Vignolo Gargini: “Quanta memoria corta sull’Olocausto e sui rom e omosessuali uccisi”

27 gennaio 2018 | 08:36
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Vignolo Gargini: “Quanta memoria corta sull’Olocausto e sui rom e omosessuali uccisi”

“Il maggior successo del genocidio, progettato e praticato dai nazisti fino alla fine del secondo conflitto mondiale, sta proprio nel fatto che a distanza di anni l’Olocausto di intere categorie di persone internate e uccise nei campi di concentramento sia stato sottostimato o scarsamente studiato”. Lo dice Marco Vignolo Gargini, ex candidato consigliere di Snistra con Tambellini, in una riflessione sul giorno della memoria.

“A tutt’oggi ci si chiede perché si miri a commemorare solo alcuni olocausti – commenta -, rimuovendo la memoria di tutti gli altri o minimizzando l’impatto di un disegno criminale più ampio di chiara impronta xenofoba e omofoba. In realtà la domanda va posta ai legislatori italiani che istituirono nel 2000, con la legge 211 del 20 luglio, la giornata della memoria, legge che è possibile leggere come una sorta di esempio di ricostruzione errata sia dal punto di vista storico, che politico. Il testo lo si può consultare anche su Wikipedia. Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa aprì i cancelli di Auschwitz e trovò al suo interno tutti i prigionieri internati, cioè i rom e sinti, gli omosessuali, i testimoni di Geova, i cosiddetti asociali, i criminali (secondo il giudizio nazista), i politici, gli emigrati e gli ebrei. Purtroppo, il legislatore italiano ha deciso di eliminare nel testo della legge ben cinque delle categorie suddette, ricostruendo una pagina storica che tende a far dimenticare, più che a rammemorare. Ogni anno, salvo eccezioni, si celebra la Giornata della memoria corta, non si spiega e non si danno informazioni sulla globalità del progetto criminale nazista. Solo una parte. E non si spiega e non si danno informazioni sul fatto che non tutti i prigionieri trovarono la libertà una volta usciti dal lager. Gli omosessuali rimasero ancora sotto gli effetti della stessa legge che li aveva condannati al campo di sterminio, il paragrafo 175, legge che non fu abrogata e rimase operante sia nella Germania federale che in quella Democratica fino alla fine degli anni ’60”.
“Si stima – aggiunge Vignolo Gargini – che circa 100.000 cittadini tedeschi, vittime del Paragrafo 175, siano stati arrestati e condotti in prigione dopo la fine della guerra. Difficile ricostruire una cifra oggettiva dell’Olocausto omosessuale, tenendo presente che vi erano omosessuali anche tra gli ebrei, i prigionieri politici, gli asociali, i rom e i sinti e gli emigrati. Di sicuro, secondo dati ufficiali, 34334 omosessuali furono incriminati nel periodo che va dal 1933 all’inizio della guerra nel 1939, 10190 dal 1940 al 1942, mentre dal 1943 al 1945 non è possibile, se non con una stima approssimativa, stabilire quanti omosessuali siano stati incriminati (molto probabilmente ben oltre le 10.000 unità). Negli ultimi due anni della guerra, quando ormai vi era la percezione di una sconfitta, i nazisti si dettero da fare per distruggere documenti e occultare cifre e testimonianze. Il resto è la storia dei nostri giorni, in un’Italia ancora troppo intrisa di sentimenti xenofobi e omofobi, soprattutto nei partiti conservatori e reazionari. A differenza delle destre di altri paesi, come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, l’Italia mantiene ancora oggi aspetti che furono tristemente noti nel periodo del ventennio fascista, di conseguenza argomenti razzisti e omofobi sono parte integrante del bagaglio culturale della destra italiana. L’importante è non dimenticare, ma ricostruire storicamente tutto ciò che è avvenuto senza occultare niente. L’importante è fare in modo che si celebri una vera Giornata della memoria, perché sia monito nei confronti delle generazioni a venire e insegnamento per chi vive i nostri giorni”.