Civitali al Carrara, i docenti: a rischio la sicurezza

6 agosto 2018 | 10:45
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Civitali al Carrara, i docenti: a rischio la sicurezza

Il trasloco delle classi del Civitali al Carrara? Mette a rischio la sicurezza degli studenti di entrambe le scuole, non garantisce il diritto all’istruzione perché rischia di sacrificare il tempo dedicato all’apprendimento e potrebbe anche portare a episodi discriminatori. E’ quello che segnalano alle autorità gli insegnanti dell’Ite Carrara, che tornano sulla questione del trasloco degli studenti del Civitali da via S. Nicola – sede chiusa per non rispetto delle norme statiche – chiedendo soluzioni alternative. Lo fanno con una lettera inoltrata al presidente della Provincia, Luca Menesini, alla dirigente dei servizi urbanistici della Provincia, Francesca Lazzari e per conoscenza ai dirigenti scolastici, al provveditore Donatella Buonriposi e al sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini.

“A chi ci ritiene inospitali – scrivono i docenti del Carrara -, rispondiamo che una scuola come la nostra, in cui l’Art.3 della Costituzione italiana è necessariamente oggetto di studio, oltre che principio ispiratore dell’azione civile e didattica, non potrebbe mai negare solidarietà ed accoglienza ad alunni e insegnanti sprovvisti di sede, pena il venir meno di un valore quale la coerenza”.
“Ma poiché il diritto allo studio, sancito dalla legge fondamentale dello Stato, riguarda tutti gli studenti, anche quelli dell’Istituto ospitante – aggiungono -, per tutti indistintamente sentiamo il dovere di auspicare soluzioni condivise a garanzia della sicurezza e della serenità di ognuno. Per questo abbiamo promosso una iniziativa che coinvolgesse il Carrara ed il Civitali in un lavoro comune per individuare e proporre all’unisono alcuni obiettivi fondamentali da raggiungere per assicurare le condizioni minime di quel benessere senza il quale ogni percorso formativo è destinato al fallimento”.
Gli insegnanti vanno avanti spiegandosi meglio: “Rivendicare, come è stato fatto anche dalle Rsu di entrambi gli Istituti, un numero di aule pari a quello delle classi – si legge nella lettera aperta -, più i laboratori di cui fruire in modo stabile, denota innanzitutto l’intento di evitare pericolose forme di discriminazione che contraddicono il principio di uguaglianza. Significa, altresì, contribuire alla sicurezza degli alunni ed al loro diritto allo studio, visto che rotazioni e spostamenti da un’aula all’altra in ambienti che, comunque, finirebbero con l’accogliere quotidianamente circa novecento studenti, non solo esporrebbero cose e persone a rischi ben immaginabili, ma ridurrebbero, sprecandolo, il tempo dedicato all’apprendimento ed alla formazione. Inoltre, salvaguardare i laboratori, definiti, non a caso, aule speciali, impedendo la loro trasformazione in stanze con banchi e sedie, implica la tutela di spazi dedicati la cui presenza, costata, nella fattispecie, tanti sacrifici, contraddistingue per qualità gli istituti che ne dispongono e concorre allo sviluppo, negli allievi, delle tanto ambite competenze. Che dire, infine, del destino riservato al prezioso patrimonio del Carrara costituito da libri e strumenti scientifici antichi a difesa dei quali, di recente, voci autorevoli si sono levate? Dove saranno collocati? Il nostro non è egoismo oppure miopia, ma una visione razionale della realtà unita alla consapevolezza del grande compito che l’istituzione scolastica è chiamata a svolgere e che non deve essere sacrificata ad interessi, specie se economico-finanziari e politici, che non ne rispettino la funzione. Per questo chiediamo per l’una e l’altra scuola soluzioni coraggiose, dignitose e, se serve, fantasiose, non piegate e genuflesse ad un’emergenza destinata a divenire normalità, soluzioni in grado di comunicare non solo a studenti, genitori e docenti, sia del Carrara sia del Civitali, ma anche all’opinione pubblica, che la scuola è importante, non va mai umiliata, mortificata, ma sorretta e spronata in quella che, visti i tempi, non è retorica definire la sua missione. Ma sinora le nostre proposte sono cadute nell’assordante silenzio delle istituzioni che, se da un lato si vantano della partecipazione democratica alla quale invitano i cittadini, dall’altro, con protervia, si dimostrano chiuse al loro ascolto”.