Baccini: Pd fallito, vado via. Pronto a alternativa

1 agosto 2018 | 09:59
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Baccini: Pd fallito, vado via. Pronto a alternativa

“Lascio il Pd perché è un partito finito e perché non ho ricevuto le attenzioni che avrei meritato”: è la forte presa di posizione di Alberto Baccini – ex sindaco di Porcari – comunicata oggi (1 agosto) ufficialmente anche ai segretari territoriale e comunale di Lucca e Porcari. Baccini – primo cittadino per dieci anni – rimette dunque la tessera per motivazioni politiche e personali, espresse senza giri di parole. “Il percorso del Pd è finito da tempo: il 4 dicembre del 2016 – spiega – il partito aveva esaurito la sua funzione: dovevamo prenderne atto e procedere verso una strada diversa. Il Pd è diventato un brand negativo ed è contrassegnato da una litigiosità interna senza precedenti. Non vedo rimedi: il recente invito alla festa dell’Unità a Di Maio e Toninelli è un ulteriore insulto che squalifica il partito”.

Sono tre le cause principali che hanno indotto Baccini ad abbandonare: due di natura politica, una di carattere personale. “Dal punto di vista politico – argomenta – noto una incapacità assoluta di fare quello che dovrebbe fare un partito progressista: oggi rincorrono la realtà anziché anticiparla. Inoltre, è un partito dove si litiga giorno e notte, dove il nemico si trova all’interno”. Poi l’amarezza per non essere stato chiamato a ricoprire un ruolo, sul territorio, in virtù dell’impegno profuso, dei risultati conseguiti e dell’esperienza: “Non nascondo un dispiacere di carattere personale: so che la gratitudine non è una caratteristica della politica – afferma – ma penso che avrei meritato un’attenzione diversa per impegno, passione, energie e lavoro portati avanti. Ricordo che proprio a Porcari fu aperto il primo comitato Renzi per le primarie: un profondo sintomo di lungimiranza. Oggi il progetto Pd, per me, è fallito”.
Baccini, che era stato renziano convinto, comunque, si dichiara pronto ad intraprendere una nuova esperienza politica, nella misura in cui si riesca a costruire un soggetto politico alternativo: “Esco dal Pd e restituisco la tessera – ricorda – dichiarando la mia disponibilità se si va verso la costituzione di un nuovo soggetto politico. I disastri arriveranno: nel Pd si illudono che i voti possano ritornare, ma non è così. Va creato un contenitore nuovo, più inclusivo, che deve cambiare uomini e donne, simbologia e nomi. La società moderna vive di novità e dobbiamo anticipare i tempi, non subire gli eventi. Non siamo capaci di dettare l’agenda politica, per questo faccio un passo indietro. Il mio futuro politico? La mia cultura non cambia, continuo a pensare che il populismo sia il cancro di questo 21esimo secolo”.
Ci sono uomini di partito, tuttavia, dai quali secondo Baccini si potrebbe ripartire, come Calenda: “Guardo con interesse alle sue iniziative, è una persona pragmatica e capace di reagire in modo deciso alle provocazioni. Serve, appunto, una reazione: mi viene in mente la marcia dei 40mila a Torino, negli anni ’80. Ecco, ne serve una nuova: serve una rivoluzione culturale di cui vorrei fare parte”. Poi, tornando sulle motivazioni personali: “A cosa penso quando parlo di mancata attenzione? Penso al territorio, senza voler fare riferimenti personali. Ritengo che la mia esperienza amministrativa ed i risultati conseguiti in questi anni avrebbero potuto essere fattori utili. E’ un elemento di amarezza in più, ma non quello decisivo per lasciare il Pd”. Il ruolo che l’ex sindaco si presterebbe a ricoprire, ad ogni modo, non sarebbe “in trincea”: “Io di nuovo sindaco? No, l’ho fatto per 10 anni e ritengo che certi ruoli debbano essere svolti pro tempore. C’è bisogno di nuove energie e di giovani. Porcari, sotto la mia guida, ha fatto un salto di qualità sotto gli occhi di tutti: il mio ruolo però non può più essere quello”.
Quindi, su Renzi: “Non sono rimasto deluso da lui, ma da persone vicine a lui. L’attuale Pd farà una traversata nel deserto senza fine”. Poi, sulle elezioni a Capannori: “Menesini è un amministratore capace e lo sosterrò, ma è chiaro che la partita si fa sempre più difficile. Non si può più dare per scontato niente. Molte città della Toscana sono passate alla Lega, al centrodestra ed ai cinque stelle. Forse – conclude – bisognerebbe cominciare a ricordarsi che le amministrava il Pd. Le responsabilità di quello che è accaduto vanno suddivise, dal livello nazionale passando per il governatore Enrico Rossi, fino ai territori. Ora serve cambiare”.

Paolo Lazzari