Lombardi: “Contro il bullismo serve un nuovo umanesimo”

22 aprile 2018 | 17:27
Share0
Lombardi: “Contro il bullismo serve un nuovo umanesimo”

Per combattere il bullismo serve un nuovo umanesimo. Lo suggerisce, intervenendo sui fatti avvenuti all’Itc Carrara, Vincenzo Lombardi, responsabile del centro pedagogico olistico di Lucca che usa un linguaggio metaforico ed evocativo per affrontare il caso che è diventato nazionale. “La bella addormentata si è destata – scrive Lombardi -. A risvegliarla non è stato il bacio del principe azzurro ma le notizie di cronaca e l’interesse prima dei media, e poi della tv nazionale, che hanno fatto conoscere che a Lucca le cose non vanno come si racconta in giro. In giro si racconta che la nostra città è sufficientemente tranquilla, la macro e micro criminalità è molto contenuta, nelle scuole ci sono buone eccellenze, la gioventù è sostanzialmente tranquilla, la famiglia è ancora un porto sicuro, la chiesa fa del suo meglio non avendo mano d’opera qualificata”.

“La politica, quella brava – aggiunge -, è impegnata ad analizzare la complessità nel suo insieme e a non trovare soluzioni, perché le soluzioni in una società che i sociologi definiscono liquida, non esistono. Esiste solo la complessità dei problemi che alla lunga divengono complicati. Dunque Ilaria del Carretto, uno dei simboli di Lucca, è stata risvegliata bruscamente ed è incredula. Lei si ricordava un’altra Lucca, certo è morta molto giovane, e i giovani si sa, hanno un punto di vista più virtuale che reale, come si direbbe oggi. Un’avvisaglia l’aveva avuta quando, causa lavori, il suo sarcofago era stato spostato nella sacrestia e i raggi di sole non poteva più raggiugerla, ma certo questa realtà, supera qualsiasi immaginazione. È la realtà è che anche a Lucca si ruba, si violenta, si uccide, e le famiglie riescono sempre meno a tenere l’immondizia sotto lo zerbino. Nella scuola, che è specchio della società, scoppiano episodi di bullismo, violenza verbale e fisica. Il caso di questi ultimi giorni ha scoperchiato la pentola. Ma veramente pensiamo che sia un caso isolato, che tutti casi che succedono quotidianamente nelle scuole vengano denunciati o piuttosto insabbiati per conservare il buon nome della scuola? Ora io mi chiedo dove sono tutte quelle persone alias famiglie, scuole, partiti, ed altri che sostengono che i valori sono roba antiquata, giurassica che il mondo è cambiato e per starci dentro non si può fare a meno del cellulare h24, di internet h24, e che questi strumenti vadano periodicamente sostituiti, è cioè quando esce l’ultimo modello. Non sono forse queste famiglie – prosegue Lombardi – che postano foto di bambini e bambine ben sapendo che una volta messe in rete non si possono eliminare e che danno la possibilità ai pedofili di turno di sguazzarci dentro? Non sono forse queste famiglie che aprono pagine facebook per i loro figli/e fornendo generalità false, non mettendo filtri ai telefonini, sostenendo che non hanno tempo per stare con i loro figli e le loro figlie prediligendo fare piuttosto che essere. Fare significa in genere per, essere significa in genere con, valori dunque quali il rispetto, l’educazione, il senso del dovere, la disciplina, l’elenco potrebbe continuare, che fine hanno fatto? Questa tipologia di famiglia, ma anche questa tipologia di scuola che non aggiorna i propri docenti su ciò che oggi serve per stare in classe, che non attua i progetti genitori per elaborare insieme una formazione condivisa, che vive il consiglio di istituto come mera burocrazia; questa tipologia di politica che preferisce minimizzare gli eventi e che di fatto non riesce a coordinare interventi sul territorio che sappiano unire cittadini e istituzioni, questa tipologia di chiesa sempre più secolarizzata dove riti, liturgie, manifestazioni religiose sembrano sempre più profane che non sacre, tutti queste organizzazioni sembrano averli dimenticati, e spesso e volentieri li hanno rivisti con una forma che ne svilisce la sostanza. Dunque questi sono i risultati. Potremmo fermarci un attimo e fare tutti quanti insieme un passo indietro? Potremmo imparare a so-stare che non vuol dire fermare le macchine ma capire dove si vuole andare ,come e perché? Potrebbe la città, nella sua interezza, farsi carico del problema e provare a percorrere a titolo sperimentale un nuovo umanesimo in cui, venditori di alcoolici, sigarette, slot machine, famiglia, scuola, chiesa, politica, sanità, sottoscrivano un patto operativo che veda tutti impegnati a fermare questa epidemia? Chissà se Ilaria potrà riprendere il suo sonno secolare forte del fatto che, corre voce, terminati i lavori in cattedrale, potrà riprendere la sua antica collocazione e così forse anche la città tornerà a coniugare innovazione e tradizione”.