
“Le piste ciclabili a Lucca? No, grazie”. E’ la ‘provocazione’ di Clara Mei, ex componente del laboratorio di urbanistica partecipata che mette nel mirino le opere realizzate in città.
“In passato – afferma Clara Mei – anche io ho chiesto all’amministrazione comunale che si facessero delle piste ciclabili. Oggi chiedo l’opposto, che per favore non se ne facciano più, e tremo ogni volta che sento annunciare che si vuol fare una nuova pista ciclabile”.
Il motivo è che, secondo Clara Mei, “si confonde il fine, mettere in sicurezza il ciclista, con il mezzo, la pista ciclabile. Le piste ciclabili che abbiamo fatto finora a Lucca – sostiene Clara Mei – non hanno messo in sicurezza i ciclisti, in alcuni casi sono addirittura più pericolose della corsia stradale. Nei punti più critici, che sono le immissioni laterali e i passi carrabili, gli incroci e gli attraversamenti, le piste ciclabili non possono essere fatte, e questo le rende inutili, anzi controproducenti, perché sono dove non servono. Le piste ciclabili – va avanti Clara Mei – sono sempre da un lato solo della strada, allungano i percorsi e aumentano il numero degli attraversamenti per chi va in bicicletta; ma è ovvio che il ciclista farà sempre la strada più breve, perché pedalare, al contrario che andare in auto, richiede sforzo fisico, ed è ovvio che il ciclista ignorerà le piste ciclabili, se queste gli complicano la vita, lo sbaragliano in mezzo all’incrocio, lo costringono a fermarsi di fronte ad ogni passo carrabile per non essere investito (è impossibile che chi ne esce lo possa vedere), e se gli allungano i percorsi. Premesso che ogni singola strada o tratto di strada è una storia a sé, le strade di Lucca, anche quelle fuori Mura, sono generalmente strette, non progettate, fin dal loro impianto, ad accogliere le piste ciclabili come normalmente oggi vengono intese, cioè con corsia separata con cordolo. Ricavare nella sede stradale una corsia separata con cordolo costringe ad una serie di odiosi corollari che sono: il restringimento della carreggiata, che comporta, quando il ciclista o il pedone sono costretti a lasciare la pista ciclabile, la alta probabilità di essere falciati dall’auto in transito; il senso unico, una sciagura per il traffico, per l’ambiente e per i soggetti deboli della strada, perché aumenta l’inquinamento e la velocità delle auto; la difficoltà o impossibilità, per i residenti frontisti, di fermarsi con l’auto davanti casa per la sosta e lo scarico, conseguenza che non è affatto da sottovalutare; spesso e purtroppo volentieri, il taglio degli alberi, ormai considerati uno scomodo ingombro da tutti i punti di vista; lo smantellamento e rovina di viali storici, come è successo anche a Lucca nei viali attorno la circonvallazione. Il tutto senza apprezzabili vantaggi per chi va in bicicletta – commenta -, anzi, per quella che è la mia esperienza di ciclista, peggiorando anche la sua condizione. Io sono dell’opinione che se realizzare una pista ciclabile comporta uno solo dei 5 punti sopracitati, allora la pista ciclabile non debba essere fatta: bisogna rinunciarvi. Infatti, delle piste ciclabili realizzate a Lucca negli ultimi anni, io non ne salverei nemmeno una. Sono dell’opinione che i ciclisti debbano avere tutta la strada, in entrambi i sensi di marcia, non corsie separate (da condividere magari con pedoni e carrozzine), che la carreggiata stradale debba essere pertanto la più larga possibile, senza intoppi di cordoli o marciapiedi, e che gli automobilisti debbano sapere che ai lati della strada (intesa nella sua maggiore ampiezza possibile), magari su strisce con colore diverso dell’asfalto, ci possono essere i ciclisti, e quindi regolarsi di conseguenza. Perché l’unico effetto pratico della presenza delle attuali piste ciclabili, separate con cordolo dalla carreggiata, è che gli automobilisti a buon diritto si sentono rassicurati di essere gli unici utenti della strada, cosa che non corrisponde affatto a realtà, facendo sì che la falcidia dei ciclisti aumenti. Credo che il modello delle corsie separate per tipologia di utenza (pedoni, ciclisti, auto) non sia applicabile a Lucca (ed è già stato superato in molte delle realtà più avanzate), e che la strada, nel massimo della sua ampiezza, debba essere condivisa, senza barriere di demarcazione che vadano oltre una striscia, meramente indicativa, di colore diverso. Costerebbe anche poco. Vogliamo provare a parlarne senza pregiudizi e idee preconcette? Suggerirei di fare intanto, fin da subito, una moratoria delle piste ciclabili in programma, a cominciare da quella costosissima prevista in via Formica, fino a che, con un dibattito cui spero vogliano partecipare tutti i soggetti interessati, non si siano chiarite le idee”.