Urbani: “Al S.Luca il paziente è diventato solo un numero”

Sopralluogo all’ospedale San Luca di comitati e politici, interviene Gemma Urbani, una dei componenti del raggruppamento di cittadini che da sempre ha contestato la realizzazione del monoblocco. “Ringraziamo l’azienda sanitaria e i rappresentanti politici intervenuti – dice – Ma già chiamare azienda la struttura organizzativa che deve essere la garante della salute dei cittadini è una contraddizione in termini. Azienda rimanda al profitto. Perché siamo arrivati a assimilare il concetto che la salute deve generare profitto? Da cosa derivano le scelte di una Regione che in nome della modernizzazione ha tutelato invece la ragione di interessi privati? E che cosa continua ancora a sostenere?”.
“Basta leggere le ultime Linee di indirizzo per lo sviluppo della gestione operativa – commenta – per capire che qualcosa non torna. Chi è il paziente? È diventato un numero tra i numeri, non una persona in attesa di cure. Basta ascoltare le giustificazioni di dirigenti medici, spesso nominati politicamente, che snocciolano numeri e protocolli operativi e il senso di impotenza e di scoraggiamento ti invade”.
“A Lucca prosegue la rappresentante dei comitati – si è consumato in questi anni lo svuotamento del concetto di cura. Costruito un nuovo ospedale, i cui costi si sono raddoppiati, contro il volere di quasi tutta la cittadinanza. Imposto da una politica sempre più dipendente da potentati economici. Un nuovo ospedale dove i posti letto concordati non ci sono, dove ci si arrampica sugli specchi per affermare che invece ci sono. Letti persi rispetto a quelli che erano presenti a Campo di Marte (però vengono mostrati i dati relativi al 2014 quando già erano stati ridotti).
Letti tecnici, spacciati per posti letto, quando invece sono poltrone o culle. Reparti scomparsi, per quel modello ormai disconosciuto che è “l’intensità di cura”. Tocca particolarmente scoprire che al malato oncologico, e tutti sappiamo cosa significa, non si è riservato un percorso “privilegiato”. Sì, per le cure chemio ci sono le poltrone, il day hospital. Ma poi nel tunnel dei ricoveri, della sofferenza, solo posti letto comuni. Il reparto dedicato non esiste più”.
“La chiamano ottimizzazione – conclude – si legge risparmi uguale profitti. Per noi resta la cosntatazione che Lucca aveva un bell’ospedale, agibile e comodo e pieno di competenze. Sì, un po’ vecchiotto ma con possibilità di adeguamento. C’era il senso di avere un riferimento, il nostro luogo di cura. Ora abbiamo il San Luca, ospedalino moderno, dai colori tenui e dalle finestre sbarrate, dove i malati si sentono prigionieri, impotenti. Ma quanti lucchesi preferiscono curarsi altrove? Emigranti della salute. Bye bye ospedale, e tante grazie. Un ringraziamento di cuore va invece a tutti quei medici e infermieri che ogni giorno si prodigano con generosita e competenza per i nostri concittadini”.