
Prima Pasqua, poi il ponte lungo fra il 25 aprile e l’1 maggio. Passate le feste inizierà ad entrare nel vivo la campagna elettorale per le elezioni europee e per le amministrative.
In pratica i giochi sono fatti, le liste sono in via di preparazione (vanno depositate entro un mese esatto dalle consultazioni) ma, al di là delle manovre verso questo appuntamento alle urne, l’orizzonte è ben più vasto. Da come andrà questa tornata elettorale, infatti, dipenderà non solo la tenuta del governo nazionale ma anche una serie di manovre strategiche, a destra come a sinistra, in vista di un eventuale nuovo voto a livello nazionale e delle regionali in Toscana nel 2020.
Alcuni dati, intanto, balzano agli occhi. Il primo è il potere attrattivo della Lega che più che dai militanti della prima ora ‘pesca’, per potenziare la propria classe dirigente, un po’ ovunque. A cavallo fra la nostra provincia e Pisa i casi più clamorosi sono stati quelli degli ‘acquisti’ di Antonino Azzarà, ex Udc, ora consigliere leghista a Pisa e dell’ex candidato sindaco di Forza Italia (ed ex An) Alessandro Santini a Viareggio. È di questa settimana, a Capannori, l’annuncio che in lista ci sarà Marco Santi Guerrieri, uomo di destra sovranista da sempre e già coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia prima dell’arrivo del duo Chiari-Buchignani.
Con questa, inevitabile visto il boom di consensi, ‘campagna acquisti’, il rischio è che la spinta ‘rivoluzionaria’ del partito di Salvini rispetto alla classe dirigente del passato riammetta nelle stanze dei bottoni esponenti centristi meno sovranisti ma certamente più ‘governativi’, magari in vista di un rilancio della coalizione di centrodestra a trazione leghista.
Già, perché Forza Italia, nonostante i proclami di Berlusconi, non è certo più il traino della coalizione e non mancano, in qualcuno, tentazioni di dialogo con il Pd renziano per contrastare proprio lo strapotere leghista. Una situazione che, peraltro, non potrà che provocare nel partito azzurro una campagna elettorale schizofrenica. Da una parte il richiamo all’unità (ma non in tutte le città e i paesi sarà così) del centrodestra a livello locale, dall’altra la necessità di conquistare il maggior numero di voti possibili alle europee per non dover sottostare ai diktat della maggioranza salviniana ed avere voce nelle future strategie di coalizioni. E la spaccatura, in parte già evidente, è fra chi vuole consolidare il dialogo con la Lega (vedasi il governatore della Liguria Toti e il lucchese Del Debbio, di cui si parla come possibile candidato a governatore per la Toscana l’anno prossimo) e chi invece, anche alla luce dei risultati di questo anno di governo, non proprio improntati alle idee liberali e liberiste di Forza Italia, vuole smarcarsi. All’interno di questa spaccatura ci sono poi i ‘delusi’ dai vertici locali del partito, in mano al senatore Mallegni e al consigliere regionale Marchetti. A Lucca, ad esempio, non è un mistero che il consigliere comunale Marco Martinelli sia ‘freddo’ con la dirigenza azzurra. E con lui altri esponenti, quasi tutti concentrati fra Lucca e la Piana.
C’è poi Fratelli d’Italia che, mantenendo come referente l’onorevole Riccardo Zucconi, si interroga sulla sua organizzazione interna. Appare evidente, ad esempio, che l’ingresso nel partito del sindaco uscente di Montecarlo, Vittorio Fantozzi, abbia un suo peso. Fantozzi, infatti, punterebbe o a Firenze, in vista delle elezioni regionali del 2020 o alla guida del partito a livello provinciale, scalzando l’ex assessore Chiari. E anche questa situazione, subito dopo l’attuale tornata elettorale, potrebbe modificare gli equilibri esistenti nell’area di centrodestra.
Riposizionamenti, come è ovvio che sia soprattutto dopo la sconfitta del 4 marzo 2018, anche nel centrosinistra. Nel Partito Democratico il recente congresso e l’elezione del segretario Nicola Zingaretti non ha certo sopito le divisioni nate sotto la guida dell’ex premier Matteo Renzi. La sensazione è che la luna di miele con il nuovo leader possa durare lo spazio della campagna elettorale in corso e all’indomani torneranno a mescolarsi le carte, con all’orizzonte la possibilità che una parte del partito faccia una scelta ‘alla Macron’. Anche in questo caso, come per Forza Italia, le elezioni di maggio vedranno i democratici uniti per conquistare il miglior risultato possibile e per non perdere troppi municipi. Il giorno dopo il ‘redde rationem’ potrebbe cambiare, anche a livello locale, molte cose.
A sinistra del Pd il panorama è variegato e l’unità è lontana, con la novità del ritorno dei Verdi che, con il traino del movimento Fridays for Future e dei risultati delle elezioni regionali tedeschi, puntano a un buon risultato e al riaffacciarsi con una propria identità al panorama politico nazionale. Verso il centro, invece, si struttura +Europa che, per questa tornata elettorale ha concluso accordi con i socialisti e con il movimento Italia in Comune dell’ex pentastellato Pizzarotti, sindaco di Parma. Un cartello elettorale che può ambire a superare lo sbarramento del 4 per cento a livello nazionale e a rappresentare il principale alleato del Pd nelle future consultazioni.
E il Movimento Cinque Stelle? Paga, come in parte era ovvio che succedesse, il passaggio dal ‘vaffanculo’ al governo, delle città come della nazione. Il possibile addio di Grillo, dopo europee e amministrative, potrebbe anche in questo caso formare dei nuovi equilibri, anche a livello locale, e potrebbe veder prevalere coloro che vogliono superare il concetto di ‘partito liquido’ per una più diffusa strutturazione nel territorio. Anche per evitare la diaspora verso altri partiti e movimenti già formati o in via di formazione.
Un panorama quello che si delinea, comunque, in profondo movimento in tutti gli schieramenti. E anche in vista del 26 maggio, come si è già visto in alcuni comuni minori, molte cose potrebbero ancora cambiare.
Enrico Pace