
“Lucca in questi ultimi anni ha subito fortissime trasformazioni, come d’altra parte è avvenuto un po’ per tutte le città, in particolare quelle storiche. La scoperta delle potenzialità artistiche e culturali della nostra città da parte del turismo di massa ha portato una serie di cambiamenti che possono lasciare perplessi. Lucca oggi, grazie alla crescita ed esplosione di eventi catalizzatori come Comics, Summer e Photolux, grazie alla promozione della città fatta con le associazioni di categoria, riceve ogni anno sempre più visitatori. Il numero di esercizi alimentari è aumentato di conseguenza, turbando l’equilibrio con le altre attività più tradizionali, con le altre funzioni che il centro deve svolgere, come ad esempio quella abitativa. Tutti questi cambiamenti debbono essere guidati”. Così la consigliera comunale del Partito Democratico che interviene all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio comunale della moratoria che vieterà l’apertura di nuovi esercizi di ristorazione in centro storico per i prossimi tre anni.
“Il Comune, va subito chiarito, non può sostituirsi al privato, non può interferire sulla qualità dei prodotti né dire ad un ristoratore come esercitare un’attività, non può consegnare pagelle né conferire stelle Michelin – spiega Martini -. Deve altresì accertarsi che siano rispettate regole, regolamenti e procedure, senza poter impedire agli esercizi commerciali di moltiplicarsi oltre il giusto, portando insieme ai benefici troppi problemi. È in questo contesto che è stata approvata la nuova moratoria”.
“L’amministrazione Tambellini ne aveva già approvata un’altra nel gennaio del 2016 – prosegue la consigliera Dem – Ma questa è diversa, è più forte. Che cosa è cambiato? Innanzitutto il quadro normativo di riferimento: in particolare è stato adottato il decreto Scia2, presentato dal ministro Madia ribattezzato ‘salva centri storici’ (o “anti fast food”). D’ora in avanti i sindaci avranno facoltà di vietare l’esercizio delle attività commerciali ‘non compatibili con le esigenze di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale’, quando in presenza di aree ‘di particolare valore storico, archeologico, artistico e paesaggistico’. Come il nostro centro storico, per l’appunto. La moratoria del 2016 poneva un vincolo parziale, prendeva in considerazione solo due categorie: bar e pasticcerie. Quella che abbiamo approvato in Consiglio comunale giovedì scorso è più ampia, include anche i ristoranti, gli home restaurant, qualsiasi tipo di somministrazione di alimenti e bevande, sia di produzione industriale che artigianale, quindi gelaterie, forni, kebab e questo in tutto il centro storico delimitato dalle mura”.
“I flussi turistici aumenteranno – prosegue Martini – tenuto conto che in un mondo che soffre di frenesia, di traffico e di confusione, Lucca riesce ancora, nonostante la sua recente evoluzione e la crisi, ad offrire tranquillità e una buona qualità della vita. Al fine d’attrarre un turismo di qualità, destagionalizzato, e per contrastare il ‘mordi e fuggi’ vogliamo, mediante le capacità politico-amministrative che il Comune ha, intervenire sulla mano invisibile del libero mercato. L’evoluzione e il cambiamento inesorabile che abbiamo visto nel nostro centro storico negli ultimi 20 anni è la normale conseguenza del processo di avvicendamento economico legato ai flussi di persone, all’opportunità di fare guadagno. Ecco perché siamo convinti che la moratoria andrebbe applicata anche ad altri settori merceologici. Il libero mercato, nel tema urbano, mostra con evidenza di non essere il miglior regolatore della città: anzi rischia di essere un pessimo regolatore che può generare e moltiplicare diseconomie esterne, impoverendo e soffocando alla lunga lo stesso complesso economico urbano. I recenti studi e le indagini dimostrano che il nostro centro storico nella crisi ha retto bene, quindi siamo sempre in tempo a tutelare e salvaguardare e lo faremo anche confrontandoci con altre città italiane ed europee”.
“E a chi dice che non abbiamo visione della città rispondo che non è vero: a dimostrazione di ciò, il pacchetto di misure poste in essere per lo sviluppo economico, che tengono conto anche degli impatti sociali e culturali delle iniziative. Integrare azioni di tutela a quelle di valorizzazione. La moratoria è stata l’occasione per riflettere e dibattere sull’interessantissimo tema del centro storico, per l’importanza che riveste non solo sul piano urbanistico, ma anche con riguardo a quella molteplicità di valori primari che vi trovano sede: accanto al valore monumentale-artistico ed a quello storico, l’interesse socio-ambientale, quello igienico-sanitario, perfino quello della sicurezza e dell’ordine pubblico – conclude Martini -. Noi guardiamo al centro storico, sotto un’ottica globale di gestione ottimale del territorio la cui tutela deve conciliare due esigenze fondamentali diverse tra loro: quella di conservazione delle antiche memorie e quella di trasformazione del territorio per adattarlo alle necessità di una società sempre più evoluta”.