Dall’energia a infrastrutture, le proposte dei candidati

20 febbraio 2018 | 14:12
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Dall’energia a infrastrutture, le proposte dei candidati

Dai costi dell’energia, al problema dello smaltimento dei rifiuti e delle infrastrutture. Gli industriali mettono i candidati al Parlamento di fronte alle urgenze del territorio e l’occasione per confrontarsi sul tema è stata proprio Confindustria Toscana Nord a fornirla ieri sera (19 febbraio) a Palazzo Bernardini dove si è svolto il confronto fra alcuni candidati alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo con i soci dell’associazione degli industriali. L’incontro si è aperto con il saluto del presidente Grossi che ha sottolineato l’importanza di questo incontro “per la costruzione di un proficuo dialogo con le istituzioni atto a sollevare le priorità del settore commerciante e a risolvere le problematiche ancora presenti”. Priorità e problematiche generali, come lo smaltimento e il recupero di rifiuti industriali per riconversione energetica, ma anche locali, come il progetto degli assi viari e il ponte sul Serchio, emerse anche nel documento redatto al termine delle Assise generali 2018 di Confindustria concluse venerdì scorso (16 febbraio).

Il presidente Grossi ha quindi sottolineato la necessità di proseguire con pragmatismo e buon senso la via delle riforme. Nove i candidati presenti: Stefano Baccelli del Partito Democratico, candidato all’uninominale alla Camera, Andrea Marcucci candidato del Pd al Senato, Riccardo Zucconi di Fratelli d’Italia candidato all’uninominale alla Camera, Massimo Mallegni di Forza Italia candidato al Senato, Mauro Domenici del Popolo della Famiglia candidato alla Camera, Fabio Barsanti di CasaPound candidato alla Camera, Cecilia Carmassi per Liberi e Uguali candidata alla Camera, Sara Paglini e Laura Bottici del Movimento 5 Stelle candidate al Senato. La prima domanda rivolta ai candidati da Cesare Peruzzi, direttore di Toscana24 e moderatore dell’incontro, è stata relativa alla posizione sulle quattro riforme più importanti messe in atto negli ultimi 6 anni ovvero la riforma Fornero, il Jobs Act, la così detta Buona Scuola e la revisione attuata sul codice degli appalti. “CasaPound intende portare avanti una visione contro il sistema vigente – esordisce Barsanti – l’Italia deve tornare a essere sovrana politicamente, economicamente e monetariamente e può farlo soltanto rompendo la gabbia dell’Unione Europea che sta fortemente penalizzando l’economia italiana. L’azione degli ultimi tre governi di sinistra si è limitata a andare dietro la linea fallimentare pro europeista del governo Monti”. “Noi siamo per il contratto a tempo indeterminato – conclude il candidato di CasaPound –: il Jobs Act ha fallito come dimostra il vistoso calo di contratti una volta terminati gli incentivi della riforma”. “Il Movimento ha costruito un programma organico di chiara opposizione a queste quattro riforme, in special maniera a quella del Jobs Act – interviene la senatrice Bottici del Movimento 5 Stelle – i dati ci dicono che sono aumentato in realtà soltanto le ore lavorate, mentre è necessario ripartire dalla dignità del lavoro e dalla sua tutela”. Per quanto concerne la tematica dell’istruzione e quindi la riforma del Governo Renzi di questo ambito l’esponente del Moviento 5 stelle ha sottolineto le criticità della Buona Scuola evidenziando invece la necessità di prendere maggiormente in considerazione gli istituti tecnici. “Le riforme non sono né buone né cattive in sé, sono funzionali o non funzionali a un preciso momento. Di certo però qualcosa in queste riforme non ha funzionato – ha dichiarato la candidata Carmassi di Liberi e Uguali – Le disuguaglianze sono aumentate e anche in campo economico industriale la situazione è ancora molto critica essendo stati concessi incentivi e contributi per l’innovazione economica soltanto a poche imprese”. “E necessario attuare nuove riforme nel rispetto dell’ambiente e a vantaggio del sociale” ha concluso Carmassi. Domenici di Popolo della Famiglia ha evidenziato la necessità di rilanciare l’economia modificando il Jobs Act che ritiene abbia avuto soltanto effetti molto parziali soprattutto riconsiderando i contratti a medio e lungo termine che sono quelli che allo stato attuale non beneficiano di incentivi. “Si deve rivedere anche la legge Fornero e quindi abbassare i requisiti pensionistici mentre è necessaria maggior trasparenza per combattere la corruzione rivedendo il Codice degli appalti approvato recentemente”, ha concluso l’esponente del Popolo della Famiglia. “Prima di tutto si deve riformare il rapporto con enti locali e territoriali, non è possibile che 8 milioni su 20 del bilancio totale del comune che fino all’estate scorsa ho amministrato se ne vadano allo stato centrale per finanziare mance e mancette del governo Renzi – ha esordito sprezzante Mallegni di Forza Italia – Di certo non è tutto da buttare il lavoro del governo di questi anni, sono infatti contento che finalmente si sia deciso di abolire l’articolo 18 ma ancora molto c’è da fare e una proposta di Forza Italia per rilanciare il lavoro è quella di estendere da tre a sei anni gli incentivi per le nuove assunzioni”. Il senatore Marcucci si è mostrato di tutt’altro avviso elogiando numeri alla mano il lavoro di questi anni del governo a guida Pd: “Ricordiamoci dove eravamo cinque anni fa, ricordiamoci i livelli si spread e di pil del 2013 e confrontiamoli con quelli di oggi. Grazie a riforme come quella sul lavoro si sono fatti importanti passi avanti e la riforma sugli appalti ha dimostrato che l’impresa è tornata al centro dell’azione di governo ed è quindi indispensabile proseguire su questa strada e non gettarsi nel buio – ha concluso il senatore del Partito Democratico –. Si è fatto tanto ma bisogna fare di più perché far funzionare le imprese significa creare e ridistribuire ricchezza”. Il secondo giro di interventi ha invece riguardato l’economia locale e le infrastrutture ancora non realizzate e l’economia circolare, quindi il recupero e il riutilizzo degli scarti di lavorazione delle industrie. Alla tematica del moderatore Peruzzi, Zucconi di Fratelli d’Italia si è detto stufo di sentire sempre e solo chiacchere su opere importanti da realizzare come gli assi viari, il ponte sul Serchio o il pirogassificatore: “Sono più di dieci anni che parliamo di queste cose ma ancora nessuno le ha realizzate adesso è necessario fare”. “Sono da sempre un uomo che opera in azienda e per questo voglio finalmente realizzare le priorità di cui questa classe ha bisogno”, ha concluso il candidato di Fratelli d’Italia alla Camera. Per Sara Paglini del Movimento 5 Stelle è necessario ripartire prima di tutto dal benessere del cittadino: “Abbiamo voluto mettere al centro del nostro programma il benessere del cittadino e questo significa puntare sulla green economy incentivando le aziende che rispettano il nostro territorio. Abbiamo in mente di realizzare questo piano attuando il nostro piano energetico nazionale che ha l’ambizione di farci uscire da qui a trent’anni dall’utilizzo delle fonti fossili, a vantaggio non solo dell’ambiente in cui viviamo ma anche dei numero di posti di lavoro che in questa maniera si possono creare”. “La piccola e media impreso sono la stragrande maggioranza delle aziende italiane – ha concluso la senatrice Paglini – con il Movimento 5 Stelle queste torneranno al centro dell’azione di governo”. Domenici si è mostrato molto critico con quanto fatto fino ad oggi sia a livello nazionale che locale: “La Regione Toscana difetta di strutture di smaltimento rifiuti ed è necessario quindi costruirne di nuove, come necessario è anche investire e potenziare le linee ferroviarie merci ancora molto carenti – ha concluso affermando – è ora di un deciso rilancio infrastrutturale atteso da tempo e mai realizzato”. “Quando sono stata assessore ai trasporti nella giunta Tagliasacchi sono riuscita a potenziare lo scalo merci revisionando l’intero sistema ferroviario degli scambi commerciali su rotaia nella provincia di Lucca – ha concluso dicendo – ancora c’è molto da fare ma credo di aver dato dimostrazione che quando le cose si vogliono fare si fanno veramente”. L’esponente di CasaPound si è invece dimostrato molto critico con quanto fatto dall’amministrazione sia provinciale che nazionale negli ultimi anni: “Abbiamo un deficit decennale, è infatti un decennio che si parla di realizzare opere importanti come gli assi viari e i ponti ma ancora la politica non è riuscita a portare a vanti queste innovazioni di cui il nostro territorio ha bisogno. Adesso è l’ora di lasciare fare a quelli che queste cose le vogliono realizzare veramente”. L’ex presidente della provincia Bacccelli ha invece elencato quelli che sono stati i successi del suo operato durante il suo mandato: “Tra le tante cose che sono state realizzate dal 2006 ad oggi ci sono la variante di Castelnuovo, la variante di Altopascio, il ponte di Rivangaio, il rafforzamento degli argini del Serchio, lo scalo merci al Frizzone come quello di Minucciano, è stata notevolmente migliorata la linea ferroviaria Lucca – Aulla nell’ambito del cospicuo intervento di 70 milioni della Regione Toscana per il trasporto pubblico locale”. Il consigliere regionale Baccelli ha infine concluso il suo intervento con quelle che sono le opere ancora da realizzare: “Non è vero che non si è fatto niente, abbiamo fatto tanto ma ancora abbiamo da realizzare opere importantissime come gli assi viari, per i quali è già stato finanziato il primo lotto e il ponte sul Serchio, per il quale già esiste ed è approvato il progetto”. “Io sono uno pratico. – ha spiegato Mallegni alla platea – I comuni, che sono poco meno di 8.000, sono la più importante e radicata impresa del nostro paese perché possono bandire appalti per infrastrutture, interventi di manutenzione, ristrutturazione di edifici oggi inutilizzati e molto altro ancora. Ma oggi è oggettivamente impossibile perché le regole di bilancio bloccano gli investimenti, e se poi ci mettiamo il codice degli appalti che è diventato come un terno al lotto la frittata è fatta.  Lo Stato prende di più di quello che da indietro alle comunità ed i sindaci sono costretti a fare i miracoli. Prendiamo l’esempio di Pietrasanta – ha detto Mallegni – che raccoglie 22 milioni di euro di Imu: 8 milioni volano a Roma. Lasciatemi quegli 8 milioni di euro i comuni non possono spendere, non possono assumere a causa di vincoli messi da chi non conosce la macchina amministrativa. Gli amministratori che provengono dal territorio possono portare un contributo di efficienza e praticità al bisonte Stato. Il mio impegno sarà anche questo: modificare alcuni aspetti del prelievo da parte dello stato per assicurare più risorse ai comuni e alle comunità”.

Matteo Petri