Separazioni e affidamenti, scontro in aula sul ddl Pillon

22 novembre 2018 | 23:38
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Separazioni e affidamenti, scontro in aula sul ddl Pillon

La seconda mozione all’ordine del giorno del consiglio comunale di Lucca riguarda il disegno di legge Pillon, ovvero la proposta per la modifica di quella parte del diritto di famiglia che riguarda la separazione dei coniugi e l’affidamento e il mantenimento dei figli.
A presentare la mozione, critica nei confronti del disegno si legga e che impegna l’amministrazione ad aderire alle manifestazioni di protesta nei confronti del disegno di legge e a impegnarsi in tutte le sedi per la modifica del testo, è il capogruppo di Sinistra con Tambellini, Daniele Bianucci. “La spina dorsale della mozione – spiega – sono le parole dell’avvocato Carla Marcucci che, anche assieme all’avvocato Gianni Del Carlo, hanno lavorato e si sono impegnati sl tema. La questione è che il decreto Pillon ha deciso di dare a tutte le famiglie in crisi un’unica soluzione per tutte le situazioni. Ed è proprio l’omologazione delle soluzioni a non essere adatta a risolvere una soluzione complessa come quella delle separazioni. Si tratta di un concetto stravolto del principio di uguaglianza”. “Sulla proposta – prosegue Bianucci – di legge l’Onu stessa ha espresso profonda preoccupazione per la profonda repressione sociale che comporta e che ha diverse criticità. Fra queste l’imposizione della mediazione familiare a pagamento prima del procedimento di separazione e l’imposizione ai figli del doppio domicilio”.

Forza Italia boccia la proposta di mozione di Sinistra con Tambellini e maggioranza. Marco Martinelli (FI) parla di “negazione della maggioranza di quello che è in realtà il disegno di legge”. Martinelli snocciola quindi quelli che a suo dire sono i passaggi qualificanti del disegno di legge: “Il ddl prevede – spiega – a meno di diverso accordo tra i genitori tempi paritetici di frequentazione e di cura genitori/figli (la regola è derogabile soltanto per gravi ragioni fra cui violenza e abusi sessuali); il progetto educativo è concordato tra i genitori, tenendo conto prioritariamente delle concrete esigenze del figlio. Si parla di mantenimento diretto del figlio da parte di ciascun genitore, secondo criteri di proporzionalità alla situazione reddituale di ciascuno dei genitori. Si introduce il doppio domiclio dei minori per le comunicazioni scolastiche e mediche. Nessuna assegnazione, invece, della casa familiare che sarà trattata secondo le normali regole del diritto civile. Chi ci abita senza esserne proprietario pagherà un affitto in favore dell’altro. Il mediatore familiare e coordinatore genitoriale è visto come strumento di prevenzione e soluzione dei conflitti fra genitori e solo il primo incontro è obbligatorio ed è gratuito. E ancora: si parla del contrasto del fenomeno della cosiddetta alienazione o rifiuto genitoriale, quando un bambino viene indotto a rifiutare l’altro genitore, mentre la normativa antiviolenza resterà intatta. Si introduce il divieto di “deportazione” geografica del minore e viene riconosciuto il diritto del minore di crescere in una famiglia, con conseguente divieto di affidamento alle case famiglia. Infine si parla del mantenimento del figlio maggiorenne con limite massimo a 25 anni di età. Il ddl prevede modalità e strumenti che garantiscano la genuinità delle dichiarazioni rese in sedi di ascolto del minore ultra-dodicenne, l’abolizione dell’istituto dell’addebito di colpa nella separazione coniugale”. “Questi – conclude Martinelli – sono i veri aspetti che emergono dal ddl Pillon. Di fronte a un ordine del giorno che dice tante falsità è bene fare emergere quello che è la realtà”.
Difende il disegno di legge anche il consigliere della Lega, Giovanni Minniti: “Ci sono state – dice – manifestazioni di protesta di modello ideologico e non per motivazioni giuridiche. Si è detto che questo testo fa aumentare discriminazioni di genere ma i contenuti invece sono conformi ai principi giurisprudenziali più recenti e ai principi costituzionali per il diritto di famiglia. L’obiettivo è quello della degiurisdizionalizzazione del procedimento e l’auspicio è che il parlamento approvi. La proposta non tocca la normativa antiviolenza e persegue la parità della posizione dei coniugi, perseguendo al contempo l’interesse dei figli”.
Critico sulla mozione, ma non nel merito, il consigliere Enrico Torrini di SiAmo Lucca: “Si parla di roba per cui non abbiamo competenza – dice – Mi sembra un’ingerenza intervenire in quello che deve fare il parlamento. Facciamoli lavorare e se non va bene ci andrà qualcun altro. Quando c’è qualcuno che governa va fatto governare. Il consiglio comunale di stasera per ora sta perdendo tempo”.
“Non è mai tempo perso – gli replica Bianucci – quando si parla della vita delle persone e di tanti casi concreti”.
Fabio Barsanti considera prematuro parlare di questo argomento mentre è ancora in discussione al Senato: “Ci vedo poi la strumentalizzazione politica alle spalle – commenta il consigliere di Casapound – anche se ritengo auspicabile comunque un approfondimento sul disegno di legge”.
Appassionato l’intervento del consigliere pentastellato Massimiliano Bindocci: “Questa normativa al momento non funziona e la questione va presa sul serio nell’interesse dei bambini e anche per garantire i diritti dei padri separati – dice il consigliere – Su questo argomento in passato sono state diverse le condanne della corte europea dei diritti dell’uomo e questo significa che il sistema attuale è vergognoso e dove nessuno pensa all’interesse del figlio. Questa cosa va messa in mano a nuove regole, che questa non sia la migliore lo condivido, ma è una questione che va affrontata con il giusto interesse”.
Dopo gli interventi di Di Vito (SiAmo Lucca) e Bonturi, capogruppo del Pd, la pratica è stata interrotta per l’accordo dei capigruppo di iniziare all’una il dibattito sull’unica proposta di delibera all’ordine del giorno del Consiglio, quella sul regolamento per gli artisti di strada.