Permesso di lavoro all’investitore di Andrea, penalisti criticano la petizione

La famiglia di Andrea Lucchesi, il giovane 20enne travolto e ucciso in Darsena nel febbraio scorso dal 24enne Anthony Caturano chiedono che al giovane parrucchiere di Torre del Lago sia revocato il permesso di andare a lavoro. La raccolta di firme depositata in tribunale suscita l’intervento del direttivo della camera penale di Lucca che ritiene che il giudice debba essere lasciato libero di decidere.
“Comprendiamo il dolore della famiglia che ha perso così tragicamente il proprio figlio – sottolineano gli avvocati penalisti – perdita per la quale ci sentiamo vicini e a cui esprimiamo tutta la nostra umana vicinanza, ma non vogliamo certamente entrare nel merito, che dovrà essere valutata dagli organi giurisdizionali deputati. Tuttavia, una simile situazione postula l’idea che la magistratura possa giudicare secondo la volontà del giudizio popolare invece che in base alle regole di diritto. Viceversa, il giudice, terzo e imparziale, deve essere lasciato libero di giudicare senza condizionamenti di sorta alcuna, di esprimersi in base al libero convincimento e nel rispetto delle regole del processo penale, se del caso punendo con sanzione che tenga conto dell’aspetto retributivo dovuto all’illecito eventualmente commesso ma anche del fine rieducativo della pena”.
“Ciò – aggiunge il direttivo della camera penale di Lucca – all’esito di un processo penale che non solo da voce alla pubblica accusa e alle legittime aspettative della parte privata, ma anche alla difesa dell’accusato, la cui presenza è naturale per garantire l’equo processo, come inteso a livello nazionale e sovranazionale. E’ questa la giustizia intesa dai nostri Padri Costituenti, cioè un insieme di regole finalizzate a disciplinare il fenomeno della penalità in un sistema democratico e civile, in cui un soggetto, riconosciuto come colpevole, deve essere sanzionato, recuperato e reso a quella stessa Società che lo ha giudicato. Una giustizia in nome del popolo che non deve essere concepita come una giustizia del popolo. Non esistono alternative rispetto a questo schema in uno Stato di diritto”.