Dat, respinta mozione di Testafferata (FI) per richiedere modifiche legge

Il tema del fine vita torna ancora una volta in consiglio comunale a Lucca. Lo si deve ad una mozione sulla legge sul testamento biologico, proposta, per il gruppo consiliare di Forza Italia, da Simona Testaferrata. “Una legge mortifera che sacrifica il valore della vita a esigenze di partito”, l’ha definita Testaferrata sostenendo che la legge targata Pd offre “un alibi” o meglio un “salvacondotto” allo Stato per “non investire in ricerca e in assistenza”, che esautora i medici e le loro responsabilità, introducendo l’obiezione di coscienza, come aveva affermato nel 2017 lo stesso ministro Lorenzin. Con la mozione di stasera, si intendeva impegnare il sindaco e la giunta a farsi promotori di chiedere che le Camere modifichino la legge. La proposta però è stata respinta con 16 contrari e 4 favorevoli.
Testaferrata, in apertura di discussine, ha citato anche i casi di Charlie e Alfie e la lotta delle loro famiglie “per difendere la vita”, sostenendo che, in Italia, la legge sul testamento biologico “è una via per consentire l’eutanasia”. Una legge che – si legge nella mozione di Forza Italia – confligge con più disposizioni della Costituzione italiana”.
Un lungo affondo, quello di Testaferrata in apertura della discussione: “Non abbiamo bisogno della doppia morale della sinistra – ha detto la consigliera di Forza Italia – che da una parte difende la famiglia quando questa è con il pensiero eutanasico, dall’altra si sostituisce alla famiglia annullandola, quando quest’ultima chiede con forza che venga riconosciuto il sacrosanto diritto di poter curare il proprio figlio, come purtroppo è accaduto in Inghilterra per due bambini, i loro nomi sono Charlie ed Alfie, entrambi hanno combattuto come dei leoni per vivere nonostante l’accanimento da parte dell’ambiente medico Inglese che pervicacemente ha insistito per togliere ogni speranza di vita a questi due bimbi che hanno mosso il mondo, trovando accoglienza e solidarietà ovunque, ma l’Inghilterra che si è sostituita al volere dei genitori ha detto no su tutti i fronti, come osare speranza fosse un principio da scongiurare ora e sempre. In queste due storie oltre i bimbi guerrieri, ci sono anche giovani genitori che hanno commosso il mondo per come hanno lottato per i loro bimbi, strenuamente senza lasciare niente di intentato, loro sono testimoni luminosi del valore della vita che accompagna l’uomo dal concepimento alla morte naturale”.
“Come loro – ha aggiunto – vi sono ora in questo momento genitori che nel mondo lottano e sperano per i loro figli. In provincia di Lucca, vive il nostro Charlie italiano, così è stato definito Mele, in quanto colpito dalla stessa malattia di Charlie, il piccolo è un apprezzato pittore che dipinge quadri bellissimi. La madre Chiara – ha raccontato Testaferrata -, ha fatto un appello contro questa legge in quanto ’tutti diventeremo vecchi in difficoltà e terminali”, ma non si elimina il sofferente per eliminare la sofferenza “esiste il valore della vita sempre e comunque’. Notizia di ieri passata dai tg, che una mamma campana sta raccogliendo fondi attraverso una pagina Facebook “aiutiamo Donato” per poter permettere al proprio figlio di 24 anni di essere curato più mesi possibili nella clinica di Innsbruck, una eccellenza a livello Europeo. I medici in Italia lo avevano dato per vegetale invece grazie alla caparbietà della sua mamma, è bellissimo vederlo in un video che alza il pollice mentre lavora in sicurezza su un attrezzo della clinica. La vita è bella perché è imperfetta e queste storie fanno riflettere su una legge che di fatto apre all’eutanasia e non lo diciamo noi del centro destra, lo dice Maria Antonietta Coscioni presidente della associazione Luca Coscioni che ha definito questo decreto legge la via Italiana all’eutanasia. Per velocizzare l’iter, si sono strumentalizzate le parole di Papa Francesco contro l’accanimento terapeutico come contro la deriva eutanasica a cui le Dat aprono la strada anche in Italia. Con questa legge non avrà miglior sorte un neonato prematuro, per il quale chi gestirà la podestà genitoriale avrà la possibilità di pretendere che non venga alimentato per via artificiale, in previsione di possibili disabilità, a questo punto se il medico si opporrà passerà la pratica ad un Giudice il quale sarà deputato a decidere sulla vita del prematuro. Permettetemi un plauso a tutte le terapie neonatali in particolare quella di Careggi che ho vissuto per 100 giorni, e l’ospedale Meyer di Firenze, in quanto senza questi straordinari reparti, mio figlio Gregorio e tanti bimbi come lui nati di sei mesi, non avrebbero avuto speranze. Il cammino di un prematuro e tortuoso e complicato ma con Medici e con la Fede spesso i risultati sono eccellenti. Ma questa legge dove inserisce il ruolo del medico? Il medico diventa il mero esecutore del paziente. Le DAT prendono il sopravvento sulle decisioni di chi ha studiato e si è prodigato per anni per la salute dei propri pazienti. L’Associazione Coscioni, non solo esulta davanti a questa legge mortifera, ma redarguisce anche i Medici a non sottrarsi alla legge in quanto essa non prevede l’obiezione di coscienza. Infatti le Dat non contemplano l’obiezione di coscienza con buona pace di Ippocrate e Carta Costituzionale. La stessa ex Ministro della salute Lorenzin, aveva annunciato che avrebbe incontrato le rappresentanze delle strutture private cattoliche sanitarie, per condividere con loro opportune modalità applicative. Alla luce di questo grave vulnus normativo volutamente ignorato, in fase di approvazione della legge stessa, i comitati cattolici si sono appellati al Presidente Mattarella chiedendo di rinviare la legge in parlamento. Molto c’è ancora da fare e soprattutto sono i cittadini che devono essere correttamente informati attraverso conferenze come accaduto a Lucca il 25 novembre 2017 con una conferenza dal titolo Testamento biologico: eutanasia mascherata?, i relatori di massimo livello tra cui il dottor Domenico Airoma magistrato e vice presidente del Centro Studi Rosario Livatino e il professor Massimo Gandolfini neurochirurgo e psichiatra presidente del comitato Difendiamo i nostri figli, attraverso le parole di questi due insigni relatori, molti dubbi sulla legge si sono dipanati per i tantissimi spettatori presenti. Allora è bene chiarire che cos’è il testamento biologico – ha insistito Testaferrata -: in pratica esso introduce il concetto che idratazione e alimentazione siano terapie come le altre che la struttura sanitaria deve interrompere immediatamente su richiesta del malato. In pratica è introdotta nell’ordinamento Italiano una forma dolorosa di Eutanasia passiva, ovvero la morte per fame e per sete. Il personale medico non potrà scegliere in scienza e coscienza, sarà rotto il rapporto di fiducia con il paziente. Tutto questo sarà imposto senza nemmeno prevedere l’obiezione di coscienza per le strutture di carattere religioso che saranno tenuti a trovare medici ed infermieri a staccare il sondino naso gastrico. Mi pongo delle domande: siamo sicuri che consentire un testamento biologico ora per allora, non sia la negazione della spinta alla ricerca medico farmacologica? Siamo sicuri che sollevare il medico dal diritto dovere di decidere le cure, di assistere la vita non ci porti ad una totale deresponsabilizzazione del medico stesso il quale pure ha una sua etica, una sua deontologia? E vi domando ancora: chi stabilisce la prevalenza tra il diritto di morte in capo al testatore e l’obbligo di vita in capo al medico? E, se posto di fronte alla morte il testatore volesse vivere ma non fosse in grado di revocare le sue disposizioni, il medico ha il diritto di ignorarle o no? Ancora, che senso a formare i medici alla tutela della vita se è possibile ignorare il sapere e il volere di un medico? Allora cari colleghi io mi domando se, in verità, dentro questa legge non si sia celata una volontà, una logica di deresponsabilizzazione della stessa politica; di una politica che, consentendo un fine vita, si sente assolta dall’incapacità di garantire un’esistenza dignitosa ai propri cittadini. Questa legge della sinistra che ha ridotto la disponibilità della vita ad un fatto meramente privato rappresenta in definitiva il salva condotto per uno stato che ha sperperato denaro e non ha investito in ricerca ed in assistenza. Questa mozione è una occasione per chiedere una maggiore attenzione agli hospice per un maggiore servizio sul territorio per tutte le famiglie che accompagnano i loro cari fino alla fine”.
Il dibattito. Il primo a prendere parola, citando un intervento sul tema del fine vita di Papa Francesco, è stato Daniele Bianucci di Sinistra con Tambellini: “Questo è in tema che ha toccato le coscienze di tutti noi e credo che riportare tutto ad una contrapposizione fra fede e non fede sia erroneo e riduttivo. Credo che da questo dualismo occorra uscire. Sicuramente è un tema forte che mette in discussione molto di noi. Penso che questa legislazione sia stata importante per il nostro paese perché aumenta il livello di libertà che tutti abbiamo anche in corrispondenza di questo passaggio. Scegliere di rinunciare ad alcuni trattamenti medicali, oltre ad essere riconosciuto dalla Costituzione, è un passaggio che niente toglie a chi vuole fare scelte diverse. Semmai aggiunge una maggiore quota di libertà a chi sceglie di voler rinunciare a certi tipi di cure. L’obiezione di coscienza in questo frangente non ha alcun senso perché ciascuno ha il diritto di rifiutare le cure”.
Massimiliano Bindocci, M5S, sottolinea l’importanza del tema sottoposto all’attenzione del consiglio dalla consigliera Testaferrata ma prende le distanze dall’ordine del giorno: “E’ assolutamente giusto pensare qualcosa per l’obiezione di coscienza – ha affermato -, ma credo che la legge sulle Dat sia un atto di civiltà. E’ una questione di libertà. La sinistra però si contraddice imponendo l’obbligo dei vaccini e poi parlando di libertà di scegliere sulla vita e sulla morte”. Giovanni Minniti, consigliere comunale della Lega, sottolinea che la legge “porta alla morte, calpesta i diritti e la figura dei medici – afferma -. Nella legge si chiede di scegliere perfino sul trattamento della nutrizione e dell’idratazione artificiale, che non sono terapie. Così si legalizza l’eutanasia omissiva. Con il pretesto di alleviare conseguenze si può causare la morte con la cessazione di ogni minimo presidio di sussistenza. Ma mi chiedo: esiste davvero la necessità di una legge in tal senso? In passato vi era la esigenza di difendere il cittadino dall’accanimento terapeutico, ma la Costituzione non parla di diritto a porre fine alla sua vita. Il legislatore deve contrastare semmai il concetto che la morte possa essere una via di uscita”.
Gabriele Olivati, consigliere di Lucca Civica, si riferisce all’intervento della Testaferrata: “Questa legge non impone valori ma consente la libertà di scegliere – ha detto Gabriele Olivati, consigliere di Lucca Civica -, se poi in questo Paese si introducesse l’eutanasia io sarei d’accordo, perché sarebbe un ulteriore passo verso la libertà dei singoli. Credo che Minniti, invece, abbia introdotto una visione buonista secondo cui soltanto i valori di una parte politica sono quelli giusti. Mi spiace poi che Bindocci colleghi la legge sui vaccini con quella del testamento biologico, perché non hanno nulla a che vedere”.
Fabio Barsanti, consigliere di Casapound, conviene che “il tema è piuttosto complesso. Voterò contrario alla mozione, perché anche io ritengo una conquista, un passo in avanti, arrivare ad una legge, seppur perfettibile, che consente di decidere della propria. Ho sempre ritenuto negative poi le ingerenze del Vaticano relativamente a certe tematiche. Non si possono imporre certi principi morali a chi non ha una concezione religiosa della vita”. Alessandro Di Vito, consigliere di Siamo di Lucca e medico, dice la sua: “Questo è un tema molto importante per definire anche a livello di Comune sul percorso da fare su questa legge – afferma -. A me piace questa legge, perché è una buona base”, raccontando l’esperienza dell’accompagnamento di un uomo alla morte. “Ad un certo punto mi disse di interrompere l’idratazione artificiale e mi ordinò di cessare ogni sostegno – ha raccontato -. Si è spento in 48 ore. Quando io attacco un respiratore, io come medico ho dichiarato la morte e non la vita. Come medici noi abbiamo bisogno di queste leggi. Sarebbe necessario che il Comune si dotasse di un ufficio apposito per i Dat”.
Gianni Giannini, consigliere comunale del Pd, sottolinea che “non esiste in questa legge una eutanasia forzata – dice -, né una violenza a far morire chi vuole invece vivere come ho invece sentito dire stasera. Lucca già nel 2016 si era già dotata del registro apposito, poi è venuta la legge. Oggi Lucca ha 97 richiesta di Dat e sembra che queste richieste aumentino continuamente. La cittadinanza ha cominciato a capire, ha cominciato ad avere i mezzi per scegliere e molti stanno ponendo la propria volontà. Chiedere l’obiezione di coscienza: secondo me parlare in questo consiglio comunale di una legge già approvata non ha molto senso, se non per una discussione tra noi. Chiedere l’obiezione di coscienza vuol dire non farsi coinvolgere, non voler affrontare il problema”.
La consigliera Testaferrata ha poi ripreso la parola sostenendo che “la libertà non è a doppio binario. Ad un medico deve essere garantita l’obiezione di coscienza, in quanto è necessario che ogni persona in assoluta libertà ha il diritto di rifiutarsi. Strumentalizzare le parole del Santo Padre è inopportuno. La religione cattolica non prevede l’eutanasia”.