Bonafede rilancia riforma giustizia: tornerò al carcere

9 novembre 2018 | 18:08
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“Decreto ‘spazzacorrotti’, riforma del processo penale e di quello civile. E poi una sforbiciata alla prescrizione, perché non dimentichiamo drammi come quello vissuto dai familiari delle vittime della strage di Viareggio”: sono gli step in rampa di lancio ricordati dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede, intervenuto al forum Italia economia e lavoro, organizzato da Conflavoro Pmi al teatro del Giglio di Lucca. Davanti ad una platea composta da imprenditori provenienti da ogni parte del Paese, con più di venti esponenti nazionali in ambito politico, giuslavorista e sindacale, si affronta il tema delle azioni politiche da mettere in campo per garantire un futuro al Paese. 

“In questi giorni – esordisce il ministro – abbiamo deciso di trovare una quadra sull’anticorruzione. Inoltre siamo giunti ad un accordo sulla prescrizione: la riforma era già importante, ora diventa epocale. Nel contratto di governo abbiamo stabilito che la prescrizione si deve interrompere dopo la sentenza di primo grado: oggi sono circa 130mila all’anno i processi che ne sono soggetti. Noi vogliamo collegare questo tema a quello degli investimenti: abbiamo speso 500milioni di euro per la giustizia, cioè per l’assunzione di magistrati e cancellieri, così come deciso nella manovra. Un anno è il tempo giusto per far entrare in vigore la norma sulla prescrizione, che però viene scritta ora, insieme allo ‘spazzacorrotti’. Scriverò poi entro dicembre 2019 una legge di riforma del processo penale”.
Poi l’aggancio ad una cruda realtà vissuta proprio in provincia di Lucca: “Qui hanno provato questa esperienza i familiari delle vittime della strage di Viareggio. I primi due reati – ricorda – sono caduti in prescrizione e ci sta per cadere anche il terzo. Questo toglie credibilità alla giustizia italiana. Non voglio vivere – prosegue – in un Paese in cui non si fa causa per la lunghezza dei processi. E’ una questione di immagine anche per l’estero: le imprese vogliono avere tempi certi e sapere se si trovano in un mercato pulito o no”.  Ma cosa può fare il Governo, in concreto, per i familiari delle vittime? “Ho visto loro e molti altri nella stessa drammatica condizione – ricorda il ministro – a san Giuliano di Puglia. Mi impegno a vagliare le loro proposte di interventi normativi ed a chiamarli in Commissione giustizia per sentirli: dobbiamo ricordarci che non portano avanti una battaglia soltanto per i loro parenti, ma anche per tutti gli altri italiani che potrebbero incorrere in situazioni analoghe”.
A Lucca, questa mattina, alcuni consiglieri regionali pentastellati hanno fatto visita al carcere san Giorgio. E, anche sul tema della gestione delle carceri, Bonafede esprime idee nette: “Mi relazioneranno sicuramente – commenta – e non è escluso che il carcere e il tribunale rientrino nelle mie visite a sorpresa. Anche qui, come in molti casi simili, esiste il problema del sovraffollamento: non si risolve con gli indulti, ma costruendo strutture nuove. Avvieremo opere di edilizia penitenziaria per avere nuove carceri nel giro di un anno, anche in Toscana. Parallelamente, con il ministro Salvini, lavoriamo affinché i criminali stranieri scontino la pena nel loro paese di origine. Non solo: avvieremo anche opere di manutenzione straordinaria ed ordinaria nelle carceri: molti spazi non vengono utilizzati perché non più a norma. La cosa incredibile è che i soldi per fare questo ci sono già: andavano soltanto sbloccati. Inoltre, cercheremo di tutelare maggiormente gli agenti di polizia penitenziaria e, d’accordo con la direzione antimafia e antiterrorismo, inseriremo personale nelle carceri per sventare eventuali piani criminali”.
Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro Pmi, prova poi a servire alcuni assist al ministro, riportando il discorso sulle istanze delle aziende: “Noi imprenditori abbiamo paura della giustizia in Italia – afferma – perché c’è timore di entrare in una macchina che può darti torto anche quando hai ragione. Poi c’è il tema della corruzione, che per le piccole e medie imprese si annida nella burocrazia assurda che mette in difficoltà un sistema intero, facendo lavorare sempre i soliti soggetti”.
Per Bonafede, sotto questo profilo, “è necessario creare un processo civile a fisarmonica, composto al massimo di due udienze. Io – l’anticipazione – ne ho già scritto la riforma: la prossima settimana verrà resa pubblica. Ieri è stata inoltre approvata la riforma fallimentare: non si parla più di fallimento, ma di imprenditore in crisi. Riguardo al processo penale, infine, serve far capire ai grandi evasori che certamente la pagheranno cara”.
Capitolo mediazione e negoziazione assistita. “La mediazione? Nei settori in cui non funziona per nulla, come nei contratti assicurativi e bancari, va eliminato l’obbligo. Dove funziona, come nel diritto di famiglia, va incentivata. Nella riforma del processo civile, poi, inseriremo la scelta di ricorrere alla negoziazione assistita. Vorrei inoltre che gli avvocati cominciassero ad imbastire la causa prima del processo, per snellirne la durata”.
Sulle rimostranze delle Camere penali italiane, che ipotizzano tempi del processo ancora più dilatati con questa riforma, Bonafede dichiara: “Rispetto le loro manifestazioni e prometto di coinvolgere sempre di più gli addetti ai lavori. Mi pare, tuttavia, che questo provvedimento colga pienamente le loro istanze di cambiamento”. Poi lo spunto, inevitabile, sul tema lavoro: “Dicono che abbiamo investito poco? Soltanto per il reddito di cittadinanza ed i centri per l’impiego – fa notare – mettiamo a disposizione 9 miliardi di euro. E’ una vera rivoluzione culturale. Non solo: risparmieremo e reinvestiremo molti soldi grazie al taglio dei vitalizi ed alle pensioni d’oro: dicevano che era impossibile, ma lo stiamo facendo”.
Sulle esigenze dei professionisti, il ministro afferma: “Avvierò tavoli di lavoro con le singole professioni, per poter venire incontro alle loro singole esigenze”. Bonafede vorrebbe che, alla fine del suo mandato, “si percepisse una cultura ed un senso della giustizia e del fatto che essere corretti paga”.
Poi Capobianco torna sulla polemica con la Cgil, che in mattinata ha manifestato davanti al teatro contestando i c.d ‘contratti pirata’: “La Cgil – afferma – ci ha etichettato come dei padroni. Noi, invece, siamo semplici imprenditori che portano avanti il paese, tra mille difficoltà”.
Bonafede rivendica inoltre di avere “aperto le porte di via Arenula, per ascoltare le associazioni” e di “aver iniziato visite senza preavviso nelle carceri e nei tribunali, per capire quello che non funziona. Questo normalizza le visite, perché loro non si preparano nulla. Da queste esperienze scriverò delle circolari per migliorare il sistema. In generale – prosegue – serve chiarezza: basta zone grigie, chi sbaglia deve sapere che verrà punito. I cittadini ci hanno chiesto il cambiamento: non possiamo avere mezze misure. Per questo penso che provvedimenti come il Daspo ai corrotti siano più che giusti. Oggi, invece, passa ancora il messaggio che anche se sbagli in Italia puoi farla franca. La rieducazione? Per me deve coincidere con il reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro”.

Paolo Lazzari