Baccini: Pd sconfitto, serve un nuovo partito

10 marzo 2018 | 12:23
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Baccini: Pd sconfitto, serve un nuovo partito

Un nuovo soggetto politico, cambiando nome e logo al Pd per adeguarsi al mutamento dei tempi (e dei consensi). E’ la proposta che lancia Alberto Baccini, ex sindaco di Porcari e rendiamo della prima ora. L’ex primo cittadino, nell’ambito di una attenta analisi della sconfitta del Pd, invita il partito ad un profondo mutamento.
“Intanto – scrive Baccini – la prima cosa che verrebbe da suggerire al Partito Democratico è quella di evitare accuratamente in futuro gli appuntamenti elettorali del 4 del mese, per la semplice ragione che il 4 marzo 2018 è figlio del 4 dicembre 2016. Gli errori sono stati fondamentalmente 3: Il primo di tipo politico con la rottura del patto del Nazareno”. 

“Bisognava offrire a Berlusconi – prosegue Baccini – una candidatura gradita per la Presidenza della Repubblica (che sarebbe cambiato fra Mattarella e Amato?) chiedendo in cambio un appoggio incondizionato al referendum costituzionale che sarebbe probabilmente passato cambiando il percorso e le vicende politiche degli anni successivi”.
Il secondo è stato di “strategia perchè spesso – osserva Baccini – a voler anticipare troppo il futuro accade che ti si rivolta contro il presente e il riformismo spinto alla massima velocità diventa di fatto impossibile in un Paese come il nostro dove è già difficile quello lento e graduale. Il terzo errore, il più recente, è di metodo: si è voluto in modo quasi ossessivo raccontare le buone cose fatte (che sono certamente molte) dimenticando che ciò non serve più perché da tempo è venuta meno la stretta correlazione fra buongoverno e consenso. Nell’era dei social, delle fake news e del prevalere del virtuale sul reale, il consenso elettorale si forma su parametri e con metodi ben diversi dal passato”.
Da qui le due proposte. “La prima – afferma Baccini – è che il Pd si collochi tassativamente ed incondizionatamente all’opposizione come hanno stabilito i cittadini escludendo la propria disponibilità a qualsiasi tipo di governo. Lo stucchevole senso di responsabilità verso il Paese fa solo perdere voti ed ora tocca ad altri. La seconda è che vanno cambiati un’immagine e un nome che non funzionano più. Ormai il brand ‘partito democratico’ viene percepito a torto o a ragione come elemento negativo e responsabile di ogni male da larga parte dell’opinione pubblica. Forse è necessario un soggetto nuovo sull’esempio di Macron in Francia dove si è avuta l’intelligenza politica di capire la imminente fine del partito socialista e di agire in conseguenza. Giorgio Gaber diceva che in politica, e non solo, l’anticipo è tutto e secondo me aveva ragione”.