Angelini insiste: “Spazi solo a chi si dice antifascista, la delibera non rispetta la Costituzione”

5 gennaio 2019 | 17:14
Share0
Angelini insiste: “Spazi solo a chi si dice antifascista, la delibera non rispetta la Costituzione”

“Rimango del tutto convinto che, concedere, da parte dell’amministrazione, spazi pubblici soltanto a chi si dichiari preliminarmente antifascista, costituisca una violazione dell’articolo 21 della Costituzione, che tutela, come più volte spiegato, anche il diritto al silenzio, cioè il diritto a non rivelare le proprie convinzioni”. Piero Angelini, ex consigliere comunale di Governare Lucca, torna sulla ormai nota delibera della giunta Tambellini che prevede una dichiarazione esplicita di antifascismo per quanti chiedano e ottengano di utilizzare spazi pubblici per manifestazioni o eventi. Angelini interviene di nuovo per replicare al consigliere comunale di Sinistra con Tambellini, Daniele Bianucci che nei giorni scorsi aveva contestato la posizione di contrarietà espressa dall’esponente di Governare Lucca.

“Un diritto al silenzio, quello che è espresso nell’articolo 21, che, al contrario di quanto Lei afferma – Angelini si rivolge così direttamente a Bianucci – non subisce, per quanto riguarda la vita politica e sociale, limitazione alcuna: limitazioni che riguardano, invece, chi esprime il proprio pensiero, per esempio, attraverso manifestazioni contrarie al buon costume, come precisa la stessa Costituzione o che si trasformano in qualcosa di diverso, quale una manifestazione di vera e propria apologia di reato, come nel caso da Lei citato, che non ha niente a che fare, dunque, con la questione oggi in discussione. Questione, quella del rispetto dell’articolo 21 della Costituzione, che, a mio avviso, Lei sottovaluta, ritenendola una disquisizione puramente giuridica, mentre da tutti, invece, è sempre stata considerata una ‘pietra angolare dell’ordine democratico’; peraltro, anche sulle questioni che Lei giudica politiche, a cominciare da quella centrale sui migranti, Lei mi rimprovera ingiustamente di aver mantenuto il silenzio. La informo, invece, di aver manifestato, fin da subito, il mio apprezzamento per la politica praticata dal ministro Minniti, che, in modo meno greve e divisivo di quanto ha poi fatto Salvini, aveva riconosciuto necessario frenare e governare il fenomeno dell’immigrazione, che, altrimenti, a suo avviso, avrebbe messo in discussione l’assetto democratico del nostro Paese; Minniti, però, si preoccupava, in pari tempo, di garantire il controllo, da parte dell’ONU, della gestione dei campi di raccolta dei migranti in Libia, della realizzazione di accordi, poi, nel quadro di una politica di sostegno economico consistente con i Paesi africani, per il rimpatrio dei migranti economici e, soprattutto, si preoccupava di mettere in campo una seria politica di integrazione degli extra comunitari, presenti nel nostro Paese, del tutto trascurata, sia prima che dopo di lui. Quanto al rimprovero, che Lei mi rivolge, di aver fatto sponda, con il mio intervento, a chi si oppone al governo del Comune, che la maggioranza dei cittadini lucchesi ha scelto per amministrare la città”, io continuo semplicemente a mettere in risalto, come avevo già fatto da consigliere comunale e, forse, con più convinzione di quanto non faccia oggi l’opposizione in Consiglio, le gravi carenze di una politica del Pd, che, non solo a Lucca, ma anche a Firenze, ha portato avanti, in tutti questi anni, politiche sbagliate di privatizzazione dei servizi pubblici, dalla sanità – come dimostrerò nella seduta di Consiglio comunale alla quale ho fatto domanda di partecipare, se e quando ci sarà, al trasporto pubblico locale, ai servizi di raccolta rifiuti, all’acqua. ecc: da ultimo all’energia, con la vendita di Gesam Gas e Luce, che motivata sulla base del rispetto della precedente prescrizione di alienazione contenuta nel decreto Madia (ma in realtà finalizzata a regalare Gesam spa a Toscana Energia, oggi Italgas), viene mantenuta nonostante che, come già messo in rilievo dalla sola consigliera Cristina Consani in una interrogazione, la legge di bilancio 2019, al comma 403, rinvii l’obbligo dell’alienazione a fine 2021: rinvio motivato, tra l’altro, cosa molto importante, dall’intento, sottolineato dal Governo, della ‘tutela del patrimonio pubblico e del valore delle quote societarie’, quale è quella di una società partecipata, come Gesam Gas e Luce, da sempre in attivo e che assicura al Comune utili consistenti: un governo, che pur non mi piace, che si contrappone però giustamente, per quanto riguarda la politica economica, ad un centro sinistra che è stato e rimane troppo impegnato, secondo il modello capitalistico prevalente – va avanti Angelini -, nella dismissione a buon prezzo dei beni pubblici. Continuo a contestare, poi, i vergognosi contenuti dell’ultimo piano strutturale, di cui invece l’opposizione attuale non si occupa affatto, che, tra l’altro, ha portato dentro il perimetro del territorio urbanizzato più di un milione di mq di territorio rurale ed ha permesso, poi, di continuare a rilasciare, ai proprietari dei fondi urbani, bonus senza limite, nonostante che la legge urbanistica regionale, la legge65/2014, che viene continuamente svuotata, lo abbia espressamente proibito”.
Poi Angelini, dopo aver riepilogato i motivi di distanza dall’azione politica dell’amministrazione, torna sulla questione della delibera: “Ma la vera differenza tra quello che penso io e quello che pensa Lei, consigliere Bianucci – aggiunge – è che Lei riporta la delibera della giunta del 21 dicembre tra ‘gli strumenti anche nuovi per rafforzare e salvaguardare i valori che ci uniscono e che la nostra Costituzione garantisce’, cioè i valori democratici. In questo modo Lei, consigliere, solleva una questione, che assume un grande rilievo politico, nel contesto nazionale: se sia lecito, cioè, e utile difendere la Costituzione e i suoi valori con strumenti eccezionali, che di fatto la violano, come fa, a mio avviso, nel nostro piccolo, proprio la delibera di giunta del 21 dicembre, che richiede una dichiarazione preventiva di antifascismo per ottenere la concessione, da parte del Comune, dell’uso di beni pubblici. Io, nella mia vita politica, anche nei momenti più difficili che ha attraversato il nostro Paese, basta pensare agli anni dello stragismo rosso e nero, quando ero dirigente nazionale della Dc e il mio parere contava, ho sempre ritenuto e difeso la tesi che trova sostegno nelle opere di molti pensatori democratici che ho studiato e apprezzato, a cominciare da Popper, che la democrazia, come società aperta, contenga in sé anche tutti gli strumenti per permettere ai veri democratici di difenderla, seppur con sacrificio (basta pensare a Moro), da chi la combatte con ferocia; e che, comunque, la terapia degli strumenti eccezionali è, per la democrazia, peggiore del male che tenta di contrastare. Su questo punto, il dibattito ci porterebbe sicuramente lontano. In conclusione: i miei interventi non erano diretti né a far polemica, né a far sponda con nessuno, ma a segnalare, come continuo a segnalare, alla Giunta comunale e alla maggioranza che la sostiene, che la deliberazione di giunta 401, presa il 21 decimare scorso, ha costituito un grave errore giuridico e politico e che sarebbe stato, dunque, un atto di grande saggezza politica, se, invece di difenderla con motivazioni forzate e improprie, inducendo così’ qualcuno a farne una caso giudiziario, giunta e maggioranza avessero trovato il coraggio politico e morale per revocarla”.