
Ritrovamenti archeologici nell’area ex Gesam, il Comitato San Concordio replica al sindaco che ieri (15 luglio) nel suo intervento in consiglio comunale aveva escluso che, nella fase di scavo, fossero stati trovati in zona reperti di un qualche rilievo.
“Il sindaco – scrivee Clara Mei – nel consiglio comunale di ieri ha affermato che “se nell’area Gesam ci fosse stato chissà cosa di valore, all’epoca i lavori sarebbero stati fermati”. Infatti, non solo i lavori furono fermati, ma la soprintendenza impose una modifica al progetto Steccone, di cui fu tagliato un angolo che insisteva proprio sopra le strutture interrate del porto, come erano e sono riportate in dettaglio al centimetro nelle molte mappe, carte e estratti catastali disponibili. Caso volle che in quell’angolo tagliato si trovasse un pilastro portante della costruzione dello Steccone, la cui mancanza portò a gravi irregolarità in tema di antisismica da cui trassero spunto parte delle indagini della magistratura”.
“Ma non di questo voglio parlare (quel taglio si vede ancora nella platea della piazza coperta) – prosegue Mei – ma dei tantissimi, ripetuti e coerenti ritrovamenti che sono stati fatti nell’area Gesam, a partire dal 1863, quando il porto fluviale di Lucca era ancora in funzione, e Sardi, in Le origini di Lucca, parla di armature di legname riconosciute per palafitte lacustri; al primo dopoguerra, quando, durante i lavori nell’area a cura dei Cantieri di lavoro istituiti per alleviare la disoccupazione fu trovato un muro di contenimento in pietra squadrata e una scaletta in pietra, tipo molo di Viareggio; al 1998, quando in occasione dei lavori di posa di cavi interrati emerse un tratto di muro in mattoni e bozze di pietre lungo oltre 10 metri, riferibile, secondo l’archeologo Zecchini chiamato sul posto, al muro di contenimento del porto-canale. E fin qui si parla di ritrovamenti del tutto casuali. Quando nel 2008 iniziarono i lavori dello Steccone furono i cittadini stessi a chiedere l’intervento in tutela archeologica, e i ritrovamenti nell’area a seguito dell’indagine archeologica condotta in maniera scientifica dal 2009 al 2010 da un team di tre archeologhe sotto la supervisione del funzionario della soprintendenza Ciampoltrini furono ancora più sorprendenti: strutture murarie, perfettamente conservate e praticamente intatte, presumibilmente di epoca medievale, della darsena; due bitte in pietra per l’ormeggio delle barche, reperti interrati del gasometro ottocentesco, tra cui strutture a volta con ancora dentro il combustibile e palificazioni, canalizzazioni, ceramiche romane di epoca augustea e altomedievali, un intero piccolo insediamento etrusco del VII secolo a.C., completo di buccheri per il banchetto e di pietre votive per i sacrifici. Probabile che le palafitte rinvenute nel 1863 citate dal Sardi si riferissero proprio a questo insediamento di epoca antica. Tutto è rimasto nell’area Gesam, ricoperto con tessuto non tessuto e terra o, quanto asportabile, portato nei depositi della soprintendenza”.
“L’importanza di questi ritrovamenti si tradusse in una proposta – conclude Mei – della soprintendenza di allora, di realizzare un parco archeologico nell’area. Cosa di meglio per recuperare memoria e identità in un quartiere anonimo ipercementificato e strozzato dal traffico come S.Concordio? Era il risarcimento e la valorizzazione che i cittadini si aspettavano. Fu invece finito di scavare il piano interrato dello Steccone, e, con una enorme forzatura, fu fatta quella improvvida gettata di cemento di 2000 metri quadri che oggi viene esaltata con la piazza coperta che quella gettata, rifatta in metallo, la eleva all’altezza di 16 metri”
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