremo volare le seggiole, se necessario”.
Casapound – che si presenterà in tutti i collegi uninominali – potrebbe garantire un appoggio esterno soltanto se si venisse a formare un vero governo di centrodestra, prospettiva tuttavia ritenuta quasi impossibile. Il programma esposto anche a Lucca è chiaro e pragmatico e si muove tra la necessità di tornare alla sovranità monetaria e l’uscita dall’Europa, togliendo nel frattempo potere alle banche ed aumentando gli investimenti. “Vogliamo attivare un mutuo sociale per dare una casa di proprietà, nel tempo, alle giovani coppie. Intendiamo – prosegue Di Stefano – attivare un reddito nazionale di natalità, che significa destinare una somma vincolata di 500 euro mensili ai nuovi nati, fino ai 16 anni. Quello che non spendono andrà accantonato in un fondo per gli studi o per aprire un’attività. Servono 20 miliardi di euro per questa manovra: sono soldi investiti dallo Stato, che vengono nuovamente spesi sul territorio. Dobbiamo renderci conto – la preoccupazione – che se non facciamo qualcosa ora il popolo italiano è destinato all’estinzione. L’Istat ci dice che entro il 2020 saremo la minoranza a casa nostra”. Non finisce qui però: nel programma rientrano anche la nazionalizzazione delle autostrade (con tariffa fissa annuale di 80 euro, ndr) e, inevitabile, il cavallo di battaglia del contrasto all’immigrazione clandestina. “Il blocco navale non serve a nulla – attacca Di Stefano – ed è pura propaganda. Qua servono accordi bilaterali con paesi d’origine per tutti quei clandestini parcheggiati nei centri di accoglienza a non fare niente. Investiamo nei loro paesi per asfaltare strade e creare strutture: diamogli una vanga e mandiamoli a lavorare a casa loro. In questo senso, serve anche rimettere subito piede in Libia, per ricostituire uno stato sovrano che faccia da tappo e non più da apripista alle partenze da quelle coste”.
Il tema immigrazione si aggancia, quasi conseguentemente nella narrazione di Casapound, a quello della sicurezza. “Barsanti ha detto che Casapound interverrà dopo gli ultimi fatti avvenuti in città? Ha detto bene, anche se preferiremmo che intervenisse lo Stato, perché non cerchiamo il far west. Noi siamo per rispedire direttamente a casa loro i delinquenti: questo non è razzismo”. Barsanti, riferendosi all’episodio della commessa molestata in via Fillungo, specifica: “Siamo stati i primi a parlare, poi si sono accodati tutti. E’ innegabile che l’aumento dell’immigrazione coincida con una minore sicurezza: non erano mai successi fatti del genere in pieno centro a Lucca, di venerdì pomeriggio. Il problema è che questo molestatore adesso è di nuovo a piede libero, così come lo spacciatore preso al giardino degli Osservanti giorni fa. Ce lo hanno chiesto le stesse commesse di essere scortate e accompagnate alle macchine: hanno paura, giustamente, anche se per l’amministrazione il problema sicurezza non esiste. Salvo poi sbrigarsi ad aggiungere vigili ed ad aumentare i turni”.
Anche Bergamini, che si proclama orgoglioso di essere candidato per Casapound, parla di “interventi di Casapound che non possono essere strumentalizzati, poiché richiesti dalla stessa cittadinanza”.
Idee chiare, spaziando in campo aperto, anche sul tema della gestione pubblica delle società partecipate: “I servizi essenziali – commenta il candidato premier – devono restare pubblici: si tratta soltanto di cacciare i ladri”. E, sul punto, Barsanti torna sulla situazione vissuta da Sistema Ambiente: “E’ l’emblema della necessità di rivedere il sistema delle partecipate. Il socio privato quasi fallito resta un problema serio per la gestione attuale”. Capitolo lavoro: per Di Stefano è possibile tornare a far salire l’occupazione “mediante investimenti pubblici ed abbassando le tasse per le imprese, oltre che riaprendo i concorsi per assumere giovani”.
Infine, la replica all’accusa più diffusa, quella di essere sostanzialmente dei “neo fascisti”: “La democrazia non è in discussione – precisa Di Stefano – e la guerra civile è finita da un pezzo. E’ vero, veniamo da lì, ma ci ritroviamo nella Costituzione italiana”.
Chiude Barsanti: “La sfida delle politiche sarà dura – afferma – ma mai come oggi, dopo anni di anonimato del centrodestra lucchese, c’è bisogno di provare a spuntarla”.
Paolo Lazzari