Lotta al caporalato, Lucca chiede maggiore impegno agli enti

26 settembre 2018 | 13:53
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Lotta al caporalato, Lucca chiede maggiore impegno agli enti

“Il caporalato, e in generale i rapporti di lavori irregolari, sono una triste realtà, pure sul nostro territorio: nel settore agricolo, ma non solo. Occorre quindi un impegno ancora maggiore di tutte le istituzioni, le organizzazioni e gli organi preposti in materia: per scoperchiare, una volta per tutte, il velo che ancora molte volte nasconde questa dinamica criminale”. E’ la richiesta che è emersa nel corso dell’iniziativa Uomini, non caporali, organizzata nell’auditorium della Fondazione Banca del Monte di Lucca. Molte le persone che sono intervenute all’appuntamento, che contava sul patrocinio del Comune di Lucca e della Provincia, e che è stato voluto dalla Cgil e da numerose altre associazioni del territorio: LuccAut, Partecipazione e sviluppo, il Bucaneve, Auser, Odissea, Giovani e comunità, Laboratorio sociale Piazzale Sforza, Ceis, Arci solidarietà, Arci comitato Lucca-Versilia, Comunità camerunense a Lucca, Slow Food Lucca, Compitese e Orti lucchesi, Equinozio, Anpi comitato provinciale Lucca, Solidarietà e Sviluppo, Atvl.

Durante l’incontro, il fenomeno è stato osservato da più punti di vista: da quello delle lavoratrici e dei lavoratori sfruttati (sono infatti intervenuti i segretari regionali e nazionali di Cgil-Flai, Gianluca Giussani e Giovanni Mininni, la consigliera per il lavoro dell’ambasciata di Romania in Italia Mirela Videa e in collegamento telefonico il sociologo e giornalista Marco Omizzolo), ma anche di quello dei consumatori (i contributi, in tal senso, sono stati di Massimo Rovai dell’Università di Pisa e di Marco Del Pistoia, dell’associazione Slow-food). 
“I dati elaborati dall’osservatorio Placido Rizzotto ci raccontano che la Toscana è seconda solo alla Sicilia, come regione col maggior numero di arresti per caporalato – spiega MariaRosaria Costabile, segretario provinciale della Cgil di Lucca –. La cifra non è di per sé negativa: ciò significa che da noi, a differenza di altre realtà, le agromafie e le nuove schiavitù vengono denunciate. Essa ci dimostra però come questa dinamica criminale sia molto radicata, pure sul nostro territorio. E la Cgil lo sa molto bene: anche in provincia di Lucca, abbiamo segnalato e denunciato punti di ritrovo, sia nella Piana che in Versilia, dove le lavoratrici e i lavoratori sono reclutati, per poi essere trasportati in campi dell’intero territorio toscano. Lo abbiamo fatto, e continueremo a farlo: alle istituzioni, e agli organi preposti ai controlli, chiediamo un impegno ancora maggiore, per scoperchiare una volta per tutte il velo di ipocrisia, che ancora oggi molte volte nasconde questa dinamica criminale”. 
“Durante l’iniziativa abbiamo visto insieme il film breve sulla storia di Paola Clemente, morta di fatica tre anni fa nei campi, per due euro l’ora – sottolinea Daniele Bianucci, consigliere comunale e referente del sindaco di Lucca per i diritti – Tutti dobbiamo avere la consapevolezza che ciò è quanto ancora accade oggi, nel nostro Paese come sul nostro territorio. Certo, servono più controlli da parte di chi è proposto a farlo. Ma occorre anche una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini e dei consumatori: la tracciabilità dei prodotti deve essere un elemento a disposizione di tutti, per avere garanzia di un modo di produrre e consumare più etico e solidale. Perché il lavoro deve tornare ad essere il mezzo con cui le persone si realizzano, e non uno strumento di sfruttamento”.