Palazzo Santini, un Consiglio che parla al deserto

23 novembre 2018 | 08:35
Share0
Palazzo Santini, un Consiglio che parla al deserto

Cari consiglieri, a chi parlate? È questa la domanda che resta dopo una serata di consiglio comunale in cui si è parlato di presepe nelle scuole e decreto Pillon, fra mozioni e ordini del giorno contrastanti.
È vero, indubitabile e necessario sottolineare che la democrazia è un valore e i luoghi dove questa si sostanzia sono da difendere e valorizzare. Ma così, mi permetterete, si fa esattamente il contrario. Si portano, in un’assise comunale, che ha come unica delibera all’ordine del giorno il nuovo regolamento per gli artisti di strada, una serie di istanze della politica nazionale per ribadire concetti già noti ed espressi con lunghi ed esaustivi comunicati stampa, comunicati che si ripeteranno anche nei prossimi giorni.

La domanda, quindi, rimane spontanea. Quando, con più o meno stile, cari consiglieri, intervenite in consiglio comunale, magari anche per 20 minuti di fila, a chi parlate? A voi stessi, sicuramente, e agli altri 23-24 consiglieri presenti in aula. Il pubblico? Manco a parlarne: dopo le prime sedute partecipate, infatti, sono sparite le presenze di persone che non siano i consiglieri a Palazzo Santini. Lo streaming? In radio non esiste più, in televisione è già un successo se gli ‘spettatori’ sono superiori ai tre, di cui uno è il sottoscritto o chi per esso.
E allora non si capisce se i lunghi sproloqui, che sarebbero inefficaci anche a fronte di una platea numerosa, siano più improntati alla necessità di autoaffermazione oppure rappresentino un atto dovuto, in omaggio al ruolo, oppure al partito o allo schieramento di appartenenza. Si arriva al paradosso che se i giornali (on line) che seguono le sedute del consiglio comunale si mettessero d’accordo, domani, per non farlo più, l’assemblea cittadina sparirebbe dai radar del dibattito politico. Una conferma, questa, dello iato sempre più grosso che si è creato fra politica, anche quando si parla di assemblee elettive, e cittadini.
Qualcosa, insomma, va pensato e proposto. Cambiare le modalità di comunicazione del consiglio comunale, gli orari, i tempi di intervento, i criteri di decisione degli ordini del giorno, la durata delle sedute, la selezione degli argomenti. Altrimenti i dibattiti, che arrivano a durare anche anche svariate ore, potrebbero con il passare del tempo diventare sempre più autoreferenziali e marginali rispetto al ‘paese reale’, alla ‘città reale’. Che nel frattempo, sui social più che nelle assemblee e nei circoli, discute di altro, si confronta su altro, parla di altro. È quell’”altro”, rispetto alle dotte citazioni e al botta e risposta sulla ‘politica alta’ che, in maniera maggiore rispetto a quanto non accade, dovrebbe caratterizzare l’attività dei consiglieri comunali.
Salvo provare piacere nel parlarsi allo specchio.

Enrico Pace